Non sono solo le auto elettriche cinesi ad essere sanzionate in Occidente. Sui software cinesi in uso nell’automotive potrebbe infatti essere applicato un vero e proprio bando a partire dal prossimo 2027, mentre il divieto sull’hardware potrebbe essere introdotto a partire dal 2030. Ove questi provvedimenti andassero in porto, sarebbe interessata anche la guida assistita.
Le misure sono state motivate dall’amministrazione Biden coi timori relativi al fatto che le tecnologie cinesi potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. L’opinione pubblica avrà comunque 30 giorni di tempo per esprimere un proprio punto di vista sulla repressione proposta.
Stati Uniti, i software e l’hardware cinesi vanno verso il bando: interessata anche la guida assistita
Non sono solo i veicoli elettrici costruiti in Cina ad aver catturato l’attenzione dell’amministrazione Biden. Anzi, si prevede che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti proporrà di vietare l’uso di software e hardware cinesi nei veicoli connessi e a guida assistita disponibili lungo il territorio nazionale.
La motivazione del provvedimento è da ricercare nel fatto che il governo statunitense teme l’utilizzo da parte delle aziende cinesi di sistemi di monitoraggio degli autisti per ascoltarne o registrarne le conversazioni. Una modifica in tal senso, impedirebbe non soltanto la vendita locale di veicoli autonomi e connessi con software cinese, ma andrebbe a vietare anche di fatto i numerosi prototipi autonomi costruiti in Cina che vengono testati sulle strade americane.
La proposta, stando a quanto rivelato da Reuters, costringerebbe i produttori di automobili e i loro fornitori a verificare che il proprio software non sia stato sviluppato in un’entità estera di interesse, inclusa la Cina e, naturalmente, la Russia. Se ne parlava ormai da diversi mesi, dopo che a febbraio il presidente Joe Biden aveva ordinato un’indagine sulle tecnologie automobilistiche cinesi. Anch’essa motivata da preoccupazioni per la sicurezza nazionale.
Queste le dichiarazioni del Presidente ormai agli sgoccioli del proprio mandato: “Le politiche della Cina potrebbero inondare il nostro mercato con i suoi veicoli, mettendo a rischio la nostra sicurezza nazionale. Non permetterò che ciò accada sotto la mia supervisione”.
Nel passato mese di maggio, il Segretario al Commercio Gina Raimondo aveva espresso serie preoccupazioni sui veicoli negli USA che utilizzano software o hardware cinesi: “Si può immaginare il risultato più catastrofico in teoria se ci fossero un paio di milioni di auto in strada e il software venisse disabilitato”.
Sono giustificati i timori USA?
Paradossalmente, ma non troppo in un mondo sempre più globalizzato, il provvedimento andrebbe a danneggiare anche le aziende statunitensi e dei Paesi alleati. Un gruppo commerciale che rappresenta tra gli altri GM, Toyota, VW e Hyundai ha infatti affermato che le aziende avranno bisogno di tempo per apportare le modifiche software e hardware necessarie per conformarsi a qualsiasi divieto.
Naturalmente molti si porranno la domanda su quanto siano giustificati i timori espressi dal governo statunitense. Per capirlo, sarà ancora una volta necessario partire dai numeri reali. Iniziando da quello relativo al fatto che ci sono 40 aziende autorizzate a testare auto autonome in California, con un quarto di queste provenienti dalla Cina.
Se non sono note come Waymo, aziende come Pony.ai, Apollo, WeRide e AutoX eseguono i loro test su scala più ridotta e non sono state coinvolte in incidenti di alto profilo. Nonostante ciò, alcuni membri del Congresso hanno richiesto che le attività di queste aziende siano ridotte.
In particolare, i critici hanno espresso preoccupazioni sulla quantità e sul tipo di dati che le aziende cinesi potrebbero raccogliere. Le stesse preoccupazioni, forse ispirate dalla volontà di eliminare la concorrenza, che hanno gravato ad esempio TikTok. Ammantate dalla situazione dei diritti umani in Cina, un vero paradosso nel Paese che ogni anno o quasi vede montare proteste furibonde contro le discriminazioni a danno delle minoranze etniche. Mentre altre voci esprimono la preoccupazione che le flotte di robotaxi potrebbero essere usate contro gli Stati Uniti nel caso in cui il Paese dovesse essere coinvolto in un conflitto armato con la Cina. Che Pechino non ha mai affermato di voler però perseguire.