Le tensioni commerciali tra Cina e Occidente stanno frenando gli investimenti da parte delle case automobilistiche. Ad affermarlo non è il governo di Pechino, che pure non ha mancato di dare avvertimenti in tal senso, ma un dirigente di alto livello come Harold Goddijn, il CEO di TomTom.
Si tratta solo dell’ultimo intervento sulla guerra dei dazi in atto tra il gigante asiatico da una parte e i governi occidentali dall’altra. La speranza è che i secondi inizino a prendere in considerazione tali pareri, anche perché formulati dai diretti interessati. Una speranza la quale, però, continua ad essere frustrata dall’approccio assolutamente ideologico mostrato verso una Cina che è ancora guardata con malcelato fastidio in Occidente.
Secondo il CEO di TomTom, i dazi sono una trappola, per l’automotive
L’industria automobilistica non nasconde di vedere con grande fastidio i dazi commerciali. Si tratta in effetti di ostacoli a quel libero commercio che i governi occidentali dichiarano di perseguire, ma solo sino a quando si trovano in una posizione di vantaggio da poter sfruttare alla stregua di una rendita di posizione.
Se già nei giorni passati si erano levate voci ad essi contrarie, a partire dalla dirigenza di Skoda e da Carlos Tavares, aggiungendosi ai marchi tedeschi, ora anche Harold Goddijn, il CEO di TomTom, non mostra eccessivi timori ad aggiungersi al coro degli scettici.
Secondo lui, infatti, le tensioni politiche, traducendosi in atti concreti come i dazi contro le auto elettriche cinesi, non fanno altro che frenare le decisioni di investimento. Oltre che le prospettive a lungo termine delle case automobilistiche, creando di conseguenza un certo livello di incertezza nel settore.
Dichiarazioni ampiamente condivisibili
“Penso che alcuni dei nostri clienti più importanti stiano facendo fatica a orientarsi e a decidere sulla pianificazione a lungo termine in questo contesto volatile”: questo il punto centrale delle dichiarazioni rese a Reuters dal CEO di TomTom. Per poi aggiungere: “Abbiamo una buona posizione anche in Cina per quanto riguarda i prodotti destinati all’esportazione, ma è difficile prevedere come ciò inciderà sul quadro generale”. E, ancora, ricordando che TomTom si aspetta una chiusura di fatto da parte degli Stati Uniti, alle importazioni di veicoli cinesi, mentre l’effetto sui mercati europei non è ancora chiaro.
Le dichiarazioni di Goddijn sono ampiamente condivisibili. E affondano le loro radici in una situazione che vede l’Unione Europea portare avanti l’imposizione di ingenti dazi aggiuntivi sui veicoli elettrici fabbricati in Cina, destinati a entrare in vigore dal prossimo 31 ottobre. Cui il governo di Pechino ha già iniziato a rispondere imponendo una misura analoga, pari al 39%, sui brandy europei. In attesa naturalmente di rivalersi sulle auto dei produttori occidentali.
Mentre a settembre l’amministrazione Biden ha imposto forti aumenti tariffari sulle importazioni cinesi, tra cui un dazio del 100% sui veicoli elettrici. Anche in questo caso ponendo le basi per il prolungamento di un conflitto commerciale in atto ormai da tempo.