Il Centro Ricerche Fiat, da eccellenza a fantasma nell’era Stellantis

Ippolito V
Il Centro Ricerche Fiat è un’eredità che nessuno si è premurato di preservare e, soprattutto, di portare avanti in modo intelligente.

Un tempo era un gioiello dell’innovazione. Dobbiamo andare indietro ai “tempi d’oro” della Fiat, quando il Centro Ricerche Fiat (CRF) rappresentava un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, un vero e proprio fiore all’occhiello nell’impero degli Agnelli. Cosa è successo a questa grande risorsa italiana?

Nasceva nel 1976 come Società Consortile per Azioni e rappresentava la punta di diamante del gruppo in materia di innovazione, ricerca e sviluppo. Aveva un team di mille brillanti menti e per questo il Centro Ricerche Fiat ha dato vita a centinaia di progetti europei, depositando oltre 3 mila brevetti.

Centro Ricerche Fiat

Tra le invenzioni rivoluzionarie, il motore turbodiesel a iniezione diretta Unijet e Multijet e il sistema common rail, che hanno segnato un’epoca nel mondo dell’automotive. Ma dopo tanto lavoro e tanta gloria, riconosciuta da tutti dentro e fuori dalla Penisola, che fine ha fatto questo orgoglio tricolore?

Oggi, del glorioso Centro Ricerche Fiat non rimane che un pallido ricordo. Entrato a far parte del colosso Stellantis, il CRF ha perso la sua autonomia e la sua identità produttiva, rimanendo naufrago in un mare di burocrazia e riorganizzazioni. Il sito web dedicato non esiste più praticamente, porta direttamente verso il portale di Stellantis, una metafora della sua attuale inesistenza a favore del mega gruppo.

Centro Ricerche Fiat

Sono stati 40 già gli esuberi in merito e il futuro è ancora più incerto. Il recente annuncio ha gettato nuova luce sul declino del Centro Ricerche Fiat, con i lavoratori messi al margine, con solo una decina di dipendenti a presidiare un sito ormai fantasma. Probabile, in questo caso, una chiusura definitiva.

Nonostante il suo declino, il Centro Ricerche Fiat ha lasciato un’eredità inestimabile in termini di innovazione e know-how. Un’eredità che nessuno si è premurato di preservare, innanzi tutto, e soprattutto di portare avanti in modo intelligente. Le sue invenzioni hanno rivoluzionato l’industria automobilistica e il suo contributo alla ricerca e allo sviluppo continua a dare spunti e strumenti per le nuove generazioni di ingegneri. Con il CRF sparisce un simbolo, non solo un gruppo di lavoro di grande responsabilità e creatività. Si tratta di un tipico esempio di come disperdere le eccellenze a discapito del patrimonio di conoscenza già in possesso del nostro Paese.

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