Il CEO di BMW, Oliver Zipse: il voto UE sui dazi è un segnale fatale

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L’industria automobilistica tedesca teme le conseguenze sul mercato cinese
Dazi UE sulle auto cinesi

Il voto sui dazi UE sulle auto elettriche cinesi continua a far discutere molto. Una discussione in cui ora interviene anche il CEO di BMW, Oliver Zipse, il quale non ha eccessive remore ad affermare che il voto dell’Unione Europea del 4 ottobre, teso a imporre tariffe fino al 45% sui veicoli green provenienti dal gigante asiatico rappresenta “un segnale fatale per l’industria automobilistica europea”. Aggiungendo la necessità di una soluzione rapida e negoziata. Il motivo è in fondo molto semplice: il voto rischia di innescare un conflitto commerciale più ampio con Pechino, che ha già promesso di proteggere le sue aziende.

Dazi, il voto dell’UE è visto negativamente dall’industria automobilistica

Dopo il voto di Bruxelles, la Commissione europea, il braccio esecutivo dell’eurozona, è in grado di procedere ora con l’attuazione dei dazi, destinati a durare cinque anni. Resta però l’evidente spaccatura dell’unione, con soli dieci stati membri a favore della misura, mentre la Germania e altri quattro hanno votato contro e 12 si sono astenuti.

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Va precisato che i dazi non saranno applicati prima del 31 ottobre, e la stessa Commissione europea ha affermato che continuerà a negoziare per trovare un’alternativa. Alternativa per cui tifa ormai chiaramente l’automotive europeo, in particolare quello tedesco. Un fallimento in tal senso chiuderebbe in pratica le porte del mercato automobilistico cinese, il più grande del mondo, alle imprese continentali. Se per la Francia non cambia molto, per la Germania è esattamente il contrario. BMW, Mercedes e Volkswagen dipendono per circa un terzo delle vendite dalla Cina. E questo spiega il voto dei due Paesi.

L’UE e la Cina, in particolare, stanno valutando se sia possibile raggiungere un accordo su un meccanismo di controllo dei prezzi e dei volumi delle esportazioni in sostituzione dei dazi. In questo quadro spicca ancora una volta la posizione del tutto avulsa dalla realtà di Ursula Von der Leyen, secondo la quale i dazi sono necessari per proteggere quel settore dei veicoli elettrici che racchiude un enorme potenziale per la futura competitività dell’Europa e per la sua leadership industriale verde.

Queste, le parole rilasciate al proposito: “I produttori di automobili dell’UE e i settori correlati stanno già investendo e innovando per sviluppare appieno questo potenziale. Ovunque troviamo prove che i loro sforzi sono ostacolati da distorsioni del mercato e concorrenza sleale, agiremo con decisione”.

Una tesi che è già stata smantellata dagli stessi produttori, oltre che da un recente rapporto di Morgan Stanley. Ma ormai i cittadini europei sono abituati alle posizioni rigide della Von der Leyen, purtroppo a proprie spese.

La risposta di Pechino fa tremare la Germania

La decisione dell’UE sarebbe motivata dal fatto che la Cina avrebbe sovvenzionato ingiustamente la sua industria. Naturalmente Pechino nega tale affermazione e minaccia da parte sua l’imposizione di tariffe sui settori europeo dei latticini, del brandy, della carne di maiale e dell’automobile.

La posizione assunta dall’UE, però, è contestata dalle stesse case automobilistiche e dalle associazioni di categoria. Una contestazione evidente soprattutto nelle parole di Oliver Zipse, amministratore delegato di BMW. Il quale ha affermato: “Il voto di oggi è un segnale fatale per l’industria automobilistica europea. Ciò di cui c’è bisogno ora è un rapido accordo tra la Commissione europea e la Cina per impedire un conflitto commerciale da cui nessuno trae vantaggio”.

Un padiglione BYD

Lo stesso Zipse, che è ex presidente di ACEA, la lobby delle case automobilistiche europee, ha poi aggiunto: “Il fatto che la Germania abbia votato contro i dazi è un segnale importante e aumenta le possibilità di una soluzione negoziata.

Anche il gruppo Volkswagen, che in Cina possiede circa 40 stabilimenti in cui vengono costruite automobili e componenti, ha invitato l’UE e il governo cinese a proseguire i negoziati in modo costruttivo. Questo il commento giunto da Wolfsburg, al proposito: “Confermiamo la nostra posizione secondo cui i dazi previsti rappresentano un approccio sbagliato e non migliorerebbero la competitività dell’industria automobilistica europea”.

Mentre Mercedes-Benz ha affermato che il voto potrebbe avere conseguenze negative di vasta portata, aggiungendosi alle consorelle teutoniche nella richiesta di un accordo negoziato, chiedendo inoltre un rinvio nell’applicazione delle misure.

Dazi, una situazione in costante evoluzione

Dal passato mese di luglio, i produttori cinesi di veicoli elettrici cinesi sono soggetti a tariffe provvisorie. nel corso degli ultimi mesi, inoltre, diverse case automobilistiche hanno ottenuto riduzioni delle tariffe, che possono andare da meno del 10% al 35%, a seconda del grado di cooperazione con le autorità dell’UE durante l’indagine.

Le aziende cinesi che già vantano una grande presenza in Europa hanno naturalmente criticato il voto. Tra di esse, Zhejiang Geely Holding, che tra le sue controllate annovera anche Volvo, Polestar, Lynk & CO, Zeekr e Lotus, oltre a detenere una quota del 50% in Smart.

L’azienda ha così commentato il voto: “Geely Holding esprime grande delusione per la decisione della Commissione. La decisione non è costruttiva e potrebbe potenzialmente ostacolare le relazioni economiche e commerciali UE-Cina, danneggiando in ultima analisi le aziende europee e gli interessi dei consumatori”.

MG Motor France, la sussidiaria nazionale del marchio MG, di proprietà di SAIC, ha dal canto suo affermato: “La Commissione europea intende tassare eccessivamente i veicoli 100% elettrici proposti da MG in Francia, rallentando così la transizione verso una mobilità individuale più virtuosa, auspicata dalla stessa Commissione entro il 2035”. Aggiungendo che, comunque, i prezzi dei suoi veicoli non saranno ritoccati nell’anno in corso.

Più contraddittoria la posizione di Stellantis, che ha recentemente acquisito una quota di un marchio cinese, Leapmotor. Il gruppo italofrancese ha infatti affermato di sostenere una concorrenza libera e leale e che il settore è sotto pressione a causa dei piani di riduzione delle emissioni di carbonio e dell’offensiva commerciale globale cinese. Come se Leapmotor non fosse eventualmente parte di questo problema.

La posizione delle associazioni di settore

Anche le associazioni di settore hanno una posizione negativa nei confronti della Commissione Europea. La posizione di ACEA è nota, mentre Clepa, che rappresenta i produttori e i fornitori di componenti europei, ha affermato: “I dazi sono nella migliore delle ipotesi una soluzione temporanea per ripristinare condizioni di parità, ma l’approccio strutturale non può consistere nello smantellamento delle catene di fornitura, del commercio e degli investimenti globali”.

BYD Atto 3

Il presidente del gruppo di pressione automobilistico tedesco, Hildegard Mueller, ha affermato a sua volta che le tariffe proposte comporterebbero un aumento dei prezzi per i consumatori. Tanto da dichiarare: “Il potenziale danno che potrebbe essere causato dai dazi compensativi è quindi maggiore dei potenziali benefici dello strumento”.

Su posizioni totalmente diverse l’associazione che riunisce il settore automobilistico transalpino, PFA. Queste le parole espresse al riguardo: “È positivo che una decisione abbia ricevuto il sostegno degli stati membri per l’adozione di dazi doganali. Siamo a favore del libero scambio, ma nel quadro di regole eque”.

Anche molti ministri delle finanze europei hanno sostenuto la prosecuzione dei negoziati per evitare una guerra commerciale. Tra di loro il tedesco Christian Lindner e lo spagnolo Carlos Cuerpo. Mentre Benjamin Dousa, ministro svedese per il commercio estero, ha espresso la speranza che Volvo non venga penalizzata eccessivamente. Tanto da affermare: “Abbiamo ricevuto segnali molto positivi di recente dalla Commissione, che auspicabilmente potrebbero andare avanti con soluzioni individuali per l’industria automobilistica e per Volvo Cars in particolare. La posizione della Svezia è che la cosa migliore sarebbe che Cina e UE potessero raggiungere insieme un accordo su questo problema”.

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