Ormai è chiaro che l’industria automobilistica europea sta attraversando un momento molto critico. La situazione più critica in assoluto è quella del Gruppo Volkswagen, ma anche per altre case si vanno addensando nuvoloni sempre più neri. L’aver puntato con grande forza sull’auto elettrica, senza avere un piano B in grado di rendere più agevole la transizione verso un modello di mobilità più sostenibile rischia di avere conseguenze drammatiche a livello occupazionale e, di conseguenza, sociale. Il mercato, infatti, in questo 2024 ha mostrato una serie di punti critici che rischiano di zavorrare l’intero settore. In particolare, a fare paura è la rigidità con cui l’Unione Europea si sta approcciando all’auto elettrica. La migliore testimonianza in tal senso è il modo in cui si è imposta la nuova normativa che impone ai costruttori di ridurre le emissioni medie dagli attuali 116 a 95 gr/km. Per molte case, l’alternativa è tra multe miliardarie e il blocco delle vendite di modelli termici.
Wayne Griffiths tuona: con l’auto elettrica si rischia il crac
Ad intervenire nella discussione in atto sui problemi dell’automotive europeo, è ora Wayne Griffiths, amministratore delegato di SEAT e Cupra. Lo ha fatto attraverso il suo profilo LinkedIn ufficiale, postando un intervento durissimo contro la politica, spagnola e continentale.
In particolare, il manager è esploso accusando la mancanza di collaborazione con il settore in uno dei momenti più duri che si ricordino. Queste le sue parole, al proposito: “La bassa domanda di auto elettriche, sommata alla mancanza di impegno dei rappresentanti politici nel promuovere politiche di sensibilizzazione, incentivi fiscali e infrastrutture di ricarica, ha fatto sì che solo il 13% delle auto vendute in Europa quest’anno siano elettriche . E in Spagna raggiungiamo appena il 5%”.
Per poi aggiungere: “L’industria sta facendo i compiti. La SEAT sta facendo i compiti. Abbiamo il prodotto, abbiamo le strutture, ma non vediamo la risposta necessaria da parte delle pubbliche amministrazioni. Le istituzioni spagnole ed europee devono essere all’altezza del compito”. Il problema, è che sinora non lo sono state, a detta di molti osservatori.
Due milioni di posti di lavoro e il 10% del PIL spagnolo: questo potrebbe essere il conto
L’amministratore delegato del marchio iberico ha anche fatto riferimento alla difficile situazione in cui si trova Cupra. Il suo modello Tavascan, infatti, si trova praticamente sul filo del rasoio a causa delle tariffe imposte dall’Unione Europea. Il veicolo, infatti, viene prodotto in Cina e sarebbe quindi soggetto ad una tariffa del 21,3% nel caso in cui UE e Cina non trovassero un compromesso. Tale quindi da metterlo fuori mercato.
Sul punto, Griffiths è molto chiaro: “L’inerzia o il protezionismo incompreso, che si manifesta alla fine con l’imposizione di tariffe, porta solo a dubitare i consumatori, per dissuaderli che la mobilità elettrica sia parte della soluzione.”
In un contesto simile, Griffiths afferma che questa situazione assomiglia al classico cane che si morde la coda. Con l’aggravante di andare a influenzare anche altre aziende, in una sorta di effetto domino: “La riduzione dei volumi della Tavascan metterebbe a repentaglio la capacità della SEAT di rispettare gli obiettivi europei di riduzione della CO2, dovendo affrontare multe insostenibili, il che significherebbe ridurre di un quarto della produzione prevista per Martorell.”
Non esiste un piano alternativo all’auto elettrica, ma…
Il numero uno di SEAT e Cupra afferma poi che non ci sono alternative praticabili all’auto elettrica. Questo il passaggio al proposito: “Continueremo a scommettere sulla mobilità elettrica della nostra azienda. Non esiste un piano B.”
Al tempo stesso, non nasconde i rischi drammatici che attendono il settore: “Non possiamo dimenticare che tutti questi fattori si traducono in perdite per la stabilità finanziaria dell’azienda e, di conseguenza, in un rischio significativo per l’occupazione. Siamo a rischio per il 10% del PIL spagnolo e per più di due milioni di posti di lavoro”.
Per Cupra, il momento è perciò molto delicato. Le sue prospettive sarebbero notevoli, anche alla luce dell’ormai imminente lancio di un’auto elettrica come il Raval, un modello che affonda le radici nella Volkswagen ID.2. Per poter mantenere le promesse, però, è necessario un maggiore sostegno della politica nei confronti del settore e meno imposizioni. Un sostegno che, al momento, non c’è.