Luca De Meo, il manager italiano che ha risollevato le sorti di Renault, dice la sua su un tema cruciale al momento, il futuro dell’industria automobilistica in Europa. Secondo il numero uno della Casa francese, le normative di Bruxelles hanno per anni avvantaggiato le case automobilistiche tedesche, favorendo veicoli potenti e grandi. Ora, però, è tempo di dare spazio a vetture più compatte e accessibili.
Un grande problema sottolineato da De Meo è il grande tema del nostro tempo: l’inquinamento. Questo si ridurrebbe rinnovando il parco auto, ma il ceto medio è sempre più in difficoltà economica e non può permetterselo. Questa l’idea di fondo del suo intervento al convegno organizzato da Energia Popolare. L’evento, ospitato presso il Kilometro Rosso, hub tecnologico vicino a Bergamo, e il tempismo non è stato casuale: tra pochi giorni la Commissione Europea presenterà il Clean Industrial Deal, strategia per rilanciare l’industria green, e il 5 marzo si discuterà il futuro dell’auto.
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Intervenuto in collegamento da Parigi, De Meo ha difeso l’auto elettrica per il suo impatto positivo, specialmente su piccole vetture urbane e veicoli commerciali. Ma ha chiarito come l’elettrico non possa essere la risposta universale. “Gli studi indipendenti dimostrano che nel 70% dei casi l’auto elettrica ha un’impronta ambientale inferiore, ma non risolve tutto. Va benissimo per il traffico cittadino, meno per i trasporti su lunga distanza o i camion”. Anche senza regolamentazioni, ha spiegato, Renault avrebbe comunque investito nell’elettrico. Ma la normativa Ue impone una transizione drastica che non tiene conto di soluzioni ibride o alternative.
Secondo De Meo, il vero problema è il mancato rinnovo del parco auto. “Negli ultimi vent’anni l’età media delle vetture in Europa è passata da 7,5 a 12 anni. Per quanto i motori siano migliorati, sono le auto più vecchie a emettere più CO2.” Per rendere il concetto ancora più chiaro, ha citato un esempio storico: “Cento anni fa un operaio poteva permettersi una Ford-T. Oggi non può nemmeno acquistare una Dacia”. Il nodo è tutto qui, dove le emissioni calerebbero se più persone potessero acquistare auto nuove, efficienti e meno inquinanti.
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Infine, De Meo ha puntato il dito contro Berlino, dato che secondo lui la regolamentazione Ue degli ultimi 20 anni ha favorito le auto grandi. “Aggiungere 400 euro di dispositivi di sicurezza su una Twingo incide molto di più che su una berlina di lusso”. La soluzione proposta? Seguire il modello giapponese delle “K-cars”, con normative specifiche per le auto compatte. Un cambiamento simile darebbe slancio all’industria di Italia, Francia e Spagna.
Il discorso di De Meo si inserisce anche in un quadro più ampio, toccando anche le conseguenze dell’Intelligenza Artificiale sull’economia e il lavoro. E su questo l’industria automobilistica non è affatto pronta. A complicare il quadro c’è il cambiamento culturale delle nuove generazioni, sempre meno interessate all’auto come status symbol e più propense alla mobilità condivisa.