I ritardi accumulati dall’Italia nella strada verso l’elettrificazione del parco auto circolante sono stati più volte segnalati dalle associazioni che propugnano un nuovo e più sostenibile modello di mobilità. Ora, a confermarli è lo stesso governo nazionale, con un report pubblicato nei giorni scorsi, intitolato “La transizione tecnologica dell’automotive italiano – Analisi della filiera, aspetti tecnologici e strumenti di policy”. Un documento in cui è il ministero del Tesoro ad analizzare la situazione dell’industria automobilistica italiana, indicando una possibile soluzione al problema, quello delle kei car. Una soluzione che andrebbe a recepire quanto asserito dal numero uno del Gruppo Renault e di ANIA, la lobby che raggruppa i costruttori europei, Luca de Meo.
La necessità di un piano strategico nazionale per l’auto elettrica
Il documento redatto dai tecnici di via XX Settembre parte da una constatazione, ovvero il disorientamento dei consumatori. Derivante, in particolare, dal mix formato dal costo eccessivo dei veicoli, dalla carenza di infrastrutture di ricarica e dalle criticità tecnologiche che interessano le auto elettriche in termini di autonomia e tempi di ricarica.
Un mix cui si va ad aggiungere quella eccessiva concentrazione della produzione nazionale di auto elettriche derivante dall’aver ridotto l’automotive italiano, un tempo variegato e fiorentissimo, ad una sola casa produttrice. Ovvero quella Stellantis che si è dimostrata capace di assemblare in Italia un solo modello di massa assemblato. Un modello che, per quanto di successo, può solo alimentare incertezze sul ruolo della Penisola nel futuro sostenibile dell’automobile. Senza contare i ritardi nella creazione di gigafactory per la produzione di batterie, un ambito nel quale l’Italia sta accumulandoli su tutti e tre i progetti previsti (Italvolt, Terevola e Termoli). Con l’ultimo che è stato peraltro accantonato di recente.
Una situazione che, secondo il ministero del Tesoro, dovrebbe essere affrontata con uno strumento organizzativo ben preciso, la “nascita di un Piano strategico nazionale per l’industria automobilistica italiana che indichi gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti da introdurre per favorire la transizione della filiera nei prossimi anni”.
Kei car come possibile soluzione ai problemi connessi alla mobilità sostenibile
In particolare, stando al documento del Tesoro, per attenuare le difficoltà in cui si dibatte la filiera dell’automotive tricolore, occorre mettere in campo due misure, da attuare in tempi rapidi:
- il rinnovo di incentivi all’acquisto di “auto parzialmente elettrificate (in particolare le auto full hybrid o plug-in) nei grandi centri urbani, vincolando l’acquisto all’introduzione di strumenti in grado di rivelare il tipo di carburante utilizzato (elettricità o combustibili fossili) nel corso dell’impiego, in maniera tale da disincentivare l’uso in modalità endotermica;
- l’introduzione di “una nuova categoria di piccole autovetture esclusivamente elettrificate dedicate agli spostamenti urbani, che consenta di sfruttare sia i vantaggi dei quadricicli elettrici (in termini di costo, peso e dimensione delle batterie), sia quelli delle citycar (in termini di versatilità d’uso e numero di passeggeri).
Al proposito, il documento governativo indica l’esempio delle kei car. Di cosa si tratta? In pratica di quelle piccole auto lunghe al massimo 3,40 metri e larghe non più di 1,48 su cui puntò il Giappone negli anni ’50. Il Paese del Sol Levante vi fece ricorso affinché fosse garantita una protezione iniziale protezione sul mercato tesa a favorire un rapido sviluppo del settore al suo interno. Ben presto potrebbero tornare d’attualità in Europa, favorire dalla fame di auto elettriche a basso costo.
La stessa soluzione indicata da Luca de Meo
Le kei car, sono state indicate più volte nel corso degli ultimi mesi da Luca de Meo. Sua, in particolare, la richiesta ai governi di dedicarsi alla creazione di un quadro normativo ad hoc teso a facilitare l’introduzione sul mercato di piccole elettriche da città. Cui ha unito la proposta di un’alleanza tra le case europee, sull’esempio di Airbus, che si indirizzi su questo genere di produzione.
Per quanto concerne il documento del Tesoro, queste le parole espresse al riguardo: “La diffusione di queste autovetture, dopo una definizione armonizzata delle sue caratteristiche in ambito europeo (dimensioni, peso, prestazioni, numero di passeggeri, età di accesso al suo utilizzo, etc.), potrebbe essere favorita attraverso piani di incentivo all’acquisto o introducendo vantaggi di varia natura nell’impiego in città (ricariche e parcheggi gratuiti o a prezzo calmierato, azzeramento della tassa di possesso, maggior accessibilità nelle zone a traffico limitato). I vantaggi in termini di autonomia strategica e bilancia commerciale a favore dei paesi dell’Unione Europea sarebbero garantito dalla presenza di pacchi batteria molto più piccoli (meno di 20 kWh) e leggeri (meno di 50 kg) che, in ultima analisi, potrebbero favorire la diffusione del battery swapping (cambio istantaneo della batteria presso i distributori), particolarmente strategico in ambiti urbani per la minor domanda di colonnine pubbliche e wall box private che ne deriva”.
Ora occorre solo capire se l’idea sarà recepita dall’industria automobilistica europea e, soprattutto dalle istituzioni. Che sinora hanno preferito varare normative tali da sconsigliare la produzione di kei car o piccole autovetture elettriche, in genere.