Diversamente da quanto accade in molte parti del globo, il mercato cinese dei veicoli elettrici è in piena espansione. A dimostrarlo un semplice dato: le vendite di auto completamente elettriche e ibride sono triplicate negli ultimi tre anni. Mentre sono addirittura quasi otto volte superiori rispetto a quelle che caratterizzavano il 2020.
Dati che sicuramente fanno molto piacere alle aziende che si sono dedicate alla costruzione di auto elettriche o ibride. Ma non altrettanto, anzi, ai dirigenti dei grandi gruppi petroliferi. Basti considerare un altro dato di fatto: quasi un quinto della produzione mondiale di petrolio è al momento appannaggio della Cina. Il gigante asiatico ha fornito la base per maggior parte della crescita del settore sin dal millennio, così come ha fatto per l’industria automobilistica e altre.
Ora, però, gli analisti sono propensi a ritenere che l’amore della Cina per i veicoli elettrici si tradurrà in un netto calo della domanda di benzina. Ovvero quello che rappresenta un quarto circa del consumo di petrolio del Paese. Una serie di considerazioni che sono destinate a gettare nel panico l’industria petrolifera.
L’uso di benzina in Cina diminuirà tra il 4 e il 5% ogni anno, da qui alla fine del decennio
Secondo alcuni reportage che hanno iniziato a girare tra i dirigenti delle aziende petrolifere, ci si attende che l’utilizzo della benzina in Cina possa diminuire in una forbice oscillante tra il 4 e il 5% ogni anno da qui alla fine del decennio.
Si tratta di un dato effettivamente devastante. Se una riduzione della domanda in questione è sempre stata prevista, il boom elettrico della Cina sta avvenendo con una rapidità che nessuno, o quasi, si attendeva. Con esiti che stanno destando grande allarme nell’industria collegata ai prodotti petroliferi.
Se oggi, in Cina, un’auto su 10 è elettrificata, la situazione potrebbe mutare con grande rapidità. In particolare, si stima che nel caso in cui le vendite tengano il ritmo attuale, il mix raddoppierà entro il 2027 per poi raggiungere il 100% entro il 2040. Le stime in questione sono di Anders Hove, un ricercatore cinese presso l’Oxford Institute for Energy Studies, che le ha riferite a Bloomberg.
L’auto elettrica in Cina sarà uno tsunami per l’industria del petrolio
Sino ad oggi l’attenzione dell’opinione pubblica è stato calamitato dalla questione delle auto elettriche cinesi, che porterebbero a tagli occupazionali di grande rilievo nel settore dell’automotive. Ma l’impatto più devastante sarebbe proprio quello di cui sarebbe oggetto l’industria petrolifera. Lo stesso Hove, infatti, prevede che la domanda cinese di petrolio per veicoli leggeri crollerà dagli attuali 3,5 milioni di barili al giorno a solo 1 milione entro il 2040.
A confortare le Big Oil è il fatto che altri Paesi hanno meno fretta di abbandonare i motori a combustione interna. I veicoli elettrici rappresentano, ad esempio, solo il 10% delle vendite di auto negli Stati Uniti. E persino in Cina, una grossa fetta della crescita dei veicoli elettrificati deriva dalle vendite di PHEV , che hanno ancora bisogno di benzina.
Le stesse compagnie, però, stanno cercando strategie di uscita in grado di attutire l’impatto dell’auto elettrica. Shell, Eni e altre 10 major petrolifere che aderiscono all’Ogci (Oil and Gas Climate Initiative), ad esempio, hanno investito 24 miliardi di dollari in tecnologie tese a ridurre le emissioni di Co2 nel 2022. Si tratta dalla cifra più alta nel corso dell’ultimo quinquennio, e ben il 66% in più rispetto al 2021.
Un trend consigliato dal fatto che la domanda globale di petrolio è comunque destinata a calare, anche se non c’è accordo su quando ciò accadrà effettivamente. L’Agenzia internazionale per l’energia si attende che ciò accada entro il 2030, l’Opec dopo il 2035, mentre la US Energy Information Administration addirittura non prima del 2050. Il caso cinese, però, potrebbe non restare isolato e, di conseguenza, per le Big Oil è necessario rivedere le proprie strategie per non restare con il cerino acceso in mano.