In Italia i SUV di Omoda e Jaecoo potrebbero essere anche a GPL

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Una mossa derivante dalla crescita di questa nicchia di mercato nel nostro Paese
Omoda 5

I numeri sembrano estremamente eloquenti: sono sempre di più i nostri connazionali che scelgono un’auto a GPL. Nel corso dei primi sei mesi del 2024 sono infatti state 81.467 le auto bifuel immatricolate, corrispondenti ad una quota del 9,1%. Un avanzamento di due decimali rispetto al dato di un anno fa, quando le 75.723 immatricolazioni di questa nicchia le avevano consegnato una crescita dell’0,3% rispetto allo stesso periodo del 2022, in cui i veicoli a GPL immatricolati erano stati 59.853. Una crescita quindi costante, di cui ora anche Omoda e Jaecoo, i due marchi del gruppo Chery che stanno rivolgendosi all’Italia, devono tenere nel debito conto.

GPL: una necessità sempre più avvertita dagli italiani

L’interesse di Chery per il vecchio continente è sempre più evidente. Tanto da aver spinto il gruppo a varare uo slogan che è tutto un programma, in vista di uno sbarco che si preannuncia massiccio: “In Europa, per l’Europa”. Uno slogan che potrebbe riguardare in particolare il nostro Paese, alla luce delle indiscrezioni che si stanno rincorrendo in queste ore, che vorrebbero il governo Meloni in trattative con il gruppo cinese per l’apertura di un sito produttivo lungo il territorio peninsulare.

Omoda 5

A declinare tale slogan saranno in particolare Omoda e Jaecoo, i marchi che sono stati incaricati di andare incontro ai gusti dei consumatori europei. Nel farlo, hanno allestito una gamma in cui è possibile notare la presenza di modelli dal diverso posizionamento e dotati da powertrain differenti, con l’ambizione di coprire l’intero mercato, o quasi.

Proprio per quanto concerne il nostro Paese, però, Chery sembra voler condurre l’attacco tenendo in conto le esigenze dei consumatori italiani. E, in considerazione del ruolo sempre maggiore assunto dai veicoli a GPL, affiancare questo genere di motorizzazione a quelle puramente termiche o elettriche e agli ibridi plug-in. Nel farlo, i primi modelli prescelti sarebbero i SUV Omoda 5 e Jaecoo J7.

Una conversione che non dovrebbe essere complessa

Per agevolare la conversione al GPL, dovrebbe rendersi necessario il sacrificio dello spazio solitamente riservato alla ruota di scorta. Un sacrificio che per i due brand potrebbe tradursi in un attacco deciso al mercato tricolore, con un occhio di riguardo a tutti quei consumatori che devono convivere giorno dopo giorno con una capacità di spesa limitata. Tanto da rivolgersi in numero sempre maggiore ai modelli alimentati anche dai gas di petrolio.

Secondo gli esperti, peraltro, si tratterebbe di una conversione non proprio complessa. Ad agevolarla il fatto che Chery è già il produttore di molti dei modelli importati e assemblati da DR Automobiles Group. Veicoli i quali sono per l’appunto offerti con la motorizzazione bi-fuel, grazie all’apporto del motore 1.5 quattro cilindri di cui è fornitrice la famiglia ACTECO di Chery.

Jaecoo J7

Proprio questa operazione, peraltro, può essere vista come una conferma delle voci che vorrebbero lo sbarco di Chery in Italia. Considerato il fatto che si tratta con tutta evidenza di un’operazione concentrata sul Belpaese, non è azzardato pensare che Omoda e Jaecoo si siano già mossi con l’indotto presente lungo il territorio. In tal modo non solo le due case potrebbero concentrarsi sulla supervisione della procedura necessaria per la conversione e l’omologazione, ma anche lasciare invariate le condizioni commerciali relative alla garanzia per sette anni o 150mila chilometri.

Chery e Italia presto sposi?

Come si può notare, i piani di Chery sembrano improntati alla chiarezza di idee. L’Italia, in questi piani, avrebbe un ruolo di spicco, a partire dalla possibilità di vedere l’apertura di uno stabilimento del gruppo che sarebbe estremamente prezioso, in un momento in cui Stellantis sta franando.

Restano però vive alcune perplessità, che riguardano del resto anche Dongfeng, di cui pure si è parlato negli ultimi mesi in relazione alla stessa ipotesi. Il governo di centrodestra non ha certo brillato nell’instaurazione di rapporti con il gigante cinese. Non solo ha cassato la Via della Seta, in precedenza siglata con Giuseppe Conte, ma ha votato a favore dei dazi contro le auto elettriche cinesi.

Un provvedimento, quest’ultimo, visto come il fumo negli occhi da Pechino. Il quale potrebbe andare a costituire un macigno sulla strada di Chery in Italia, anche alla luce dell’invito del governo cinese a non investire nell’apertura di stabilimenti in Europa. Invito che nel caso del gigante asiatico è da vedere come un ordine.

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