Il governo guidato da Giorgia Meloni sembra deciso a battersi per una robusta revisione degli obiettivi ambientali indicati dall’Unione Europea per i prossimi anni. Il riferimento è, naturalmente, a quel bando nei confronti delle auto endotermiche fissato per il 2035. Un bando il quale sembra essere stato individuato dall’esecutivo per convincere il proprio elettorato che l’Italia vuole puntare i piedi a Bruxelles per far contare maggiormente i propri interessi.
Resta naturalmente da capire quale accoglienza possa essere riservata dagli eurocrati a questo genere di posizioni e se, in effetti, non sarebbe meglio spendersi su battaglie maggiormente redditizie per le tasche e la qualità della vita degli italiani, a partire dalla revisione di quelle politiche di bilancio le quali hanno in pratica affossato il Paese.
Italia contro UE sullo stop alle auto endotermiche: il dado sembra tratto
Si sta aprendo una nuova stagione europea: a dichiararlo è stato il Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. Lo ha fatto nel corso di un incontro con industriali e sindacati a Palazzo Piacentini, organizzato con l’intento di anticipare l’obiettivo che si prefigge il governo italiano: no a quel bando alle auto non totalmente elettriche che scatterebbe nel 2035.
A giustificare l’asserzione di Urso è il varo della nuova Commissione Europea, che molti cittadini europei, in particolare i tanti che hanno disertato le urne per il rinnovo del Parlamento, sperano sia in grado di segnare una sostanziale discontinuità con quella precedente. Anche se le premesse non sembrano andare esattamente in quel senso.
Per quanto concerne il lato istituzionale, ci sono due appuntamenti da cerchiare in rosso sul calendario. Il primo è quello del 25 settembre, un incontro informale sulle politiche continentali per le quattro ruote. Il secondo è quello del giorno successivo, ovvero il Consiglio Competitività dell’UE, nel corso del quale Urso chiederà di anticipare dalla fine del 2026 all’inizio del 2025 l’utilizzo della clausola di revisione del regolamento sulla CO2 da veicoli leggeri. Ovvero quella che prevede il mantenimento in vita dei motori a combustione nel caso in cui gli stessi si dimostrino in grado di circolare a zero emissioni. Una possibilità legata allo sviluppo e all’utilizzo degli e-fuel entro i prossimi due anni.
Le dichiarazioni di Urso sulla nuova impostazione del governo Meloni
Queste la parole pronunciate da Urso, per giustificare la battaglia condotta dal governo di centrodestra: “Se lasciamo incertezza a imprese e consumatori, nessuno investe e i cittadini non sanno se le auto a combustione sopravvivranno dopo il 2035. Diamo invece più certezze: è questa una delle tematiche che porterò in sede europea mercoledì e giovedì”.
Il ministro ha poi rilanciato un tema caro al governo, ovvero il sostegno alle imprese. A tal proposito ha affermato: “Bisogno creare un clima favorevole alle imprese, con un’Europa che semplifica, riduce gli oneri e si dimostra più pragmatica. Nel settore dell’auto la neutralità tecnologica è assolutamente necessaria: se due tecnologie raggiungono lo stesso obiettivo, usiamole entrambe. Dobbiamo affrontare le tematiche senza visione ideologica e paraocchi, ma per quella che è. No al fanatismo religioso”.
Auto endotermiche, le precedenti dichiarazioni di Matteo Salvini
Nelle parole di Urso riecheggiano anche alcuni termini già utilizzati dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Proprio lui, prima di recarsi a Budapest per un Consiglio informale con gli omologhi europei, aveva infatti ribadito che il solo elettrico rappresenta un fallimento. Per poi proporre quell’anticipo della revisione del regolamento sulla CO2, teso ad aprire a biocarburanti e motori termici.
Queste la dichiarazioni rese in occasione del Salone dell’Auto di Torino, dal vicepremier: “Mettere fuori legge le auto a combustione interna fra 10 anni è un suicidio economico, sociale, industriale e ambientale senza alcun senso”. Non senza promettere che la Lega chiederà di revocare il bando dei motori benzina e diesel. In vista del quale si era impegnato a varare un documento teso a impegnare Parlamento e Governo italiano. Con l’aggiunta di un’analoga iniziativa tesa a impegnare la Commissione Europea.
Posizioni sulle quali si è poi confrontato con l’omologo tedesco Volker Wissing, condividendo la forte preoccupazione per il futuro dell’auto europea. Preoccupazioni che a Berlino, peraltro, dovrebbero essere ancora più acute, considerato lo stato in cui versa Volkswagen. La casa di Wolfsburg, peraltro, sembra una delle maggiori indiziate a pagare pesanti sanzioni pecuniarie il prossimo anno. Le scarse vendite di auto elettriche in Europa, infatti, potrebbero tradursi in miliardi di euro di multe. Un onere che per il gruppo rischia di trasformarsi in una pietra tombale.