Lo spauracchio rappresentato dai marchi cinesi nel comparto delle auto elettriche continua ad agitare i sonni della concorrenza. Basta in effetti vedere le previsioni per l’immediato futuro per capire i motivi della preoccupazione che serpeggia nel settore.
Nel corso del 2022 la Cina ha prodotto il 35% delle auto elettriche esportate a livello globale, mentre il suo mercato interno ha rappresentato il 62% delle vendite mondiali di veicoli green. Un dato che si presume sia ulteriormente migliorato nel corso del primo semestre del 2023.
L’offensiva delle case cinesi costringe quindi tutti gli altri, non solo Tesla, a cercare di capire come reggere una sfida che si presenta in effetti ardua. Tra coloro che stanno cercando di farlo, un posto di rilievo spetta a Renault, il cui CEO, Luca De Meo, ha concesso una interessante intervista al proposito. Per farlo ha scelto come teatro l’IAA Mobility di Monaco, la kermesse dedicato all’automotive giunta in questi giorni alla sua seconda edizione.
Cosa ha detto Luca De Meo, durante l’IAA Mobility 2023
Luca De Meo ha intrattenuto una conversazione con la stampa italiana che si è dimostrata estremamente articolata. Nel corso della stessa ha deciso di affrontare il tema relativo al gap che si è andato formando nel corso degli ultimi anni tra i marchi cinesi e il resto del globo, testimoniato dal sorpasso avvenuto ai danni del Giappone per quanto concerne le vendite globali di auto.
Un tema di grande attualità in casa Renault. A dimostrarlo è il recente crollo del suo titolo alla Borsa di Parigi, derivante dal downgrade degli analisti. Una bocciatura dovuta proprio alla constatazione del peggioramento delle prospettive sul suolo europeo di fronte all’offensiva delle auto cinesi.
De Meo ha cercato di rassicurare sotto questo particolare aspetto, e del resto non poteva non farlo, proprio alla luce delle difficoltà sui mercati finanziari. Secondo lui, i produttori europei sono in grado di fare leva sull’organizzazione per recuperare posizioni. Un dato che non dovrebbe essere sottovalutato, neanche dai cinesi che, del resto, proprio sul lato organizzativo hanno lavorato sodo nel corso degli ultimi 15 anni.
Agli europei, compresa Renault, non resta ora che adottare le stesse ricette per approntare una linea di difesa dalla quale partire per provare a riguadagnare terreno. Parole che se da un lato sono scontate, dall’altro fanno capire la direzione che potrebbe essere intrapresa dall’industria dell’automotive nei prossimi anni. In cui la parola d’ordine potrebbe essere molto semplice: fare sistema, quello che rende molto forti i produttori del Dragone con la loro economia di tipo dirigista.
Un gap realmente colmabile per Renault?
“In Europa abbiamo tempo, poco, per reagire e fare esattamente la stessa cosa, perché non stiamo parlando di fantascienza. Si tratta solo di riposizionarsi.” Queste le parole pronunciate dall’amministratore delegato di Renault, nel tentativo di illustrare le strategie da attuare.
Parole le quali, però, vanno a scontrarsi con una serie di strozzature di non poco conto, di carattere geopolitico. A partire dalle complicazioni che potrebbero insorgere nel reperimento delle materie prime. I recenti sviluppi sul continente africano, in particolare, prefigurano una perdita d’influenza in tal senso dei Paesi occidentali, in particolare della Francia.
A tal proposito occorre ricordare quanto affermato nel 2008 dal presidente francese Jacques Chirac: “Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una gran parte del denaro delle nostre banche proviene precisamente dallo sfruttamento del continente africano. Senz’Africa, la Francia scenderà al rango di una potenza del Terzo Mondo.”
Parole che sono destinate a riecheggiare anche nell’automotive, ove i rifornimenti di materie prime sono destinati ad assumere un ruolo sempre più rilevante nella guerra commerciale ormai in atto per l’auto elettrica. Soprattutto alla luce di altri due fattori di peso:
- la crescita di influenza della Cina in Africa;
- la guerra in Ucraina e il distacco dell’Europa dalla Russia.
Proprio dalla geopolitica, quindi, potrebbero arrivare difficoltà insormontabili per i marchi occidentali, compresa Renault. Una realtà compresa per tempo da Elon Musk, che si sta muovendo freneticamente per non restare travolto dagli eventi.
Non solo geopolitica
Se la geopolitica rischia di incidere in negativo, secondo De Meo ci sono però altri fattori a favorire i produttori cinesi, rispetto alla concorrenza europea. A partire dagli investimenti, che sono nettamente insufficienti rispetto alle sovvenzioni erogate generosamente da Pechino.
Una lacuna cui si aggiunge quella in tema di infrastrutture. A detta del CEO di Renault, infatti, sul vecchio continente manca un coordinamento, con grave danno per le imprese. Una mancanza che si avverte decisamente per quanto riguarda le colonnine di ricarica: secondo i calcoli della casa transalpina, infatti, la loro velocità d’installazione dovrebbe essere moltiplicata per sette esclusivamente per pareggiare la velocità con cui i prodotti sono immessi sul mercato.
Infine, il tema energetico, del resto destinato a diventare sempre più cruciale dopo la decisione dell’Europa di chiudere i rapporti con la Russia. I brand europei, infatti, al momento pagano il doppio di bolletta rispetto ai produttori cinesi. Occorre quindi cercare di ovviare alla situazione, per restituire competitività all’industria europea. La domanda che ne scaturisce, non può che essere la seguente: come, alla luce delle problematiche ricordate da De Meo?