La rivoluzione dell’industria arriverà dalle auto a levitazione magnetica?

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Il progetto è in fase di studio in Giappone, presso l’Okinawa Institute of Science and Technology

La levitazione magnetica ha già destato molto interesse, anche in Italia. Nel passato mese di marzo, infatti, a LetExpo2024, la Fiera del Trasporto e della Logistica sostenibili, è stata presentata da IronLev (azienda hi-tech di Treviso) che, in collaborazione con la Regione Veneto, ha realizzato il primo test al mondo a levitazione magnetica sulla tratta ferroviaria da Adria a Mestre.

Ora, però, se ne inizia a parlare anche per quanto riguarda il settore automobilistico. A prefigurare una soluzione di questo genere è stavolta il Giappone, Paese che del resto è sempre all’avanguardia per quanto concerne la tecnologia di ultima generazione. Nel Paese del sol levante, infatti, sembra tutto pronto per lanciare quella che è considerata una novità sensazionale: l’auto a levitazione magnetica. Andiamo a vedere meglio di cosa si tratti e quali prospettive potrebbe schiudere.

Auto a levitazione magnetica: la soluzione è in fase di studio in Giappone

il Giappone sembra essere pronto a operare una vera e propria rivoluzione nell’industria delle auto. Per riuscirci ha pensato bene di prendere la levitazione magnetica e portarla a contatto con un mondo alla ricerca continua di nuove soluzioni. La tecnologia al riguardo, indicata come maglev, è al momento nella sua fase preliminare, quella di studio, all’interno dell’Okinawa Institute of Science and Technology.

Auto a levitazione magnetica

Nel caso in cui la sperimentazione dovesse sfociare nei risultati sperati, la tappa successiva sarebbe la sua applicazione al settore dei trasporti. Con un risultato prevedibile: una vera e propria rivoluzione nell’industria automobilistica, derivante dalla pratica scomparsa di motori e batterie.

La levitazione magnetica, è una tecnica che rende possibile mantenere un oggetto sospeso in aria per mezzo dell’utilizzo di campi magnetici. Questo modus operandi riesce ad evitare ogni genere di contatto fisico con una superficie. Si tratta di una tecnologia già in uso nel settore ferroviario, come abbiamo visto nel caso veneto, ma destinata ora ad allargare il proprio raggio di azione all’automotive. O, almeno, questo è l’intento dei ricercatori dell’Okinawa Institute of Science and Technology.

Il progetto è ancora nella fase iniziale

Il progetto portato avanti dai ricercatori dell’Okinawa Institute of Science and Technology (OIST) va a differenziarsi in maniera abbastanza netta dai treni maglev varati sinora. Se questi ultimi necessitano di apporto di energia elettrica costante, per riuscire a mantenere i propri campi magnetici, il nuovo sistema che è stato brevettato in Giappone necessita di energia soltanto nella fase iniziale.

Una volta che il campo magnetico iniziale è stato creato, infatti, le carrozze, costruite a loro volta utilizzando materiali diamagnetici, riescono a restare in sospensione sopra i binari. In tal modo non hanno bisogno di ulteriore energia per riuscire a conservare la levitazione.

Renault float

Il team dell’Okinawa Institute of Science and Technology ha inoltre provveduto allo sviluppo di un innovativo sistema di binari. A renderlo tale la presenza di una rete continua di magneti sotto la superficie, chiamati a interagire con i veicoli progettati appositamente. Questi ultimi sono a loro volta realizzati grazie ad una combinazione di grafite polverizzata e cera, ritagliandosi la proprietà di levitare a pochi centimetri dal binario.

Una configurazione di questo genere va ad eliminare l’obbligo di ricorrere a motori e batterie. Inoltre è in grado di limitare il peso dei veicoli e ottimizzarne l’efficienza energetica. Occorre peraltro sottolineare che il sistema così concepito potrebbe dare luogo ad un esito molto più sostenibile da un punto di vista prettamente ambientale.

Secondo i ricercatori nipponici le auto a levitazione magnetica evidenziano un potenziale assolutamente entusiasmante. Al tempo stesso non manca la consapevolezza del lavoro che occorre ancora fare, prima che possano approdare sulle arterie stradali. Tra i problemi più grandi, al momento, c’è l’adattamento della nuova tecnologia ad una produzione di massa. Il prototipo sperimentale sviluppato dalla squadra di lavoro è in effetti caratterizzato da dimensioni estremamente contenute. Per riuscire a fare il salto definitivo verso le dimensioni standard saranno necessari progressi importanti. Il loro conseguimento, però, aprirebbe la strada ad una vera rivoluzione della mobilità.

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