La crisi dell’automotive tedesco è ormai sotto gli occhi di tutti e sta destando non poche preoccupazioni, in considerazione dei rapporti con quello di altri Paesi, a cominciare proprio dal nostro. Se nel corso degli ultimi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica è stata calamitata da Volkswagen, con un vero e proprio bollettino di guerra sotto forma di preannunciata chiusura di almeno tre stabilimenti del gruppo, ci sono però anche realtà minori che stanno pagando dazio alla crisi in atto. A partire da Iwis Mechatronics, per la quale nei giorni scorsi il tribunale distrettuale di Heilbronn ha confermato l’avvio della procedura di insolvenza. Per condurre il processo in porto l’azienda automobilistica di Schwaigern sarà sottoposta ad autoamministrazione.
Iwis Mechatronics è insolvente: cosa potrebbe accadere ora
Il tribunale distrettuale di Heilbronn ha confermato l’avvio della procedura di insolvenza a carico di Iwis Mechatronics. È stato un portavoce del tribunale a ufficializzare la notizia, in risposta ad una espressa richiesta della SWR.
Nello stesso giorno in cui è stata dichiarata la bancarotta dell’azienda, è stata anche disposta l’amministrazione temporanea, con la nomina di un amministratore provvisorio. La domanda di insolvenza era stata presentata il passato martedì, dopo che Iwis Mechatronics aveva attirato l’attenzione generale per il licenziamento dei tirocinanti, ancora prima che potessero iniziare il loro percorso di apprendistato.
Per quanto l’azienda, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda. Martin Stäbe, presidente del comitato aziendale, non ha comunque potuto negare quanto riportato dalla SWR, anche se ha voluto mettere in evidenza la riunione tenuta la passata settimana con i dipendenti. Nel corso della quale sarebbero stati discussi i piani per una riduzione della forza lavoro.
La società ha sede a Schwaigern (distretto di Heilbronn), vantando filiali anche negli USA e in Cina. Il suo organico è composto da circa 1300 dipendenti e occorre ora capire quanti di loro saranno costretti a lasciare il posto di lavoro.
Intanto il quadro di Volkswagen continua ad aggravarsi
La dichiarazione di insolvenza di Iwis Mechatronics ha letteralmente spiazzato l’IG Metall Heilbronn-Neckarsulm, il sindacato locale dei metalmeccanici. A commentare quanto sta accadendo è stata la sua rappresentante, Bianka Hamann, la quale ha messo in evidenza la necessità di fornire chiarimenti ai lavoratori. Non senza sottolineare, naturalmente, l’importanza di garantire la sicurezza dei posti di lavoro e il pagamento degli stipendi.
La bancarotta di Iwis Mechatronics conferma l’ormai evidente crisi in cui versa l’automotive, non solo quello tedesco. La Germania, però, si sta rivelando il ventre molle del settore, con difficoltà sempre più pronunciate, in particolare nella sua azienda di punta, la Volkswagen.
Nei giorni passati ha destato grande clamore la notizia relativa alla possibile chiusura di almeno tre stabilimenti del gruppo in Germania. Un evento epocale, se si considera come negli 85 anni di storia dell’azienda non fosse mai stato toccato un sito produttivo all’interno del territorio nazionale. La crisi del mercato e la concorrenza sempre più forte da parte dei produttori cinesi, sta però mettendo in grave difficoltà le aziende tedesche. Per ora il conto è stato presentato al gruppo di Wolfsburg, ma anche BMW e Mercedes potrebbero presto fare i conti con una situazione in rapida fase di deterioramento.
Per capire quanto sta accadendo, occorre ricordare che proprio di recente è stato pubblicato un rapporto sulle prospettive occupazionali dell’automotive tedesco. Stilato da Prognos e commissionato da VDA, l’associazione dell’industria automobilistica teutonica, lo studio afferma che da qui al 2035 il settore potrebbe perdere, solo in Germania, ben 186mila addetti. Un conto estremamente salato, derivante dal modo in cui è stato impostato il processo di transizione alla mobilità sostenibile, ovvero all’auto elettrica. Tra un diktat e l’altro, frutto di un’impostazione ciecamente ideologica, l’industria europea dell’automobile rischia di arrivare stremata al traguardo.