La questione delle auto elettriche cinesi continua a caratterizzare la discussione sul futuro della mobilità sostenibile. Com’è ormai noto, i modelli ecologici del gigante asiatico sono ormai considerati alla stregua di una vera e propria minaccia dalle altre case automobilistiche. A destare grandi timori è proprio la questione dei prezzi di vendita, i quali sono molto inferiori a quelli che caratterizzano i modelli della concorrenza.
Il problema è poi ingigantito dal fatto che le istituzioni politiche, in particolare quelle europee, stanno dando risposte completamente errate al problema, con poche e lodevoli eccezioni. La testimonianza dell’errata percezione della questione è data proprio dall’Unione Europea, che ha annunciato il varo di una commissione d’inchiesta sui prezzi troppo bassi delle auto elettriche provenienti dalla Cina.
Un vero e proprio errore che rischia di rivelarsi un boomerang: non solo espone le auto europee a ritorsioni in Cina, ovvero sul più grande mercato globale, ma spinge le case concorrenti a non individuare le vere cause della preannunciata valanga rossa ormai in arrivo. Che sono invece precisate in un rapporto elaborato da JATO Dynamics.
Auto elettriche, sono i prezzi a fare la differenza
Secondo il rapporto in questione, il consumatore che desidera acquistare un modello green negli Stati Uniti si trova di fronte ad un prezzo che, nel segmento delle auto economiche, si attesta su un livello doppio rispetto a quello di un veicolo a combustione interna del corrispondente settore. Mentre il consumatore cinese intenzionato a procedere verso un modello di mobilità più rispettosa dell’ambiente si trova di fronte ad un’opzione che costa il 9% in meno rispetto al veicolo a combustione interna più economico a sua disposizione.
Questa dinamica, peraltro, continua ad allargarsi sempre di più nel settore automobilistico. Ne consegue un fatto decisivo: se i veicoli elettrici venduti dalle case automobilistiche tradizionali negli Stati Uniti, in Europa e in altre parti del globo costano ancora molto di più rispetto ai loro omologhi a combustione interna, sul mercato cinese chiunque può permettersene uno senza doversi svenare.
I dati di JATO Dynamics sono in effetti impietosi. Nel corso della prima metà del 2023, il veicolo elettrico medio è costato 66.864 euro (70.462 dollari al tasso di cambio attuale) in Europa e 68.023 euro (71.683 dollari) negli Stati Uniti. Mentre in Cina il veicolo elettrico medio costa meno della metà, attestandosi ad appena31.165 euro (32.842 dollari).
Quali le cause di queste differenze?
Naturalmente, una volta appurata la realtà, il quesito da porsi è il seguente: perché queste clamorose differenze di prezzo? Se la domanda viene posta a Ursula Von der Leyen e alla Commissione europea, la risposta è facilmente prevedibile: è colpa dei sussidi statali di Pechino. Una tesi che è già stata smantellata da analisi sugli incentivi offerti dal governo cinese e dalla constatazione che anche Stati Uniti e Unione Europea li propongono.
Secondo gli analisti di JATO Dynamics, invece, a provocare una differenza di prezzo così evidente sono altri fattori, A partire da un errore di prospettiva molto grave che ha gravato le case automobilistiche statunitensi, in particolare. Nell’ansia di rendersi autonoma a livello di approvvigionamenti, l’automotive a stelle e strisce ha puntato con grande forza sulla tecnologia delle batterie agli ioni di litio.
Una scelta che si è rivelata in pratica disastrosa. Si tratta infatti di una tecnologia estremamente costosa, che ha reso impraticabile o quasi il suo utilizzo per i modelli economici. Per poter ammortizzarne il peso finanziario è quindi necessario puntare su crossover e SUV. In pratica stiamo parlando di veicoli premium, assolutamente inaccessibili al grande pubblico.
La Cina ha deciso a sua volta di imboccare una strada molto diversa. Ha cioè puntato su prodotti chimici meno costosi per la produzione delle batterie, In tal modo è riuscita ad abbattere il costo e il prezzo delle auto elettriche. Non a caso Donald Trump ha affermato nel corso del suo tour elettorale in Michigan che la decisione di Biden di puntare sul full electric è un suicidio. In questo settore i marchi cinesi sono infatti destinati a dominare, nel corso dei prossimi decenni.
Non solo i costi di produzione
La questione dei costi di produzione non è l’unico fattore che ha permesso a Pechino di conquistarsi una posizione di forza oggi e di dominio domani. Secondo Bloomberg, infatti, il mutamento dei rapporti di forza nell’automotive green deriva dalla grande capacità di fare sistema delle aziende cinesi. Un sistema che si fonda su molti aspetti, a partire dalla disponibilità di materiali.
Il governo cinese, infatti, ha provveduto a dipanare una fitta rete di rapporti commerciali con i Paesi ove sono presenti minerali indispensabili per la produzione di batterie, ovvero il litio e il nichel. Aiutato da una situazione geopolitica che vede aumentare sempre di più il fastidio verso il governo statunitense e, di conseguenza, verso le imprese che ad esso fanno riferimento.
Senza contare aspetti come la raffinazione e i componenti delle celle. I dati da considerare in tale ambito sono stati rilasciati dall’International Energy Agency, secondo cui le compagnie cinesi sono al momento in grado di raffinare più della metà del litio mondiale, due terzi del cobalto, più del 70% della grafite e circa un terzo del nickel.
E, ancora, la Cina controlla almeno del 70% della produzione mondiale di catodi, più dell’80% di quella degli anodi e perlomeno la metà per quanto concerne elettroliti e separatori. Stiamo parlando delle componenti delle batterie agli ioni di litio , il 75% delle quali sono prodotte a Pechino e dintorni.
Sovvenzioni? Sì, ma così fan tutti…
Come ricordato da più parti, sia la Cina che gli altri governi rilasciano sovvenzioni per le auto elettriche. La politica adottata dal governo di Pechino, però, sembra aver dato frutti molto più copiosi. A testimoniarlo è la formazione di un’industria che riesce ad offrire una maggior varietà di soluzioni.
Se, infatti, i consumatori statunitensi hanno facoltà di scegliere tra 51 modelli full electric, contro i 135 degli acquirenti dislocati lungo il territorio europeo, in Cina è possibile scegliere tra ben 235 veicoli elettrici. Se ci sono modelli premium, non mancano quelli più economici. Ogni tipologia di cliente ha pane per i suoi denti.
In Occidente, al contrario, si va affermando una tendenza sempre più evidente, tale da trasformare i veicoli ecologici in prodotti di nicchia riservati ai benestanti. Un dato di fatto che rischia di pesare non poco nella sfida che si sta per aprire sui mercati di Stati Uniti e Europa. Dove la crisi economica sta prosciugando i bilanci familiari. A indicare questa dinamica è stato Elon Musk, durante la conferenza a margine dell’ultima trimestrale di Tesla. Se mancano i soldi, perché i consumatori dovrebbero pensare alle auto elettriche?
Per ovviare alla situazione, le case cinesi hanno quindi puntato con forza anche su modelli economici. Modelli che potrebbero trovare le porte aperte sui mercati fuori dalla Cina, in quella fascia di consumatori più sensibili ai temi ambientali, ma non provvisti di grandi risorse economiche da destinare all’acquisto di autoveicoli.