Le auto elettriche sono uno degli argomenti al centro della campagna elettorale per l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, che si svolgeranno nel 2024. Secondo alcuni dei candidati, a partire da Donald Trump, dato come favorito dagli ultimi sondaggi, rappresenterebbero una vera e propri bufala. In particolare non funzionano bene e starebbero rafforzando l’economia cinese, mettendo in pericolo i posti di lavoro nel Paese.
Un argomento che oltre all’ex inquilino della Casa Bianca è condiviso anche da Ron DeSantis, governatore repubblicano della Florida. Un argomento che, però, potrebbe alla fine rivelarsi alla stregua di un boomerang per i candidati repubblicani intenzionati a portarlo avanti. In molti Stati dell’Unione, infatti, rappresentano una fonte di entrate fiscali. Quello che potrebbe attrarre l’elettorato del Michigan, ove sono presenti molti stabilimenti dedicati ai modelli tradizionali, al tempo stesso allontanare in altri Stati, determinando alla fine l’esito delle elezioni.
Biden intende cavalcare l’onda delle auto elettriche
I democratici sembrano fortemente intenzionati a cavalcare l’onda innescata dall’Inflaction Reduction Act, il provvedimento messo in campo da Joe Biden per cercare di contrastare il surriscaldamento dei prezzi e le sue ricadute in termini occupazionali. Il provvedimento, infatti, ha destinato alla produzione nazionale di veicoli elettrici ben 128 miliardi di dollari di investimenti.
I crediti d’imposta tesi a stimolare la produzione nazionale di veicoli green, quindi, potrebbe rappresentare un importante volano per lo sviluppo. E come tale diventare un pezzo forte della campagna elettorale del presidente e di molti candidati democratici al Congresso. Grazie ad esso, infatti, potrebbero richiedere l’appoggio di tutti coloro che sembrano destinati ad essere avvantaggiati dall’IRA, prima del voto che avrà luogo nel prossimo mese di novembre.
In particolare, 48 miliardi di dollari di quel provvedimento sono stati destinati a Georgia, Arizona, Nevada e Michigan. A ricordare il dato è stato Climate Power, che ha effettuato un’analisi in tal senso per conto di Reuters. Proprio questi Stati, insieme a Wisconsin, Pennsylvania e Carolina del Nord, sono probabilmente quelli che daranno alla fine un orientamento ben chiaro alla corsa per la Casa Bianca.
Il vantaggio di Trump è abbastanza netto
Se presi insieme, in questi sette Stati Trump detiene un vantaggio su Biden compreso in una forchetta tra il 35 e il 41%. Considerato che in un sondaggio condotto da Ipsos per la stessa Reuters nel mese di settembre il 24% degli intervistati afferma di non essere sicuro di chi scegliere, o potrebbe scegliere qualcun altro, il tycoon sembra in evidente vantaggio sull’attuale Presidente.
In altri sondaggi, però, in alcuni di questi Stati ci sarebbe al momento un sostanziale pareggio. Una situazione che obbliga democratici e repubblicani a cercare di essere in sintonia con l’elettorato. E in un quadro di questo genere gli investimenti dell’IRA potrebbero in effetti fare la differenza. A sostenerlo è in particolare Mike Morey, socio della società di affari pubblici e consulenza politica SKDK. Proprio lui ha infatti affermato: “È piuttosto difficile da ignorare. Stiamo parlando di miliardi di dollari di investimenti”.
Per cercare di sfruttare un’arma di questo genere, però, ai democratici spetta il compito di concentrarsi sulla creazione dei posti di lavoro, senza impegolarsi in dibattiti sui veicoli elettrici stessi. Sempre secondo Morey, infatti occorre soltanto presentare i risultati dell’Inflaction Reduction Act: “Devi solo vendere posti di lavoro agli indipendenti e al resto del paese. Il punto è che stanno creando posti di lavoro nel settore manifatturiero, che si tratti di cestini o di batterie.”
Il tema delle auto elettriche è sempre più presente nel dibattito
Se Trump guida con un ampio margine la corsa per la nomina repubblicana nel 2024, Biden deve fugare molti dubbi sulla sua capacità di poter reggere un ulteriore quadriennato. Sui social hanno impazzato per mesi le sue ripetute gaffe e gli attimi di smarrimento nel corso di eventi pubblici. Per cercare di recuperare terreno ha quindi pubblicizzato l’IRA in recenti spot televisivi. Inoltre, a partire dal passato mese di agosto ha visitato alcuni impianti di produzione per veicoli green e stazioni di ricarica.
Clean Energy for America, un gruppo di attivisti vicino ai democratici, sta riversando annunci in Michigan, Georgia e Carolina del Nord in cui i lavoratori parlano dei benefici dell’IRA. Lo ha ricordato il suo direttore esecutivo, Andrew Reagan. La strategia sembra abbastanza chiara: le parole contano poco, i fatti dicono che 128 miliardi di dollari sono collegati ai veicoli elettrici.
Kirsten Engel, una candidata democratica in un distretto dell’Arizona meridionale che si caratterizza per la cospicua presenza di strutture dedicate ai veicoli elettrici, ha sostenuto senza mezzi termini l’intenzione di spostare la discussione sui benefici della legislazione democratica a favore della mobilità sostenibile. Particolarmente evidenti proprio nella sua regione. Un tema che, del resto, era già emerso nei dibattiti pubblici con gli elettori. Tanto da spingerla a sostenere senza mezzi termini che è una questione cruciale della campagna.
Gli investimenti nell’elettrificazione sono ingenti, negli Stati Uniti
Occorre sottolineare che a partire dal 2015, gli investimenti nella catena di fornitura di veicoli elettrici e batterie nel Paese hanno superato i 165 miliardi di dollari. Secondo l’Environmental Defense Fund e la società di consulenza WSP la maggior parte sono avvenuti proprio nel primo anno di attuazione dell’IRA.
Il provvedimento propone un credito d’imposta agli acquirenti di veicoli elettrici assemblati in Nord America, incentivando an contempo progetti di energia pulita, ad esempio i parchi solari ed eolici. Si tratta di un tassello fondamentale nella strategia tesa al contrasto del mutamento climatico messa in campo dall’amministrazione Biden.
Molti di questi investimenti sono avvenuti in zone che fanno parte dei cosiddetti Stati chiave, quelli che secondo gli esperti sono destinati a dare il risultato finale delle presidenziali statunitensi. Il problema è che la spinta verso l’elettrificazione si deve scontrare in questo momento con la sostanziale stasi nella richiesta di veicoli green.
Una stasi che ha spinto molti produttori a rivedere le proprie strategie. In particolare sono stati Ford e General Motors a sospendere la propria produzione di auto elettriche, per non intasare i piazzali di stoccaggio. Mentre Tesla ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco dando luogo ad una politica sempre più aggressiva dal punto di vista commerciale. Il marchio californiano, infatti, ha dato vita ad una serie di tagli che, però, non hanno dato i risultati sperati. Mentre calavano le vendite, infatti, Tesla vendeva anche a prezzi più bassi, con un brusco ridimensionamento degli utili.
Meno veloce, ma l’elettrico continua a crescere
Se le vendite stanno frenando, al tempo stesso restano relativamente forti a livello statunitense. Nel corso del terzo trimestre dell’anno, infatti, per la prima volta hanno superato quota 300mila veicoli. Le previsioni indicano nel 50% la quota di auto elettriche nelle vendita del 2030. Almeno questi sono i dati rilasciati da RMI, un’organizzazione no profit.
Una situazione che anche i repubblicani devono tenere da conto. Tanto che nei territori che hanno beneficiato dell’indotto creato dai veicoli elettrici è difficile trovare un loro esponente che ne parli male. Anche quelli che sono diffidenti nei confronti della tecnologia che ne è alla base, sono costretti ad ammetterne i benefici ricevuti.
Il miglior esempio in tal senso è rappresentato da Jesse Williams, leader dei repubblicani della contea di Decatur in Georgia. Proprio lui ha dichiarato la sua paura di condurre veicoli dotati di batterie al litio, che potrebbero rivelarsi pericolosissime in caso di incidenti. Una paura che non gli impedisce di sostenere la creazione di un impianto dedicato alla produzione di batterie per veicoli elettrici da 800 milioni di dollari in costruzione nella sua comunità. Così come non ha problemi nel dichiarare benvenuti i crediti d’imposta che aiutano a portare l’impianto in quella che un’area a basso reddito.
Al tempo stesso, i candidati repubblicani hanno deciso di adottare un profilo basso, Cercano cioè di sminuire i successi dell’IRA e le potenzialità dei suoi sussidi, affermando che i risultati reali sono esaltati in maniera propagandistica dal governo. Ricordando anche che i materiali necessari per la produzione di veicoli elettrici, a partire da manganese e grafite, spesso provengono dalla Cina.
I repubblicani sostengono le preoccupazioni di United Auto Workers
Il dibattito è talmente complesso da dare vita a nuove e inedite alleanze. Se un tempo repubblicani e sindacati non erano propriamente dalla stessa parte della barricata, ora Trump e altri conservatori che non hanno problemi a sostenere le fonti energetiche e la mobilità tradizionale fanno addirittura appello alle preoccupazioni di United Auto Workers, il sindacato dei lavoratori dell’automotive.
Molti membri dell’UAW, infatti, non esitano ad esprimere diffidenza verso il full electric. Preoccupazioni che sono del resto motivate dal fatto che questi prodotti necessitano di meno manodopera in fase di montaggio rispetto ai modelli dotati di motore a combustione. UAW è molto forte nel Michigan, meno però negli stati del profondo Sud e nel Sud-Ovest.
È stata Anna Kelly, addetta stampa del Comitato Nazionale Repubblicano ad affondare il colpo più deciso contro l’attuale inquilino della Casa Bianca. Ha infatti affermato: “L’ossessione di Joe Biden per i veicoli elettrici aiuta la Cina, danneggia i consumatori e le famiglie americane, ed è una patetica non-soluzione all’impennata dei prezzi del gas sotto il suo controllo”.
Anche Trump, del resto, non si fa pregare per denunciare come del tutto errate le politiche sulla mobilità del governo. Il miliardario di nuovo in corsa per la presidenza ha infatti dichiarato, dal suo canto: “Ciò che sta accadendo ai nostri lavoratori del settore automobilistico è una vergogna assoluta e un oltraggio oltre ogni immaginazione”.
Se DeSantis non ha risposto a una richiesta di commento da parte di Reuters, occorre però sottolineare che anche lui è da tempo schierato contro le auto elettriche. Nel passato mese di luglio ha infatti affermato: “Perché vorresti rendere consapevolmente questo Paese dipendente da ciò che accade in Cina?” Le parole erano naturalmente rivolte a Biden.
La risposta di Biden
Biden, a sua volta, non è rimasto fermo a incassare i colpi degli avversari. Il portavoce della sua campagna elettorale, Kevin Munoz, ha infatti affermato che il piano di Trump significherebbe più posti di lavoro nella produzione di veicoli elettrici in Cina e meno posti di lavoro in America. Ecco le sue parole esatte: ” In poche parole: Trump avrebbe fatto perdere agli Stati Uniti la corsa ai veicoli elettrici contro la Cina e, se avesse fatto a modo suo, i posti di lavoro del futuro sarebbero andati alla Cina”.
Alcuni repubblicani, per non esporre il fianco a questo genere di argomenti, ha quindi deciso di adottare toni più sfumati. Come ha fatto Brian Kemp, governatore repubblicano della Georgia e avversario di Trump, che non ha mai nascosto la sua opposizione all’IRA. Ciò non gli ha impedito di pubblicizzare i crediti d’imposta a livello statale che hanno portato i produttori di veicoli elettrici nello Stato. Aggiungendo il suo auspicio che la Georgia diventi la vera e propria capitale della mobilità elettrica negli Stati Uniti.
Parola d’ordine: sfumare
Posizioni che obbligano gli stessi democratici a faticare per evidenziare il ruolo positivo svolto dalle politiche destinate ad incentivare lo sviluppo di un automotive sostenibile. A metterlo in rilievo è stata Wendy Davis, esponente democratica di Rome che vanta una lunga esperienza politica.
A essere vittima dell’importanza dell’IRA potrebbe essere più di un detrattore del piano. Spostando il focus all’Arizona, la sfida vedrà impegnati il democratico Engel e il rappresentante repubblicano Juan Ciscomani. Il secondo è stato letteralmente subissato di annunci elettorali in cui si attaccava la sua opposizione al provvedimento, pagati da Climate Power e dalla League of Conservation Voters.
Anche lui ha cercato di neutralizzare gli attacchi puntando sul pragmatismo: ha infatti generalmente accolto con favore i singoli progetti di veicoli elettrici e ha visitato uno stabilimento locale di veicoli elettrici, nel passato mese di agosto.