La questione relativa alla sicurezza delle auto elettriche sta diventando sempre più centrale nella discussione sulla mobilità sostenibile. Se è vero che da più parti si avversano i modelli ecologici a causa di prezzi troppo elevati, anche i rischi ad esse collegati stanno emergendo con grande forza. A porre il problema sono stati i molti episodi che hanno visto veicoli elettrici prendere all’improvviso fuoco, con conseguenze drammatiche per coloro che si trovavano al loro interno.
Nella discussione in atto ha deciso di intervenire anche una celebrità, quando si parla di automotive. Stiamo parlando di Jeremy Clarkson, presentatore di programmi come Top Gear e The Grand Tour che ne hanno fatto un’assoluta autorità, quando si parla di automotive. E come dovrebbe essere noto, quando un’autorità parla, è consigliabile ascoltare ciò che ha da dire.
Jeremy Clarkson: le auto elettriche sono pericolose
Le auto elettriche sono pericolose: ad affermarlo senza tanti giri di parole, come è del resto sua abitudine, è stato Jeremy Clarkson, durante un’intervista rilasciata a The Sun. Una chiacchierata in cui si affrontava il problema derivante da alcuni episodi degli ultimi tempi, riportati dai media, destando notevoli perplessità nell’opinione pubblica.
Clarkson, al riguardo, si è espresso in questo modo: “Per anni ho detto a tutti fino allo sfinimento che le auto elettriche non hanno abbastanza autonomia, che impiegano troppo tempo per ricaricarsi, che saranno sempre troppo costose e che non sono nemmeno molto ecologiche. Fortunatamente, la gente ora sta iniziando ad ascoltare, quindi è il momento di spostare un po’ la discussione su questo: le auto elettriche sono anche dannatamente pericolose”.
Un giudizio basato su quanto accaduto alla Freemantle Highway, un incendio avvenuto davanti alle coste olandesi all’interno della nave per trasporto veicoli registrata a Panama, che aveva ben 2.857 auto a bordo, di cui 25 elettriche. Episodio il quale, pur non essendo stato precisato nei contorni, è stato immediatamente attribuito alle fiamme sviluppatesi tra i veicoli elettrici e poi propagatesi agli altri.
Sul tema, Clarkson ha affermato: “Nessuno sa con certezza cosa l’abbia causato, ma trasportava 25 auto elettriche e gli esperti dicono che è probabile che una di esse avesse un pacchetto batteria difettoso. All’inizio di questo mese, più o meno la stessa cosa è accaduta su una nave cargo nel porto di Newark, nel New Jersey. Due vigili del fuoco sono morti mentre provavano a spegnere le fiamme. E poi c’era stata la Felicity Ace, che trasportava automobili alimentate da batterie agli ioni di litio quando prese fuoco nell’Oceano Atlantico e affondò. In totale, negli ultimi 20 anni si sono verificati dieci grandi incendi su navi che trasportavano auto elettriche. E non è colpa dell’acqua salata. Perché negli ultimi cinque anni, i servizi di emergenza sono stati chiamati a 753 incendi di veicoli elettrici solo nel Regno Unito”.
Agli episodi in questione ha poi aggiunto quello che ha visto protagonista la Lancia Delta Martini di Sebastien Loeb, nel corso del World Rallycross. L’episodio è avvenuto a Lydden Hill, nel Kent, con un incendio dovuto ad una batteria difettosa, il quale ha distrutto i box e bruciato due Lancia Delta Evo.
La critica alle batterie elettriche
L’invettiva di Clarkson ha a questo punto investito proprio le batterie. A giustificare il suo attacco quanto accaduto proprio durante la sua celebre trasmissione Grand Tour. Nel corso di una puntata, infatti, Richard Hammond ha fatto rotolare giù da una collina un veicolo elettrico, che ha continuato a bruciare per giorni una volta andato in fiamme. Inoltre, una volta spento l’incendio, lo stesso è ripreso, alimentato probabilmente dalle sostanze chimiche presenti nella batteria, durando per intere settimane.
Episodi che sono del resto soltanto la classica punta dell’iceberg, considerati i filmati ormai diventati virali che riprendono autobus o auto elettriche in preda a fiamme le quali non solo sono violentissime, ma tendono a propagarsi con straordinaria velocità.
Tanto da spingere il celebre giornalista ad una previsione: “È solo questione di tempo prima che un’auto elettrica prenda fuoco su un traghetto che attraversa la Manica o nel tunnel del Canale. O in un parcheggio sotterraneo. Ovviamente dopo, gli appassionati di auto elettriche continueranno a dire che anche le auto a benzina prendono fuoco, come accade ad Hollywood, e che le auto elettriche continuano ad avere un senso. Vero se sei stupido e buonista. Non è così vero se sei un bambino schiavo in Africa che lavora 24 ore su 24 estraendo il cobalto di cui hanno bisogno tutte quelle batterie per auto elettriche per funzionare correttamente”.
Una stoccata di carattere etico che forse dovrebbe far riflettere quella parte di opinione pubblica che pur di andare verso un trasporto sostenibile dal punto di vista ambientale sembra non intenzionata a interrogarsi sulle ricadute etiche dello stesso. Forse, però, è arrivato il tempo di farlo, prima che sia troppo tardi.
Auto elettriche: la discussione sta mutando di tono
L’attacco senza mezzi termini di Jeremy Clarkson avviene in un momento molto particolare. Se sino a qualche anno fa sembrava ormai accettato il mantra in base al quale l’auto elettrica è il futuro della mobilità, ora la discussione sta prendendo un’altra piega. Più matura e meno incline all’accettazione di dogmi imposti dall’alto.
I pareri che stanno ribaltando la narrazione ufficiale sono sempre di più e, soprattutto, si fondano su dati reali. In questo ambito va ad esempio ricordato la recente pubblicazione di “Overcharged Expectations: unmasking the true costs of electric vehicles”. Nello studio, redatto da Brent Bennett e Jason Isaac per Texas Public Policy Foundation, gli autori dimostrano dati alla mano come l’auto elettrica costi circa il 15% in più rispetto ai veicoli dotati di motore termico. La differenza non riguarda esclusivamente il prezzo di acquisto, ma anche i costi collegati all’alimentazione e alla manutenzione dei veicoli.
Dati che, del resto, sembra ormai siano stati accettati dagli stessi consumatori. Basta infatti dare uno sguardo ai dati delle vendite del mese di settembre nel Regno Unito, per una probante conferma. Dagli stessi, infatti, si evince che mentre il mercato sale del 21%, la percentuale relativa ai veicoli green flette addirittura di quattordici punti.
Una flessione che se da un lato è da addebitare ai prezzi troppo alti delle auto elettriche, dall’altro sembra confermare il ripensamento in atto nell’opinione pubblica. Tanto da spingere il Premier Rishi Sunak a spingere per posticipare il bando ai motori termici di cinque anni, rispetto alla deadline inizialmente posta al 2030. Una decisione la quale è stata imposta da una parte del suo stesso partito, che ha probabilmente fiutato la nuova situazione e deciso di non poterla ignorare. Anche perché le elezioni politiche si stanno avvicinando.