Lo scontro all’interno di Volkswagen sta assumendo toni di una certa durezza, che tendono a crescere giorno dopo giorno. Esemplificati da quanto accaduto nel corso della riunione del consiglio di fabbrica dell’impianto di Wolfsburg, cui avrebbero partecipato ben 20mila persone, almeno stando ai resoconti apparsi sui media.
Un incontro durante il quale è intervenuto anche il CEO del gruppo, Oliver Blume, mostrando comunque un notevole coraggio e quella voglia di metterci la faccia che non è merce comune nella grande industria. Un coraggio rimarcato del resto dall’abbondante messe di fischi che hanno salutato le sue parole, le quali sono suonate in pratica come l’ennesima conferma di una ricetta assolutamente sgradita ai lavoratori, quella dei tagli al personale e della chiusura di interi stabilimenti.
Volkswagen, la dura risposta del sindacato alle dichiarazioni dei dirigenti
La riunione del consiglio di fabbrica VW, ha evidenziato nel modo più vistoso possibile il vero e proprio stallo che si è formato sulla vertenza. Se Blume ha confermato le posizioni dell’azienda già note all’opinione pubblica, Daniela Cavallo non si è fatta pregare per sganciare una serie di bordate che sembrano attingere dall’ormai evidente fastidio di un gran numero di persone per quanto sta accadendo nell’automotive globale.
Occorre infatti sottolineare che IG Metall aveva proposto un piano che prevedeva notevoli risparmi, facendo però leva su una serie di misure assolutamente sgradite agli azionisti. A partire dalla mancata corresponsione dei dividendi, compreso naturalmente quello spettante alle famiglie Porsche e Piëch. Il rigetto di questo piano, però, ha fornito la migliore delle armi propagandistiche al sindacato.
Daniela Cavallo, infatti, dopo aver affermato che un vero compromesso richiede sacrifici da entrambe le parti, per poter essere definito tale, ha sganciato un vero e proprio siluro sulla controparte. Affermando, in particolare, nel corso di un’intervista rilasciata alla Frankfurter Allgemeine Zeitung la necessità di sacrifici anche da parte principali azionisti, che invece pretendono di continuare a ingrassare il proprio portafogli, a prescindere dalla delicata situazione vissuta dall’azienda. Un’affermazione assolutamente condivisibile, considerato come le famiglie indicate continuino ad accatastare un milione di euro a settimana sotto forma di dividendi azionari.
Queste le parole rilasciate dalla combattiva sindacalista di origine italiana alla FAZ: “Immaginate quanto segue: giocate alla lotteria. Ogni settimana. Sempre alla lotteria del sabato. E ogni sabato vincete un milione di euro alla lotteria. Dopo un anno, avreste 52 milioni di euro. Questa è la cifra che i nostri principali azionisti, Porsche e Piëch, hanno ricevuto in dividendi dal 2014. Solo negli ultimi dieci anni. Dal 2014 a oggi. Un lavoratore specializzato nell’industria tedesca, ad esempio qui alla VW, dovrebbe lavorare circa 100.000 anni per raggiungere quella cifra”.
Queste persone, sono le stesse che rifiutano di condividere sacrifici con lavoratori che, a loro volta, propongono addirittura di decurtarsi i propri stipendi per evitare le chiusure. Da qui ad affermare che l’ingiustizia sociale si eleva a sistema, posizione del resto espressa anche da Massimo Cacciari parlando a sua volta di Stellantis, ce ne passa poco.
E, del resto, proprio Stellantis sta mandando in onda uno spettacolo indecoroso in tal senso. Il suo ormai ex CEO, Carlos Tavares, se ne va infatti con una buonuscita pari a 100 milioni di euro. E lo fa dopo aver provveduto a mandare a casa circa 13mila lavoratori. A fronte dei sacrifici richiesti alle maestranze, però, si ergono i 23 miliardi che il tagliatore di teste portoghese ha procacciato agli azionisti sotto forma di dividendi. Il tutto mentre gli impianti italiani del gruppo sono ridotti praticamente a un deserto.
E per condurre in porto questo capolavoro, Tavares ha avuto per il solo 2023 uno stipendio pari a 36,5 milioni di euro, soltanto come retribuzione di base. Per Massimo Cacciari, durante “Otto e mezzo” (La7), è stato fin troppo facile fare un impietoso raffronto con quanto guadagnato a suo tempo da Vittorio Valletta.