Lucid, il giudice si schiera coi lavoratori e ne denuncia le attività antisindacali

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La decisione è stata presa dopo il licenziamento di due lavoratori per aver diffuso volantini di UAW
Dimostranti di United Auto Workers

Nella causa intentata contro Lucid da due lavoratori licenziati dall’azienda di auto elettriche, un giudice dell’Arizona ha deciso di schierarsi dalla parte di questi ultimi. Ha quindi accettato la tesi da loro avanzata, ovvero l’essere stati licenziati dopo aver tentato di portare il sindacato UAW all’interno della casa automobilistica.

La corte ha stabilito che i due erano stati “licenziati in parte a causa dell’animosità antisindacale” che caratterizza Lucid, accomunandola in questo a Tesla. Una vittoria di non poco conto per il sindacato United Auto Workers, che sta cercando di penetrare all’interno degli stabilimenti facenti riferimento alle case automobilistiche straniere, che arriva a poca distanza dalla sindacalizzazione dello stabilimento Volkswagen di Chattanooga.

Lucid, cosa sta accadendo

La causa in oggetto era stata presentata da un direttore regionale del National Labor Relations Board presso un tribunale distrettuale dell’Arizona. Il motivo alla sua base era il licenziamento di due lavoratori, Amie Begay e Chad Brewer, che secondo i ricorrenti sarebbe dovuto al fatto che stavano provando a far entrare il sindacato all’interno di Lucid.

Dimostranti di United Auto Workers

Una tesi accolta ora da un giudice della stessa corte, il quale ha emesso di recente un’ingiunzione temporanea contro l’azienda, per attività antisindacale. Tra le tante motivazioni accolte, quella relativa allo spionaggio condotto origliando le conversazioni dei dipendenti e l’aver espressamente complottato ai loro danni.

La vicenda è stata presa in affidamento da UAW in quanto, dopo la decisione di fare attività sindacale in Lucid, Chad Brewer aveva preso contatti con l’organizzazione che rappresenta i lavoratori del settore automobilistico. Da quel momento le attività del duo si erano intensificate, con la diffusione di materiale sindacale nel bagno e all’interno dell’area pausa. Era il gennaio del 2023 e mentre Begay stava discutendo con un collega interessato alle sue idee, un responsabile di produzione avrebbe origliato la conversazione.

Nel successivo mese di febbraio, ancora Amie Begay ha poi provveduto a distribuire altri volantini UAW, sorprendendo un superiore nell’atto di gettarne via alcuni. Proprio il giorno dopo, secondo quanto riportato nella ingiunzione temporanea contro Lucid, è arrivato il licenziamento. A giustificarlo il fatto di aver timbrato il cartellino prima dell’effettiva entrata nella struttura e due ore dopo aver lasciato la struttura l’8 novembre 2022.

Proprio i badge dei due lavoratori, peraltro, sarebbero stati sottoposti ad accurati report, tesi a verificare i loro movimenti all’interno dello stabilimento. Come si può facilmente notare, però, si tratta di un licenziamento a scoppio ritardato. Tale da portare acqua al mulino dei ricorrenti.

Una sentenza celebrata da UAW alla stregua di una grande vittoria

Per quanto concerne Brewer, il suo licenziamento è arrivato lo stesso giorno di Begay e la sua dichiarazione giurata riportava molte delle esperienze del suo partner sindacalizzato. Una similitudine che non è sfuggita al giudice.

Oltre ai fatti che hanno riguardato direttamente i due lavoratori, nel dispositivo della sentenza sono ricordati altri fatti che giustificherebbero la decisione finale. Ad esempio, viene citato il commento di un dirigente, il quale affermava senza mezzi termini la contrarietà all’arrivo del sindacato in fabbrica.

Auto elettrica Lucid

E, ancora, sarebbe stato richiesto ad un superiore di “assegnare ai dipendenti stipendiati di cui si fidava il compito di camminare nei bagni e in altre aree e raccogliere qualsiasi materiale informativo che veniva affisso e/o lasciato cadere su tavoli e panche durante ogni turno”.

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