Primi timidi segnali di ravvedimento da parte della Commissione Europea sulle normative messe in campo per favorire il Green Deal. Dopo la gragnuola di recriminazioni esternate dalle case automobilistiche europee, ora sembra che dalle parti di Bruxelles si stia iniziando a ragionare su come riuscire ad armonizzare il tutto, evitando in particolare il divergere tra gli interessi economici in ballo e la necessità di favorire la transizione verso un modello di mobilità leggera più rispettoso dell’ambiente. Almeno questo sembra trapelare dalle parole di Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo con la delega alla Prosperità e alla Strategia industriale, rilasciate nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. Una conversazione molto articolata, che sembra andare nella direzione voluta dalle case automobilistiche.
No alla revisione delle normative, lo stop alle termiche del 2035 non si tocca
“I target fissati non sono in discussione, ma la questione delle multe deve essere risolta in modo pragmatico per non penalizzare i produttori ai quali viene chiesto di fare molto”: queste le parole di Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo con la delega alla Prosperità e alla Strategia industriale, nel corso di un’intervista concessa al Corriere della Sera.
Parole che sono andate a commentare una precisa domanda sulla richiesta di Italia, Francia e Germania di eliminare le multe per il 2025. Dalle quali, emerge che, per l’ennesima volta, l’offensiva del governo italiano tesa a spostare l’UE su un terreno diverso si è rivelata un flop.
Contrariamente a quanto richiesto da diversi governi, dai costruttori e dal partito di maggioranza relativa al Parlamento Ue, il Partito Popolare Europeo, le normative esistenti non saranno riviste. E non ci sarà neanche un anticipo della clausola di revisione del regolamento europeo che di fatto impone lo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035.
Insomma, Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono ancora una volta partiti per suonare, finendo per essere suonati a loro volta. Ma su questo non c’erano eccessivi dubbi, considerato che il nostro Paese continua a subire in maniera passiva il dominio di Berlino e Parigi, muovendosi peraltro per obiettivi di bandiera che lasciano, in definitiva, il tempo che trovano.
Green Deal, sì alla semplificazione delle normative
Se le normative sono confermate, un’apertura sembra però trasparire dalle parole di Séjourné, il quale afferma: “Bisogna essere pragmatici: nelle prossime settimane, la presidente von der Leyen avrà un dialogo strategico con i produttori e l’intera filiera auto, compresi i subappaltatori. Sul tavolo ci saranno le difficoltà legate alla transizione: sono pronto a iniziare a lavorare sulla clausola di revisione nel 2025 in modo da essere pronti nel 2026, perché se iniziamo nel 2026, saremo pronti nel 2027. Quindi iniziamo a esaminare i problemi, come farà la presidente”.
Tirando le somme, se la strada che porta al 2035 è ormai tracciata e immodificabile, è invece possibile predisporre un cammino meno accidentato per arrivare alla meta. E il modo per farlo si tradurrebbe in una semplificazione delle normative.
A tal proposito, infatti, Séjourné afferma che nel corso dei prossimi mesi dovrebbe verificarsi uno choc a favore delle case e della filiera collegata. Queste le parole da lui pronunciate, al riguardo: “Gli industriali non mettono in discussione gli obiettivi climatici, ma contestano l’eccesso di burocrazia che comportano le transizioni che abbiamo chiesto loro di fare. Quindi, chiedono una maggiore semplificazione amministrativa e normativa ed è quello che daremo loro perché è un bene per le imprese, per l’occupazione, per l’economia”.
In poche parole, la Commissione ammette solo la necessità di mettere mano al ginepraio di regolamenti e norme. Con una implicazione di non poco conto, la risoluzione del problema multe. Che, in fondo, almeno al momento è quello che conta realmente per l’industria automobilistica europea, che rischia di andare a fondo ove tutto rimanga uguale.