L’UE vuole vietare la fibra di carbonio nelle auto, monta il nervosismo tra le case

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A svelare quanto sta accadendo è stato un rapporto di Nikkei Asia
Fibra di carbonio

Si va verso il bando alla fibra di carbonio, all’interno dell’eurozona? La domanda è diventata d’attualità nelle ultime ore, quando è stato divulgato un rapporto sulla questione. Un rapporto il quale afferma che il Parlamento europeo, cui spetta il compito di votare le leggi cui devono attenersi gli Stati che compongono l’UE, ha emanato una bozza di revisione della Direttiva sui veicoli fuori uso (ELV). Un documento il quale è incaricato di andare a regolare lo smantellamento e il riciclaggio dei veicoli in maniera tale da renderli più rispettosi nei confronti dell’ambiente. E che contiene una novità di non poco conto, destinato a provocare grande nervosismo nell’industria automobilistica: la fibra di carbonio viene infatti classificata, per la prima volta al mondo, alla stregua di un materiale nocivo.

La fibra di carbonio è molto utilizzata nell’industria automobilistica e non solo

Ci sono dei materiali che ormai da tempo sono stati classificati come pericolosi dall’Unione Europea. Nel novero vanno compresi ad esempio il piombo, il mercurio, il cadmio e il cromo esavalente. Nonostante ciò, il loro utilizzo è ancora consentito nel settore automobilistico, rilasciando esenzioni le quali non vengono però applicate ad altri beni di consumo.

Fibra di carbonio

Un destino molto diverso da quello che potrebbe presto toccare alla fibra di carbonio. Stando ad un nuovo rapporto sulla questione, il Parlamento di Bruxelles ha di recente varato una bozza di revisione della Direttiva sui veicoli fuori uso (ELV), che sfocerebbe nella messa al bando di questo materiale. Una decisione tale da destare non solo sconcerto, ma anche preoccupazione in molti settori industriali.

A provocarla il fatto che la fibra di carbonio trova ampia utilizzazione nell’industria aeronautica e in molte altre applicazioni, come le pale delle turbine eoliche. Oltre che nelle automobili e, anche se in misura minore, nelle motociclette. A consigliarne l’utilizzo è in particolare la sua maggiore resistenza rispetto all’acciaio e una leggerezza superiore di quella evidenziata dall’alluminio. Nonostante i maggiori costi rispetto ad entrambi i materiali concorrenti, derivanti dal fatto che la sua costruzione è molto più complessa e onerosa, in molti casi i suoi vantaggi vanno a superare largamente gli svantaggi.

Un mercato da miliardi di euro

La decisione dell’Unione Europea è destinata a provocare un comprensibile dibattito. A renderlo praticamente certo il fatto che al momento, il mercato mondiale della fibra di carbonio si attesta a 5,48 miliardi di dollari. Se questo è il dato relativo alla fine del 2024, occorre anche aggiungere che tale mercato dovrebbe crescere a un tasso medio annuo dell’11%. Tanto da raggiungere i 17,08 miliardi di dollari entro il 2035, secondo le stime della società di ricerca statunitense Roots Analysis.

E al suo interno, una parte significativa spetta alle automobili, che rappresentano dal 10% al 20% di tutte le applicazioni. A rivelarlo un rapporto elaborato da Nikkei Asia. Una percentuale la quale, peraltro, è destinata ad aumentare in maniera esponenziale. A spingere in tale direzione il fatto che i produttori di automobili stanno dando vita ad uno sforzo significativo nel tentativo di di ridurre il peso dei loro veicoli elettrici.

La fibra di carbonio è molto importante, per gli EV

Proprio a questo proposito, occorre ricordare che il peso extra dei veicoli elettrici rispetto ai veicoli a combustione interna è dovuto ad un semplice fatto: gli EV devono trasportare un pacco batterie di grandi dimensioni, il quale viene solitamente appoggiato sul pianale. L’utilizzo della fibra di carbonio in questi veicoli è quindi individuato come una soluzione ideale. In particolare dai produttori premium, per i quali il prezzo non rappresenta la priorità assoluta, stante il loro rivolgersi ad una clientela facoltosa e in grado di sostenere costi aggiuntivi pur di avere soluzioni migliori.

Mentre lo sono la maneggevolezza del veicolo e la sua autonomia, i quali sono compromessi dal peso collegato ai pacchi batterie. La fibra di carbonio è stata individuata nel corso degli ultimi anni come una soluzione ideale per andare incontro a queste esigenze. E il fatto che potrebbe essere messa al bando in UE andrebbe a danneggiare non poco l’industria automobilistica. In particolare quella del Giappone.

A rischiare maggiormente sono le marche nipponiche

A questo punto, è d’obbligo una domanda: per quale motivo l’Unione Europea considera pericolosa la fibra di carbonio? Il motivo è da ricercare nel fatto che viene legata con la resina. E nel procedimento di scarto i filamenti sono in grado di disperdersi nell’aria. Andando di conseguenza a causare pericolosi cortocircuiti nei macchinari. Ma, soprattutto, danni agli esseri umani che dovessero entrare in contatto con gli stessi. Un contatto il quale può avvenire, in particolare, con la pelle e le mucose.

Proprio il rapporto di Nikkei Asia indica tre aziende giapponesi tra le più danneggiate da un eventuale bando alla fibra di carbonio. Si tratta di Toray Industries, Teijin e Mitsubishi Chemical. Ovvero quelle che, insieme, detengono il 54% del mercato mondiale del materiale in questione. Per Toray Industries, in particolare, le automobili rappresentano il terzo segmento produttivo maggiore, dopo l’aeronautica e l’energia eolica.

E a rendere ancora più preoccupante quanto sta accadendo in sede UE, c’è il fatto che la metà esatta di tale mercato fa riferimento proprio all’Europa. Ne consegue un dato molto facile da comprendere: l’approvazione di una proposta di legge siffatta danneggerebbe in maniera molto significative le tre entità ricordate.

Non solo veicoli elettrici

Se per i veicoli elettrici, sono molti i marchi che utilizzano la fibra di carbonio, anche le auto a combustione interna o ibride sono interessate dalla questione. McLaren, ad esempio, con questo materiale realizza l’intero telaio delle sue supercar.

Fibra di carbonio

L’unica buona notizia collegata alla questione è da rintracciare nel fatto che, comunque, anche se l’UE decidesse realmente di bandire la fibra di carbonio, il provvedimento non entrerebbe in vigore prima del 2029. Nei quattro anni che ci separano da un eventuale divieto, i produttori dovrebbero cercare di individuare alternative in grado di rispettare le normative.

Oltre, naturalmente, a mettere in campo le solite azioni da parte dei propri lobbisti, per cercare di influire in maniera decisiva sulla votazione finale e provare a indirizzarla dalla loro parte. Una pratica che, naturalmente, sarebbero le aziende giapponesi citate o la McLaren, a incaricarsi di condurre.

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