Mazda i sedili bruciano e provocano addirittura lesioni, class action in arrivo

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La causa è stata presentata presso la Corte superiore della California, nella contea di San Francisco
Mazda 6

I sedili riscaldati sono sicuramente una bella cosa, soprattutto quando all’esterno dell’abitacolo il freddo è pungente. Il problema si presenta quando il calore emanato è eccessivo. Ed è esattamente quello che sta accadendo negli Stati Uniti, ove i sedili dei modelli datati 2018 della Mazda 6 tendono a surriscaldarsi. In maniera talmente forte da arrivare a provocare ustioni nei malcapitati occupanti delle vetture in oggetto. A sostenerlo sono i proprietari delle auto incriminate, i quali hanno di conseguenza deciso di intentare una class action nei confronti del marchio giapponese. Affermando che la casa era a conoscenza del difetto, ma non ha fatto nulla per evitarne le pericolose ricadute.

Mazda 6, i sedili si surriscaldano

I sedili delle Mazda 6 prodotte nel corso del 2018 sono soggette al surriscaldamento, sino a provocare ustioni a danno dei malcapitati occupanti. Questa è la tesi di una class action presentata contro il marchio giapponese, in cui i querelanti affermano che l’azienda era a conoscenza del difetto, senza però aver mai fatto nulla per provare a mettere i proprietari dei veicoli sull’avviso.

Interno Mazda 6

La causa è stata presentata presso la Corte superiore della California, nella contea di San Francisco, dalla querelante Kristine D., il passato 3 settembre. La donna sostiene di aver riportato gravi ustioni e cicatrici a causa del difettoso funzionamento del riscaldamento dei sedili all’interno del suo veicolo Mazda. Alla causa si sono poi accodati altri utenti i quali sono andati incontro ad analogo problema.

Gli avvocati che si muovono dietro la class action, inoltre, affermano che Mazda era a conoscenza del problema ormai da diversi anni. In questo lasso di tempo, però, la casa nipponica non ne ha mai fatto cenno, probabilmente convinta che fosse inutile avvisare i consumatori del potenziale pericolo, per il danno il quale ne sarebbe sortito a livello di immagine. Il danno lo hanno quindi patito coloro che hanno saggiato di persona il difetto segnalato.

Un danno il quale ha interessato, sempre stando all’esposto, “migliaia di cittadini della California, compresi i querelanti, a rischi per la sicurezza, vendendo consapevolmente ai consumatori veicoli difettosi che presentano gravi rischi per la sicurezza e valgono meno di quanto dichiarato”.

Ora resta da stabilire se si sia trattato di una condotta fraudolenta

Mazda, in particolare, è accusata di aver adottato una “condotta fraudolenta”. Lo avrebbe fatto promuovendo, pubblicizzando e commercializzando la funzionalità, nonostante fosse a conoscenza di un “difetto correlato alla sicurezza” che avrebbe potuto danneggiare gli utenti. La stessa querelante sostiene del resto che non avrebbe acquistato la Mazda 6, o l’avrebbe comunque pagata di meno, nel caso in cui avesse saputo dei sedili difettosi. Una tesi effettivamente condivisibile, alla luce del buon senso.

Mazda 6

I querelanti, chiedono ora un processo con giuria, in cui Mazda dovrà rispondere per responsabilità oggettiva (mancata avvertenza), responsabilità oggettiva (prodotto difettoso), violazione della garanzia espressa, violazione della garanzia implicita, responsabilità per negligenza del prodotto, falsa dichiarazione per negligenza, frode di common law e violazione della legge sulla concorrenza sleale per il codice commerciale e professionale della California.

Naturalmente, tutti coloro i quali hanno deciso di aderire alla class action chiedono un congruo risarcimento. In particolare, chiedono danni compensativi, tra cui mancati guadagni, perdita di capacità di guadagno in futuro, spese mediche e altri danni economici per “lesioni gravi, dolore e sofferenza, disabilità, menomazione fisica, angoscia mentale e aggravamento di una malattia o difetto fisico”. A cui vanno aggiunti anche i danni relativi alla “perdita di capacità di godere della vita sostenuta in passato e da sostenere in futuro”.

Per la casa nipponica si prospetta quindi un notevole danno in termini di reputazione. Anche nel caso in cui la causa dovesse essere rigettata, sarà infatti complicato indurre i consumatori a credere che realmente il difetto in questione non sia mai stato riscontrato dai tecnici della casa.

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