Troppe risorse messe in campo, pochi positivi concreti effetti, specie per il complicato settore delle auto elettriche. Gli incentivi non hanno prodotto quanto previsto. Vista anche l’entità dei cosiddetti Ecobonus, poteva risultare anche prevedibile. A partire dal 2025, dunque, l’Italia vedrà la fine degli incentivi statali per l’acquisto di nuove auto.
La scelta è confermata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha chiarito il nuovo approccio durante un’interrogazione parlamentare. Con la Legge di Bilancio che ha ridotto del 80% il Fondo Automotive, il Governo ha deciso di dirottare i fondi rimanenti verso lo sviluppo della componentistica, considerata un’eccellenza del Made in Italy da tutelare, lasciando da parte i bonus che nel corso del 2024 sono stati diretti al consumatore.
L’intento dichiarato del Governo è di puntare su misure di sostegno industriale per rafforzare il tessuto produttivo interno e far fronte alle sfide del mercato. Secondo Urso, il periodo degli incentivi per i consumatori “non ha prodotto i risultati sperati” nel tempo. Tra il settore auto in generale che necessitava ripresa e la transizione elettrica che ha avuto un rallentamento, e il Governo si impegna adesso a trovare soluzioni che abbiano un impatto più diretto sulla competitività delle imprese italiane del settore.
Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha ribadito la posizione ufficiale, rispondendo così alle associazioni di categoria che avevano espresso preoccupazione per il taglio del Fondo Automotive e che avevano chiesto di riflettere attentamente sulla decisione. Tali enti considerano, infatti, il supporto al mercato automobilistico cruciale per accompagnare la transizione energetica, in cui l’Italia è in ritardo rispetto agli standard di altri paesi europei.
Oltre alle misure sul fronte nazionale, Urso ha dichiarato l’intenzione di accelerare la revisione delle normative del Green Deal Ue, prevista per il 2026, spingendo per un aggiornamento già nel 2025. Una revisione che faticherà a giungere a compimento in anticipo, anche se sotto la pressione di diversi Paesi europei.
Urso ha sottolineato che l’obiettivo di decarbonizzare “non deve comportare la perdita delle attività industriali”, e ha messo in guardia sui rischi di riduzione della capacità produttiva e dei livelli occupazionali. Si tratta di effetti pesanti arrivati proprio in seguito ai limiti concreti attuali nella direzione (auspicabilmente) green dell’industria del Vecchio continente. I produttori europei si trovano sotto forte pressione, e senza un riequilibrio normativo si rischiano tagli alla produzione e sanzioni pesanti. Il salasso complessivo potrebbe ammontare a circa 17 miliardi di euro, un’autentica mazzata al settore auto.