La sicurezza rappresenta un dato estremamente importante, per gli utenti stradali. I pericoli che corrono ogni giorno alla guida di un’autoveicolo, oppure mentre alloggiano al suo interno, rende assolutamente necessario uno sforzo supplementare per le case automobilistiche, al fine di garantirla per quanto possibile. Un compito il quale ha visto il conseguimento di buoni risultati nel corso degli ultimi anni. Reso possibile anche dall’impiego delle tecnologie di ultima generazione.
I minivan, in particolare, sono una classe di veicoli progettati con una grande attenzione nei confronti del trasporto di intere famiglie. Proprio l’utenza cui si rivolgono dovrebbe tradursi, a rigor di logica, in una grande attenzione nei confronti della sicurezza. Non è però così, nonostante quanto si pensa generalmente al riguardo e ad affermarlo è l’Insurance Institute for Highway Safety (IIHS).
Proprio questo ente, di recente, ha proceduto ad una serie di test su quattro dei minivan più popolari per capirne i reali livelli di sicurezza. I risultati che sono scaturiti da queste prove, però, suonano tutt’altro che rassicuranti. Andiamo quindi a cercare di capire meglio come siano stati condotti i test e, soprattutto, i risultati che ne sono scaturiti.
Minivan, i test dell’IIHS
Notoriamente, i minivan non concedono molto in termini di estetica. Proprio da qui si potrebbe dedurre che preferiscano sacrificare questo aspetto ad uno che è molto più importante, all’atto pratico, la sicurezza. In effetti la gran parte dell’opinione pubblica è convinta che questa classe di veicoli sia in grado di offrire qualcosa di più quando si tratta di proteggere la propria utenza, ovvero le famiglie.
A smentire almeno in parte questo assunto è ora l’Insurance Institute for Highway Safety, un ente no profit statunitense finanziato dalle compagnie d’assicurazione. Proprio l’IIHS ha proceduto di recente all’effettuazione di una serie di test che hanno visto come oggetto quattro tra i minivan più popolari in assoluto. I modelli in esame sono la Chrysler Pacifica, la Kia Carnival, la Toyota Sienna e la Honda Hodyssey.
I risultati sono stati definiti preoccupanti e non a torto. Per quanto riguarda la sicurezza dei sedili posteriori, verificata con crash test frontale sovrapposto, Chrysler Pacifica, Kia Carnival e Toyota Sienna non sono riuscite a raggiungere un risultato di rilievo. Tanto da essere classificate, a sorpresa, “marginali”. Mentre non è andata molto meglio alla Honda Hodyssey, che ha ottenuto come valutazione “scarsa”. Proprio l’IIHS ha scoperto come il rischio di lesioni mortali sia ora più elevato per coloro che occupano i sedili posteriori, rispetto a quelli che corrono i passeggeri dei seggiolini anteriori.
Come è stato effettuato il test
Il test in questione, viene effettuato tramite il posizionamento di un manichino da parte degli ingegneri dell’IIHS. Un manichino il quale va a riprodurre le dimensioni che caratterizzano di solito un bambino di 12 anni. Una volta che questo sia stato immesso all’interno del veicolo sul sedile posteriore, il minivan (o altro veicolo sottoposto al test) viene sottoposto a crash test contro un blocco fermo.
Per poter ottenere una valutazione “buona”, occorre che il manichino riesca a non riportare danni, ovvero lesioni, alla testa, al collo, al torace oppure all’altezza delle cosce. Inoltre, deve restare in posizione corretta, con la testa posizionata dopo l’urto ad una distanza di sicurezza dallo schienale del sedile anteriore. Nessuno dei quattro veicoli sottoposto all’esame è riuscito a conseguire una valutazione di questo genere.
I risultati, nel dettaglio
Se, infatti, tutti i minivan sono stati in grado di garantire una buona protezione a favore di chi occupa i sedili anteriori, al contempo hanno mostrato grande vulnerabilità a carico dei passeggeri alloggiati sui sedili posteriori. In particolare, questi ultimi erano tutti esposti a lesioni al torace derivanti da forze eccessive o da cinture mal posizionate. Soltanto la Sienna è dotata di pretensionatori delle cinture di sicurezza e limitatori di forza, un vantaggio il quale, però è stato annullato dal fatto che il manichino tendeva a scivolare sotto la cintura addominale, mentre la cintura toracica lo faceva verso il collo.
Per quanto riguarda Carnival e Pacifica, il difetto riscontrato riguarda in particolare la pratica assenza di limitatori. Una lacuna tale da tradursi in un trasferimento eccessivo di forza a carico del petto del manichino. Il modello di Chrysler, inoltre, non è riuscito ad attivare l’airbag a tendina di cui è pure dotato. Mentre per la Kia è stata riscontrata dall’IIHS una forte propensione a causare lesioni alla testa o al collo. Ancora peggio, però, è uscita la Honda Hodyssey, poiché nel suo caso il manichino si è visto sottoposto alle maggiori sollecitazioni in termini di forza a carico di testa e collo. Inoltre ha permesso alla testa di avvicinarsi in maniera molto pericolosa allo schienale del sedile anteriore.
Un risultato sorprendente, per i minivan
Il risultato dei testi portati avanti dall’Insurance Institute for Highway Safety si è rivelato quasi una Caporetto per i marchi coinvolti. Si è inoltre rivelato estremamente sorprendente, anche alla luce di un precedente studio dello stesso ente, il quale si era concluso con un giudizio molto diverso. In quell’occasione, infatti, era stato dimostrato che le auto di grandi dimensioni come: SUV, minivan e pick-up sono in grado di garantire una maggiore protezione rispetto ad altri veicoli, in caso di incidente grave. In particolare, si rivelano in grado di far registrare tassi di mortalità tendenzialmente più bassi.
L’analisi dell’IIHS è andato a coprire in quell’occasione un arco temporale di 3 anni, quello dal 2015 al 2018, prendendo come base di indagine le autovetture prodotte fra il 2014 e il 2017. In totale furono esaminati 147.324 incidenti mortali, analizzando in parallelo i risultati dei crash test delle vetture coinvolte nei sinistri. Le statistiche erano invece riferite al solo guidatore e corrette in base a età e sesso dello stesso. Non contemplavano però una serie di variabili un certo rilievo come la velocità di marcia, i chilometri percorsi quotidianamente, le condizioni della strada e lo stato psicofisico dello stesso.
Le conclusioni della ricerca furono riassunte all’epoca dal Senior Vice President of Vehicle Research dell’IIHS Joe Nolan: “Le auto piccole offrono meno protezione al conducente in caso d’incidente e patiscono gravi conseguenze negli impatti con vetture più grandi a causa della loro massa ridotta”.
Una tesi del resto confermata dai dati ufficiali, secondo i quali 9 dei 20 veicoli con il tasso di mortalità più basso, nel periodo in esame, erano quelli meno importanti in termini di massa. Mentre i numeri erano risultati abbastanza confortanti proprio nel caso dei minivan. Questa classe di veicoli, infatti, vedeva un numero di vittime pari a 22 per ogni milione di modelli immatricolati. Un risultato che, ora, sembra però da riprendere in considerazione.