Brutte notizie per i circa 3mila lavoratori della fabbrica Audi di Bruxelles. Le indiscrezioni lanciate dal quotidiano belga De Tijd, relative all’ormai imminente offerta di NIO sullo stabilimento sono infatti state oggetto di una decisa smentita da parte del marchio cinese.
“Come può NIO sostenere le spese per una fabbrica se non ci riesce Audi?” Questa è la frase pronunciata dal CEO della casa orientale, William Li, che butta secchiate di acqua sull’articolo in questione. Sono quindi bastate appena 24 ore per spegnere sul nascere le voci che davano l’azienda cinese ormai in picchiata sul sito produttivo di Vorst, dove attualmente viene prodotta l’Audi Q8 e-tron.
Resta quindi in pericolo lo stabilimento che il Gruppo Volkswagen intende dismettere. Il tutto mentre i lavoratori interessati hanno già avviato le azioni tese a protestare contro la sempre più probabile perdita del posto di lavoro.
NIO non è intenzionata a rilevare lo stabilimento Audi di Bruxelles
La dichiarazione rilasciata da William Li non sembra lasciare spazio a ripensamenti. Chi pensava che NIO potesse puntare sul sito Audi di Bruxelles per aggirare i dazi messi in preventivo dall’Unione Europea è stato decisamente smentito. Resta naturalmente da capire se la decisione è definitiva o se ci sono invece margini di trattativa.
In effetti, proprio la questione dei dazi di Bruxelles sembra essere in questo momento il convitato di pietra sullo sfondo. Se aprire stabilimenti in Europa, ipotesi di cui è al momento accreditata BYD sembra essere una necessità per i produttori di auto elettriche del Dragone, il governo di Pechino ha lanciato un “invito” a non investire in Europa.
A molti questo invito è sembrato un vero e proprio avvertimento. In pratica, se l’UE si dispone ad una soluzione negoziata in grado di accontentare tutti, in un modo o nell’altro, oppure gli investimenti cinesi, che pure sarebbero preziosi in un momento in cui si parla apertamente di licenziamenti nell’automotive continentale sono destinati a restare un sogno.
Anche l’ipotesi di BYD, del resto, sembra andare nella direzione voluta da Pechino. L’azienda sarebbe infatti in trattative con quel governo ungherese che si è dimostrato aperto ormai da tempo nei confronti del gigante asiatico. E, peraltro, Viktor Orban è una sorta di bestia nera per l’UE, rendendolo quindi ancora più gradito al governo cinese, al di là delle differenze ideologiche tra i due Paesi.
NIO, la priorità al momento è il lancio di Onvo
Mentre sembrano cadere le voci sull’acquisizione dello stabilimento di Bruxelles, NIO sta concentrando le proprie forze sul lancio del nuovo sub-brand Onvo. Il marchio riservato alla fascia di veicoli elettrici a basso costo, infatti, ha appena presentato in Cina la sua L60, un SUV coupé elettrico medio cui è affidato l’impegnativo compito di sottrarre preziose quote di mercato alla Tesla Model Y.
Le consegne sul mercato interno avranno inizio il prossimo 28 settembre e saranno caratterizzate da una politica commerciale estremamente aggressiva. I prezzi partiranno da 49.900 yuan (circa 19mila euro) e sembrano perfetti per raggiungere lo scopo, soprattutto se rapportati alle specifiche del modello. Alle motorizzazioni, trazione posteriore da 326 CV o integrale da 462, si vanno a mixare una batteria base da 60 kWh a 800 Volt per 555 chilometri di autonomia e una più potente da 85 kWh che porta la percorrenza massima a 730 chilometri.
Cosa accadrà ora a Bruxelles?
La smentita di NIO è naturalmente destinata a provocare scoramento tra i circa 3mila lavoratori al momento impegnati nello stabilimento di Vorst. Lo spettro del licenziamento è condiviso con molte altre migliaia di colleghi delle altre fabbriche Volkswagen, tra cui quelle tedesche.
Le voci che hanno iniziato a circolare nel corso delle ultime ore adombrano l’ipotesi di ben 30mila licenziamenti. Numeri che stanno naturalmente mettendo in fibrillazione il mondo politico, soprattutto in un momento in cui le ali di destra e sinistra stanno mietendo consensi.
Il governo tedesco sembra essersi improvvisamente risvegliato dal torpore e per bocca del suo vice presidente, Robert Habeck, responsabile anche per l’Economia, ha aperto all’ipotesi di nuovi incentivi per le auto elettriche. Resi indispensabili dal vero e proprio crollo delle stesse sul mercato interno. Ora, però, è una vera corsa contro il tempo.