Oltre alle auto elettriche, c’è di più per Tesla. Il colosso americano ha incassato 1,68 miliardi di euro nel 2023 dalla vendita dei crediti di carbonio ai concorrenti che non riescono a rispettare i limiti di emissioni di anidride carbonica (CO2). Si tratta di un primato assoluto per la creatura di Elon Musk, che finisce di continuo sotto le luci dei riflettori. Il modo audace di approcciare la mobilità è unico nel suo genere. Non solo propone vetture a zero emissioni, ma studia anche la guida autonoma, un’altra frontiera fondamentale nello sviluppo dei veicoli del domani. Nell’ultimo rapporto emerge, però, un aspetto di solito tenuto in minor rilievo, capace di sostenere l’attività della compagnia texana. Nel 2022 il guadagno era stato di 1,59 miliardi e nel 2021 di 1,37 miliardi.
Tesla: la cessione dei crediti di carbonio rimpingua le casse
I “finanziatori occulti” di Tesla sono sempre costruttori automobilistici, nello specifico chi produce principalmente vetture a benzina e diesel. La transizione verso forme meno impattanti sull’ecosistema procede a ritmi frammentari. Se i player della filiera evidenziano all’unisono l’importanza di cambiare il core business, il presente vede la diffusione delle BEV ancora molto limitata, soprattutto in certe aree. Noi italiani dovremmo saperlo bene, giacché costituiscono una nicchia limitata. A frenarle, una serie di fattori, tra cui gli elevati prezzi di listino. Un “particolare” (quasi) trascurabile altrove, ad esempio nell’area scandinava, dove il reddito medio è superiore al nostro, ma qui i problemi si avvertono notevolmente. La rete di infrastrutture è, a sua volta, ancora piuttosto scarsa.
Il successo commerciale di Tesla nel 2023 ha raggiunto il punto più alto con la Model Y, la best seller mondiale. Nessuna rivale, diretta o indiretta, è riuscita a registrare lo stesso numero di immatricolazioni, spinte dalla guerra dei prezzi. Il ritorno economico pare avvalorare la tesi dei detrattori, tra cui figura anche capi d’industria di eccellente profilo. Ad esempio, Carlos Tavares, CEO di Stellantis, aveva respinto la tesi di unirsi alla battaglia, poiché contrasterebbe col principio di restituire dei lauti dividendi agli azionisti.
Considerazioni valide, almeno nel caso del conglomerato, nato nel 2021 dalla fusione tra FCA e PSA. Ma ogni caso fa storia a sé. L’attività di Tesla è sostenuta dal business dei crediti di carbonio, una fonte di guadagno rilevante, destinata a mantenere un ruolo centrale pure nel prossimo futuro. Ergo, la compagnia non è esclusivamente un produttore di BEV, bensì un player di alto profilo nel comparto delle emissioni. Il rendimento è dovuto in parte alla capacità di sfruttare le opportunità correlate al servizio principale. La strategia verrà forse adottata da altre aziende specializzate nella fabbricazione di BEV in futuro.