Northvolt lancia la sua batteria al sodio: più economica e sostenibile delle altre, ha una cella da 160 Wh/kg

Ippolito V
Batteria al sodio Northvolt

Il passaggio all’era elettrica apre molte opportunità per gli operatori di settore e non solo. Northvolt, produttore svedese di batterie per lo stoccaggio di energia e per le auto elettriche, ha ufficialmente avviato la produzione della sua nuova cella della batteria agli ioni di sodio, mirando a sostituire le attuali sostanze chimiche a base di litio. Northvolt, tra i leader mondiali del settore, rappresenta un punto di riferimento nella tecnologia europea, solitamente dominata dalle compagnie asiatiche. I loro elevati standard, frutto di un processo di produzione accurato e di una forte capacità innovativa, hanno stabilito nuovi standard nel campo.

Il passo avanti consolida il ruolo del colosso scandinavo nella creazione di accumulatori ecologici, anche se ci sono ancora sfide da affrontare nel settore. Mentre l’Oriente procede rapidamente, l’Europa continua a rimanere indietro, e compensare il gap richiederà anni, principalmente con tecnologie provenienti dalla Cina. Secondo stime del gruppo Volkswagen, Pechino ha un vantaggio di due o tre anni. Anche se si faceva riferimento ai costruttori di veicoli, è evidente la posizione dominante nelle attività connesse.

La presentazione della nuova cella agli ioni di sodio in Europa apre nuove prospettive, destinata non solo ai sistemi di accumulo di energia ma anche a settori come i trasporti, incluso quello delle vetture completamente elettriche. Vediamo quindi le peculiarità della batteria al sodio, le ragioni per cui potrebbe essere preferibile rispetto alle unità tradizionali, le caratteristiche distintive della creazione di Northvolt e le potenzialità future.

Le batterie agli ioni di sodio: soluzione in ascesa per i veicoli elettrici economici

Batteria al sodio Northvolt

Di recente, le batterie agli ioni di sodio hanno guadagnato notevole popolarità come possibile soluzione per veicoli elettrici a basso costo. Il prezzo elevato rimane un ostacolo significativo alla diffusione delle BEV nel mondo, specialmente nei Paesi con redditi medi più bassi, come l’Italia. Le famiglie con un bilancio limitato possono esitare nella scelta, nonostante la crescente consapevolezza ecologica, evidenziata dai positivi risultati delle ibride, più accessibili rispetto alle auto completamente elettriche. L’avvento delle BEV è ancora recente, e quindi c’è la necessità di trovare soluzioni per contenere i costi di produzione. Molte aziende stanno cercando risposte efficaci che possano realmente promuovere l’adozione delle tecnologie.

Gran parte delle soluzioni proviene dai Paesi orientali, principalmente dalla Cina, che ha anticipato i cambiamenti nel settore automobilistico. Gli imprenditori locali hanno investito nella nuova direzione del settore motori, e ora stanno cominciando a raccogliere i frutti di questi sforzi, prevedendo un’espansione massiccia in Europa. L’ambiente favorevole ha spinto molti produttori a delocalizzare la realizzazione delle BEV. Un esempio è la Gigafactory di Tesla a Shanghai, un punto di eccellenza per la straordinaria velocità di produzione, che supera quella dei concorrenti.

Grazie al costo ridotto della manodopera, è stato possibile commercializzare modelli a prezzi relativamente accessibili. Il colosso americano ha tagliato significativamente i prezzi, aumentando notevolmente le vendite, mettendo in difficoltà la concorrenza che cerca di tenere il passo con la sua crescita esponenziale. Dalla stessa zona proviene la BEV più economica venduta nel nostro mercato, la Dacia Spring, offerta a 21.000 euro, a un prezzo migliore della cugina Renault Twingo, acquistabile a 22.000 euro. Tuttavia, in Europa, si punta a una risalita dei prezzi. È evidente con il lancio della nuova Citroen e-C3 a 23.900 euro, senza considerare promozioni e incentivi statali. Durante la presentazione ufficiale, i dirigenti della Citroen hanno sottolineato con orgoglio che questi modelli saranno prodotti negli impianti europei. Tra un paio di anni sarà disponibile anche una versione entry level a 20.000 euro.

La batteria al sodio: una rivoluzione potenziale nel settore energetico

In questo periodo di “caccia al risparmio”, si propone la batteria al sodio. La sua convenienza dipende da vari fattori, a partire dal fatto che il sodio è abbondante sulla Terra ed è economico da estrarre, a differenza del litio, del nichel, del cobalto o della grafite, elementi essenziali per gli accumulatori agli ioni di litio. Entrambi appartenenti al gruppo dei metalli alcalini, litio e sodio condividono diverse proprietà, permettendo l’utilizzo delle strutture preesistenti nella produzione degli accumulatori al litio. Ciò rende le batterie al sodio meno costose da ottenere, influenzando direttamente il prezzo finale delle BEV, che dipendono fortemente dai costi delle batterie per l’energia.

Sono, infatti, la componente più costosa, rendendo l’iniziativa potenzialmente rivoluzionaria. Un vero e proprio game changer. È un peccato che, fino ad ora, la diffusione sia stata limitata dalla minore densità energetica rispetto ai sistemi tradizionali, interessando principalmente veicoli di piccole dimensioni. Tuttavia, Northvolt ha sviluppato una tecnica innovativa per superare tali limitazioni. L’approvazione per la sua realizzazione conclude un processo continuativo e fruttuoso, inizialmente progettato per le celle agli ioni di sodio per l’accumulo stazionario.

Innovazione nelle batterie al sodio: la nuova cella di Northvolt

Il nuovo prodotto della società svedese, la cella Northvolt, si presenta come un’innovazione rilevante nel panorama delle batterie al sodio. Rispetto alle tecnologie di accumulo energetico tradizionali, la cella offre un’energia di densità superiore a 160 Wh/kg, avvicinandosi ai livelli degli accumulatori agli ioni di litio LFP, confermando la sua competitività sul mercato delle batterie.

Ciò che rende la soluzione unica è la combinazione di sicurezza, efficienza economica e sostenibilità. L’uso di minerali abbondanti come il ferro e il sodio riduce notevolmente l’impatto ambientale, evitando materiali come litio, nichel, cobalto e grafite. Il design innovativo adotta un anodo in carbonio duro e un catodo basato sul bianco di Prussia, una variante sodica del blu di Prussia. Il materiale si dimostra ideale per gli elettrodi delle batterie grazie al suo elevato potenziale, alla capacità teorica e alla ridotta tossicità.

Peter Carlsson, fondatore e CEO di Northvolt, si mostra entusiasta per questa tecnologia, considerandola una pietra miliare nella transizione energetica. La sua visione di un futuro più sostenibile e accessibile in ogni parte del mondo trova espressione nell’innovazione, che potrebbe rivelarsi preziosa anche in contesti climatici impegnativi, come il Medio Oriente, l’India e l’Africa.

Attualmente, CATL, azienda cinese, sta lavorando per sviluppare una batteria che punti a raggiungere una densità energetica di circa 200 Wh/kg, mentre BYD Co. ha recentemente annunciato una joint venture per la costruzione di uno stabilimento di batterie al sodio a Xuzhou.

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