La Suzuki Jimny è un’altra potenziale vittima delle normative europee sulle emissioni nocive. La produzione della piccola fuoristrada del marchio giapponese è infatti stata messa in pausa per non violare i limiti imposti dall’UE ed esporre l’azienda a multe rilevanti. Limiti che, peraltro, continuano ad essere criticati non solo dalle case automobilistiche, ma anche da alcune parti politiche interne alla stessa UE.
In attesa di decisioni sul suo destino, Suzuki ha però deciso di celebrare un commiato che si augura temporaneo. Per farlo ha varato una edizione speciale, la Jimny Mata, che sarà composta da soli 150 esemplari e sarà messa in vendita dal prossimo 30 novembre. Della 4×4 di Hamamatsu si è comunque parlato anche nel corso della presentazione della eVitara.
Suzuki Jimny: quale sarà il suo futuro, se ne avrà uno?
Quindi, la Suzuki Jimny si trova al momento sospesa per aria, in attesa di conoscere il proprio destino. Una condizione che, naturalmente, favorisce la discussione al suo proposito. Come è avvenuto nel corso della presentazione della versione elettrica di Vitara.
In quella occasione, infatti, ad affrontare il tema è stato il massimo responsabile del brand nipponico, il presidente Toshihiro Suzuki, il quale ad una precisa domanda ha risposto in questo modo: “Per sopravvivere potrebbe usare gli e-fuel o i biocarburanti”. Quindi non elettrico, ma termico, potrebbe essere il futuro del piccolo fuoristrada della casa orientale.
In tal modo ha praticamente spazzato via le indiscrezioni che si erano diffuse nel passato e relative ad una possibile elettrificazione, anche parziale se non totale, della Jimny. Il numero uno di Suzuki, però, sembra tagliare la strada all’arrivo di un powertrain con batterie. Tanto da affermare: “Se facessimo una Jimny Bev, andrebbe persa l’essenza del modello stesso”. Il riferimento è ad una delle peculiarità del fuoristrada, la leggerezza che ne valorizza la guida una volta abbandonate le strade asfaltate.
Da qui, discende la seconda parte del discorso di Toshihiro Suzuki: “Secondo noi, per garantire la sopravvivenza della Jimny dobbiamo utilizzare e-fuel o biocarburanti con il motore attuale”. Come si può notare, quindi, un pensiero tale da andare in palese controtendenza rispetto ai trend dell’attuale mercato. Coerente, però, con una visione sempre più manifesta dell’industria nipponica.
Il futuro dell’automotive è il multi-percorso?
Le dichiarazioni rilasciate dal presidente di Suzuki non sono effettivamente così sorprendenti. L’automotive nipponico, infatti, sembra deciso ad incamminarsi verso un approccio tecnologicamente neutro alla transizione ecologica.
Se a livello istituzionale, soprattutto nell’Unione Europea, è sempre più di moda il paraocchi, Toyota e le consorelle giapponesi stanno provando a dare vita ad un percorso diverso. In particolare dando luogo ad alleanze in grado di agevolare strategie multi-percorso. Ovvero non chiudendo la strada ad alcuna ipotesi, almeno per il momento, e confidando in nuove soluzioni tecnologiche in grado di spianare la strada verso una transizione energetica più soffice.
In questa ottica c’è posto anche per quei motori termici che in Europa si cerca di espellere ad ogni costo, anche a costo di mettere a rischio milioni di posti di lavoro. Per farlo, la strada potrebbe essere proprio quella che prevede l’utilizzo di combustibili sintetici o di biocarburanti. In questa ottica, anche la Jimny potrebbe tornare a rivestire un ruolo nelle strategie commerciali della Suzuki. Una strada effettivamente interessante e, soprattutto, più fondata su quel buon senso che i furori ideologici cercano di espellere dalla nostra vita quotidiana.
E proprio per non essere vittima di questi furori, Suzuki ha anche deciso, in queste ore, di abbandonare il pool con la Toyota ed entrare in quello con la Volvo. Il motivo della decisione è da ricercare nel fatto che il brand svedese vende più veicoli elettrici rispetto a Toyota. In tal modo rende più facile il superamento della tagliola normativa ed evitare multe molto salate.