Per la prima fabbrica italiana di batterie EV in arrivo una pioggia di fondi

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L’impianto sarà costruito a Teverola, in provincia di Caserta
ricarica EV

Per la prima fabbrica di batterie EV Made in Italy si prospetta una vera e propria grandinata di finanziamenti. Sono infatti ben 150 i milioni di euro che FIB, la controllata dal Gruppo Seri, il quale sta realizzando la prima gigafactory italiana di accumulatori per veicoli elettrici, è riuscita a far convergere sul proprio progetto. Fondi che andranno a coprire una parte di rilievo dei 505 milioni di investimento necessari per iniziare l’attività a Teverola, in provincia di Caserta.

L’impianto di Teverola produrrà 8 GWh di batterie

Il nuovo impianto campano, il primo nel suo genere lungo il territorio peninsulare, andrà ad ospitare una produzione che, a pieno regime, si attesterà a 8 GWh all’anno di batterie al litio-ferro-fosfato (LFP) e litio-manganese-fosfato (LMFP), con anodi di grafite e celle prismatiche. Accumulatori i quali saranno destinati non solo ad auto elettriche e veicoli industriali, ma anche al trasporto pubblico, alla difesa, alle imbarcazioni e ai sistemi d’accumulo.

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In un futuro ancora da precisare, peraltro, la fabbrica è destinata ad essere affiancata da una linea pilota per il riciclo di materiali a fine vita, la cui capacità andrà ad attestarsi a 50 tonnellate giornaliere. Mentre si profila sullo sfondo anche la produzione di batterie allo stato solido, probabilmente quando questa tecnologia avrà dimostrato di poter reggere sul mercato e fare concorrenza agli alimentatori già esistenti.

Per quanto attiene al presente, l’impianto, che è stato battezzato “Teverola 2”, si incaricherà di allargare la produzione dell’attuale linea pilota, indicata a sua volta come “Teverola 1”. E al cui interno sono al momento prodotti 0,3 GWh all’anno di batterie LFP con celle soft pouch ad alta intensità energetica che sono indicate in italiano come “celle a sacchetto”.

Celle a sacchetto: di cosa si tratta?

Le celle a sacchetto sono una delle alternative che si vanno profilando alle tradizionali celle cilindriche agli ioni di litio per auto elettriche. Caratterizzate da una una forma appiattita hanno visto la luce nel corso del 1995, ad opera di un’azienda statunitense, la Li-Polymer. Estremamente flessibili, il loro utilizzo originario era indirizzato all’elettronica di consumo. Con il passare del tempo, però, si sono affermate anche per i sistemi di stoccaggio e gli EV.

Come è consuetudine per tutte le batterie agli ioni di litio, evidenziano la presenza di un anodo, un catodo, un separatore e un elettrolita. L’anodo e il catodo, in pratica l’elettrodo negativo e positivo, vengono rivestiti con materiale conduttivo. Il separatore è a sua volta posizionato tra di essi affidandogli il compito di impedirne il contatto. Mentre all’elettrolita spetta l’incarico di fungere da mezzo per la movimentazione degli ioni da un polo all’altro nel corso dei cicli di carica e scarica.

Le celle a sacchetto, presentano al loro interno una serie di strati affiancati, i quali una volta sigillati formano un’unità compatta simile nella forma ad un sacchetto, da cui traggono il loro nome. Il polo negativo e il polo positivo possono essere collegati esternamente mediante due linguette fuoriuscenti dal sacchetto. Questi alimentatori si fanno apprezzare per alcuni vantaggi evidenti, a partire dallo scarso ingombro e dalla leggerezza.

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Doti particolarmente indicate per l’utilizzo nell’elettronica di consumo. Vantano inoltre un design flessibile, tale da rendere possibile il massimo di libertà ai progettisti, adattandosi a forme irregolari. E, ancora, evidenziano una maggiore densità energetica rispetto ad altri tipi di celle, con valori che possono oltrepassare il 90%. Inoltre, l’affiancamento degli strati senza eccessive sovrapposizioni le rende più convenienti in termini di costi. Caratteristiche che, come si può facilmente immaginare, le rendono attraenti per il modello di mobilità basato sull’elettricità.

Un’operazione resa ancora più rilevante da un contesto di mercato sempre più complicato

I fondi entrati nelle casse di FIB, sono ancora più apprezzabili se si considera che arrivano in un momento di mercato estremamente complicato. Acuito nel corso degli ultimi giorni da fattori geopolitici che sembrano fare da preludio a mesi difficili. È stato Vittorio Civitillo, amministratore delegato di Seri Industrial, a mettere in risalto questi aspetti. Queste le parole da lui pronunciate, al riguardo: “È stata un’operazione complessa, in un contesto di mercato e geopolitico difficile.

Per poi aggiungere: “Il sostegno ricevuto dalle principali banche italiane ed europee e da CDP e SACE rafforza la nostra convinzione che il sistema bancario e le istituzioni devono sostenere le imprese italiane ed europee per favorire la loro competitività e per ridurre un evidente gap tecnologico, figlio di politiche industriali troppo attendiste; stiamo assistendo ad una epocale fase di transizione energetica e industriale, che rischia di travolgere un sistema produttivo che non è stato finora capace di adattarsi, in tempo utile, ad un cambiamento che è oramai irreversibile, che è inutile tentare di fermare o rimandare”.

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