Gli ioni di litio sono largamente dominanti, al momento, per quanto concerne le batterie per le auto elettriche. È possibile trovarne con chimiche di vario genere, tra cui litio-ferro-fosfato (LFP), nichel-manganese-cobalto (NMC), e nichel-cobalto-alluminio (NCA). Sono però ritenuti soltanto un primo passo verso le batterie del futuro, come dimostra la continua ricerca di alternative. Puoi seguire il nostro dibattito sulle batterie come mezzo di locomozione sul nostro Forum.
Tra quelle di cui si è parlato maggiormente nel corso degli ultimi anni, ci sono le batterie agli ioni di sodio. Rispetto alle concorrenti sembrano in effetti offrire alcuni vantaggi di non poco conto, a partire dai costi più ridotti. Cui si aggiunge la maggiore sicurezza e il fatto che per la loro realizzazione è previsto l’apporto di materiali facilmente reperibili, a differenza delle terre rare.
Sin qui, tutto bene. Gli alimentatori agli ioni di sodio, però, presentano anche alcune limitazioni che occorre tenere presenti, prima di puntare decisamente su di loro. La prima delle quali è rappresentata dalla modestia delle prestazioni. Un limite il quale potrebbe comunque essere perdonato, sinché i prezzi delle concorrenti viaggiano su livelli elevati. La situazione, però, sembra sul punto di imboccare la strada esattamente opposta. Lungo la quale gli ioni di sodio potrebbero mostrare grandi limiti.
Lo studio che rimescola le carte
Sino ad ora si è pensato che le batterie agli ioni di sodio siano destinate ad un utilizzo su larga scala, in ottica futura. Un convincimento il quale, però, sembra destinato a lasciare il campo ai dubbi. A suscitarli è Evelina Stoikou, analista senior della Bloomberg New Energy Foundation, che dall’alto della sua specializzazione nel campo dello stoccaggio energetico, può vantare credenziali in grado di dare sostanza a quanto sostenuto.
Secondo lei, infatti, sino ad ora sono stati messi in sottordine alcuni problemi che, al contrario, sono in grado di destare non pochi dubbi riguardo a questa tecnologia. Ha infatti affermato: “Gli ioni di sodio hanno fatto notizia quando i prezzi del litio erano molto alti, subito dopo le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla pandemia Covid-19 e dalla guerra in Ucraina, che ha avuto un impatto sul nichel. Ma ora le cose stanno cambiando”.
Perché questo mutamento? Il motivo è da ravvisare nel fatto che i prezzi delle batterie agli ioni di litio, dopo essere aumentati in maniera significativa nel corso del 2022, sono tornati ad una dinamica in calo che è del resti tipica degli ultimi anni. Tanto che, al momento, si trovano al minimo storico e lasciano intravvedere ulteriori cali che potrebbero portarle sotto i 100 dollari/kWh entro il 2027.
A questa prima eccezione, la Stoikou ne ha poi aggiunta un’altra: “Gli ioni di sodio sono generalmente in concorrenza con le LFP. Entrambi hanno una densità energetica inferiore rispetto ai prodotti chimici a base di nichel. Di conseguenza, il sodio è più adatto alle applicazioni che non hanno requisiti energetici molto elevati: sistemi di stoccaggio e microcar”.
Un ruolo di nicchia
Stando a quanto affermato dalla Stoikou, sembra proprio che le batterie agli ioni di sodio, contrariamente a quanto affermato da altre fonti, sarebbero destinate a ritagliarsi un semplice ruolo di nicchia nel settore della mobilità sostenibile.
Se saranno utilizzate nei sistemi di accumulo e in quello delle microcar e dei quadricicli leggeri a zero emissioni, potrebbero invece faticare non poco ad affermarsi nel settore automobilistico. A frenarne la diffusione la modestia in termini di prestazioni e la rinnovata concorrenza degli ioni di litio, il cui abbassamento dei costi spingerebbe le case produttrici a preferirle.
Una parziale eccezione in tal senso potrebbe arrivare dalla Cina. Mentre gli utenti stradali occidentali, nel caso in cui arrivino finalmente auto elettriche economiche saranno portati a preferire quelle in grado di conseguire standard minimi di termini di autonomia. Standard che sarebbero comunque più facili da conseguire utilizzando gli ioni di litio. Almeno questa è la situazione che si va prefigurando, per il momento.
I pareri contrari sulle batterie a ioni di sodio
Se questo è il parere di Evelina Stoikou, occorre comunque ricordare che ce ne sono altri che vanno in direzione esattamente contraria. Ad esempio, in uno studio che è stato pubblicato all’interno di National Library of Medicine del governo statunitense si definiscono questi alimentatori alla stregua di una vera e propria “stella nascente”.
Mentre in Cina non ci si limita alle parole, ma si sta passando direttamente ai fatti, con la prossima commercializzazione della tecnologia. Se già un paio di modelli sono alimentati dagli ioni di sodio, CATL ha avviato la sperimentazione, mentre BYD sta costruendo un impianto dedicato alle batterie agli ioni di sodio nella Cina orientale. L’investimento iniziale, pari a 1,4 miliardi di dollari non sembra confermare quanto affermato dall’analista senior di Bloomberg New Energy Foundation.
Non meno interessata appare poi l’Europa, ove nel mese passato l’azienda svedese Northvolt ha affermato di aver compiuto notevoli progressi, dando vita ad una batteria agli ioni di sodio per l’accumulo di energia in grado di evidenziare una densità pari a160 Wh/kg, tipica di alcune batterie LFP.
C’è poi un altro dato che sembra prefigurare un futuro radioso per questa tecnologia. Il sodio, infatti, può essere reperito con grande facilità in ogni parte del globo, all’interno di salamoie e sali di roccia. Uno studio pubblicato su ScienceDirect afferma poi che i materiali precursori degli ioni di sodio sono particolarmente abbondanti anche in regioni del pianeta dove altre materie prime per le batterie sono complicati da reperire. A partire proprio dagli Stati Uniti, che potrebbero quindi essere interessati a sviluppare batterie agli ioni di sodio per ridurre la propria dipendenza dalla Cina. Non resta quindi che attendere i prossimi anni per vedere chi avrà avuto ragione.