Pichetto Fratin senza freni: imporre l’auto elettrica ai costruttori è un’idiozia

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Le parole sono state pronunciate nel corso dell’Hydrogen Forum 2024 tenutosi a Venezia
Gilberto Pichetto Fratin

L’offensiva del governo Meloni contro la transizione energetica sembra destinata a crescere d’intensità. A fornire le avvisaglie in tal senso è stato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Lo ha fatto nel corso dell’Hydrogen Forum 2024 tenutosi a Venezia, con queste parole: “Al 2035 il motore elettrico sarà il motore principale, perché è più facile da fare. Non è logico che la politica fissi il vincolo alla tecnologia”.

Sin qui nulla da eccepire, considerato che ormai è del tutto chiaro come all’interno dell’UE ci sia una vera e propria spaccatura su questo tema. Non contento, però, il ministro ha poi aggiunto il classico carico da undici: “Quando nel 2019 l’Unione Europea ha detto che nel 2035 dovevano esserci solo motori elettrici ha detto un’idiozia”. Un linguaggio non propriamente suadente, tale da far capire come la discussione in atto potrebbe presto prendere direzioni inattese.

Pichetto Fratin: fissare vincoli alla tecnologia è un’idiozia

La frase incriminata è stata espressa nella mattinata del 18 ottobre dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, a margine del Venice Hydrogen Forum di Venezia. Per fissare meglio il contesto, sarà comunque meglio riportare le dichiarazioni per esteso, partendo dall’esordio “Quando la politica vuole fissare la tecnologia, come ha fatto l’Unione Europea cinque anni fa, o sono dei maghi, e allora non dovrebbero fare i politici, o altrimenti è un fallimento, come è stato un fallimento l’Unione Sovietica dei bei tempi”.

Auto elettrica in ricarica

Il ministro ha poi proseguito a passo di carica: “L’Ue ha fatto un provvedimento che è un’idiozia. Uso questo termine perché mi sono occupato di automobili tutta la vita e dico che io sono convinto che al 2035 il motore elettrico sarà il motore principale, perché ha sette volte di pezzi in meno, cioè è più facile da fare. Ma quando dico principale dico che avrà il 50, 60, 70% del mercato. Non è logico che la politica fissi il vincolo alla tecnologia che il ricercatore, lo scienziato mi dà”.

A cosa è dovuto il nervosismo di Pichetto Fratin?

Quando si usano termini impropri, come in questo caso, è evidente il trattarsi di segnali di nervosismo. E nel caso di Pichetto Fratin questo stato d’animo sarebbe del tutto giustificato, alla luce del quadro preoccupante in cui versa l’industria automobilistica europea, ed italiana in particolare.

Due giorni prima della dichiarazione in questione, infatti, l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha provveduto a comunicare lo stop della produzione a novembre in molti stabilimenti in Italia. Nelle ore successive, si sono poi diffuse le indiscrezioni sulle nuove strategie produttive del gruppo, tali da poter essere considerate un risultato del modo in cui è stato incardinato il Green Deal. Stellantis, per centrare gli obiettivi climatici del 2025 ed evitare il pagamento di multe, venderà meno modelli termici.

Auto elettrica in ricarica

Una decisione che fa capire come le pene di Mirafiori e degli altri stabilimenti italiani del gruppo siano tutt’altro che terminate. Tanto che si torna a parlare di licenziamenti, contro cui il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, si dichiara pronto alle barricate.

Il problema dei biocarburanti

Le parole di Pichetto Fratin vanno anche inquadrate nella situazione in cui si è trovata l’Italia in ambito comunitario. In particolare occorre ricordare come il voto favorevole al divieto di vendere nuovi modelli termici dal 2035 sia passato con il voto favorevole della Germania. Che per fornirlo aveva visto premiati gli eFuel cari alla propria industria automobilistica, ottenendo una deroga in tal senso.

L’Italia si era invece astenuta, a causa del diniego europeo sui biocarburanti, su cui puntano le imprese del Belpaese. Considerato come la sua battaglia fosse stata condotta in concerto con Berlino, il risultato ottenuto è stato vissuto come uno smacco. Cui ora si cerca di porre riparo con una nuova strategia sempre più aggressiva. Al termine della quale si potrebbe scoprire che il vero obiettivo, del tutto condivisibile peraltro, è proprio quello di far rientrare dalla finestra quei biocarburanti usciti dalla porta.

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