Pooling, Suzuki divorzia da Toyota e si unisce a Volvo

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In tal modo sarà meno complicato rientrare nei target ambientali UE per il 2025
Suzuki eVitara

La questione relativa ai target dell’Unione Europea in tema di emissioni collegate al traffico continua a caratterizzare la discussione nel settore automotive. Molte case, infatti, per cercare di evitare il pagamento di multe estremamente salate, si stanno muovendo freneticamente in vista del 2025. Tra di esse anche Suzuki, spinta a farlo dalla precedente esperienza del 2020, quando la casa nipponica ha dovuto versare una cifra pari a 160 milioni di euro, stando alle indiscrezioni trapelate sulla questione, proprio per aver sforato i limiti indicati dalla normativa. La speranza alla base di questo movimentismo è naturalmente quella di non doversi sottoporre ad un nuovo salasso sull’altare dell’auto elettrica eretto in ambito UE. E per farlo, Suzuki sta cercando di approfittare di tutte le scappatoie offerte dalle regole UE. A partire dal pooling.

Suzuki ha comunicato all’UE la decisione di lasciare il pooling con Toyota per passare a Volvo

Suzuki ha deciso di varcare il Rubicone e per farlo ha cambiato imbarcazione. Il marchio giapponese, infatti, ha comunicato alla Commissione Europea la decisione di mutare la propria strategia per riuscire a gestire al meglio la delicata questione dei limiti da non sforare per quanto concerne le emissioni di CO2.

Suzuki Vitara

A testimoniare questo mutamento di strategia è la documentazione che è stata resa disponibile dalle autorità di Bruxelles. Dalla quale emerge che per riuscire a restare nei limiti indicati dalla normativa Cafe, Suzuki intende sì sfruttare il pooling, ma cambiando socio. Non più Toyota, con cui era alleato in precedenza, bensì Volvo e Polestar. Ritenuti con tutta evidenza dalla casa di Hamamatsu partner più affidabili dell’azienda connazionale nell’ottica di evitare multe che si preannunciano di grande rilievo.

Per capire meglio il piatto preparato dall’Unione Europea, basta in effetti ricordare le cifre prospettate da ANIA, l’associazione dei costruttori europei guidata da Luca de Meo. È stato proprio il CEO di Renault, qualche settimana fa, ad affermare che le sanzioni verso cui vanno le aziende che vendono auto lungo l’eurozona, potrebbero sforare la quota astronomica dei 15 miliardi di euro. Per evitare di dover versare queste cifre, che le metterebbero in ulteriore difficoltà, stanno quindi studiando strategie sempre più complesse. Come ha fatto, ad esempio, Stellantis, decidendo di stoppare per il momento la vendita di modelli provvisti di motore termico. O come ha fatto in precedenza proprio Renault, privilegiando la strada dei modelli ibridi plug-in.

Cos’è il pooling e a cosa serve

Cos’è il pooling cui intendono ricorrere alcune case per evitare sanzioni salatissime? In pratica è uno strumento non solo consentito, ma anche regolato dalle normative sulle emissioni, tale da consentire ai costruttori automobilistici di unire le proprie flotte al fine di rientrare nei limiti indicati a livello continentale. Chi è in grado di sfruttarlo, di conseguenza, può evitare il pagamento delle multe relative a eventuali sforamenti o, comunque, riuscire a contenerne l’incidenza sui propri bilanci.

Suzuki Ignis

La decisione presa da Suzuki può suonare sorprendente solo per un motivo. Fino all’anno passato, infatti il legame con il marchio connazionale era giustificato da motivazioni di carattere industriale: due dei modelli che commercializza lungo il vecchio continente sono prodotti proprio sotto l’egida del primo costruttore globale.

Un legame il quale, però, risulta meno conveniente ove si tratti di affrontare la questione delle emissioni in ambito UE. Come ricordato da Automotive News Europe, Volvo produce una percentuale maggiore di auto elettriche rispetto al totale venduto, rispetto a Toyota. In tal modo rende più agevole a Suzuki il compito di scendere sotto la soglia limite, in modo da evitare sanzioni molto rilevanti.

Al riguardo, basta ricordare come secondo le indiscrezioni circolate al proposito, nel 2020 Suzuki ha dovuto versare all’Unione Europea 160 milioni di euro. Ovvero il corrispettivo dello sforamento operato rispetto agli obiettivi ambientali dell’epoca, anche se l’azienda non ha mai rilasciato dichiarazioni ufficiali, al proposito.

A confermare la tesi di Automotive News Europe è comunque stato Takahiko Hashimoto, responsabile delle soluzioni BEV della Suzuki. Questa la dichiarazione rilasciata nel corso della presentazione della nuova Vitara a batteria: “Abbiamo deciso di fare un pool con Volvo perché vendono più veicoli elettrici in Europa di Toyota, quindi abbiamo più spazio per essere conformi con le normative”.

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