Porsche snobba la Germania: la gigafactory delle batterie in America

Ippolito V
Porsche cambia idea sulla Gigafactory: anziché in Germania, come inizialmente stabilito, il complesso sorgerà negli Stati Uniti
Porsche HQ

C’è chi scende e c’è chi sale. Se gli Stati Uniti guadagnano in appeal per i produttori automobilistici, la Germania sta perdendo attrattività. La decisione di Porsche di costruire la sua Gigafactory oltreoceano conferma appieno questa nuova tendenza, dettata anche dalle politiche favorevoli applicate dall’amministrazione Biden.

Fino a pochi anni fa, le auto elettriche venivano viste di cattivo occhio dai cittadini, considerate poco virili. È stupefacente notare come il sentiment popolare sia cambiato in così poco tempo. Una buona parte del merito va attribuita a Tesla, che domina sulla concorrenza negli USA. Nessuna rivale, nemmeno nomi storici come Ford, Cadillac o Chevrolet, riesce a reggerne il passo. Per loro rimangono solo le briciole, mentre l’azienda di Elon Musk sa sempre generare interesse mediatico.

Porsche in America: scelta controversa per la gigafactory delle batterie

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Nel caso di Porsche, il complesso per la realizzazione di batterie avrebbe dovuto inizialmente prendere piede in Germania a Baden-Württemberg. Benché una decisione definitiva sia ancora da prendere, a breve il consiglio di sorveglianza si esprimerà a riguardo e fonti vicine sono convinte che ci sarà un cambio di piani. La capacità produttiva della struttura sarà di 20 gigawattora, equivalente a un parco di 150.000-200.000 vetture all’anno, mentre l’investimento necessario di un miliardo di euro. Una spesa significativa, che tuttavia non dissuade Porsche. I provvedimenti delle istituzioni politiche lasciano pensare che sia la scelta giusta, per evitare di perdere competitività sulla scena globale. Nel Vecchio Continente i veicoli a combustione interna saranno banditi dal 2035, malgrado alcuni esponenti di Porsche ipotizzino un rinvio, considerata la scarsa diffusione finora riscontrata.

Oltre a Porsche, anche altre due compagnie concorrenti hanno concluso che gli Stati Uniti sono il luogo ideale per costruire le loro Gigafactory. Da un lato, BMW ha espanso l’impianto di Spartanburg, nella Carolina del Sud, con una spesa di 1,7 miliardi di euro. Dall’altro, Audi sta valutando la costruzione del primo stabilimento specializzato negli Stati Uniti.

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La delocalizzazione delle imprese tedesche verso gli Stati Uniti è dovuta a diversi fattori: sussidi, clima favorevole e mercato in crescita spingono in questa direzione. Questo crea una situazione poco piacevole in Germania, dove il trend attuale prevede la perdita di posti di lavoro e investimenti, oltre a una radicata deindustrializzazione. Di conseguenza, le autorità nazionali devono monitorare da vicino gli sviluppi della situazione, pronte a intervenire qualora i timori si rivelino fondati.

Il ripensamento di un colosso come Porsche costituisce un duro colpo da incassare. Mentre gli USA diventano un polo sempre più competitivo, la Germania deve reagire tempestivamente, altrimenti potrebbe essere troppo tardi. Tra le misure che potrebbero essere adottate ci sono sussidi alle compagnie, semplificazione delle procedure burocratiche, potenziamento delle infrastrutture e della formazione, e promozione della ricerca e dello sviluppo di tecnologie innovative.

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