Nel passato mese di settembre la Cina ha esportato nell’Unione Europea oltre 60mila veicoli elettrici. Si tratta del secondo livello più alto di spedizioni mai registrato sino ad oggi. A spiegare questo dato è l’approssimarsi dei dazi aggiuntivi emanati dall’Unione Europea nei confronti delle auto elettriche cinesi, previsti per il 31 ottobre. Una mossa che è spiegata dalla Commissione Europea con la necessità di difendere l’industria automobilistica europea, la quale sta però incontrando grande resistenza da parte della stessa, in quanto rischia di provocare più problemi di quanti ne risolva.
Aumentano le spedizioni di auto elettriche cinesi in Europa, in vista del 31 ottobre
Secondo i dati doganali, nel corso del passato mese di settembre le case automobilistiche della più grande economia asiatica hanno spedito in Europa ben 60.517 veicoli elettrici. Destinati ai 27 Paesi che formano il blocco commerciale europeo, portano al 61% l’aumento rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
A superare questo risultato, a livello storico, è soltanto quello risalente all’ottobre del 2023. In quella occasione i veicoli interessati erano stati addirittura 67.455 veicoli e in quella occasione a giustificare il dato era stato l’annuncio da parte della Commissione Europea relativo all’avvio di un’indagine sulle sovvenzioni che il governo di Pechino riserva ai veicoli elettrici prodotti all’interno del territorio cinese.
Nel passato mese di giugno, l’UE ha introdotto dazi provvisori e ha richiesto alle aziende interessate di accantonare garanzie. In quello di agosto, però, i funzionari hanno precisato che il blocco non le avrebbe riscosse retroattivamente.
Il 4 ottobre, infine, gli stati membri hanno espresso il loro parere positivo per l’imposizione di nuove tariffe fino al 35%, in aggiunta al canonico 10% che già grava sulle importazioni. In quella occasione, però, si è registrata una vera e propria spaccatura. Se dieci Paesi tra cui Francia, Italia e Polonia hanno approvato la misura, un numero maggiore si è espresso contro o si è astenuto. Tra i contrari, spicca la presenza della Germania, preoccupata delle possibili ritorsioni di Pechino, che andrebbero a colpire la propria industria automobilistica, dipendente per circa un terzo dalle esportazioni sul territorio del gigante asiatico.
A cosa è dovuto l’aumento delle spedizioni da parte dei produttori cinesi?
Con l’avvicinarsi del 31 ottobre, sembra sempre meno probabile la risoluzione per via diplomatica di una guerra commerciale vista con estremo fastidio dalle stesse case, a partire da quelle occidentali. Una guerra che ha peraltro poco senso, alla luce della necessità di favorire la diffusione delle auto elettriche lungo il territorio europeo. Se il Green Deal, ovvero la transizione verso una mobilità ad emissioni zero, è il reale obiettivo UE, aumentare il prezzo delle auto cinesi, quelle più a buon mercato presenti al momento lungo il vecchio continente, non sembra la strada migliore per favorirlo.
Il governo di Pechino ha cercato di proporre come soluzione alternativa un prezzo minimo per i modelli cinesi intorno ai 30mila euro, ipotesi però non accettata da Bruxelles. Ove le trattative non andassero a buon fine, la Cina emetterebbe analoga sanzione nei confronti dei modelli europei. Un atto che andrebbe a discapito di BMW, Mercedes e Volkswagen, che già sono in evidente difficoltà sul mercato più importante del mondo.
L’impennata delle spedizioni suggerisce l’ipotesi che i produttori cinesi di veicoli elettrici danno ormai per scontato il mancato accordo. E sperano per tale via di evitare i dazi. In ogni caso, alcuni di loro hanno già affermato di non essere intenzionati ad aumentare i prezzi, almeno per ora.
I dazi, in effetti, potrebbero rallentare, ma non certo scoraggiare quelli intenzionati ad espandersi in Europa. Le auto cinesi possono spesso essere vendute a un premio maggiore rispetto a quello che possono ottenere in patria, con margini più ampi.
Inoltre, BYD prevede di avviare la produzione in Ungheria e Turchia, mentre altri produttori, tra cui Xpeng e Zeekr, il marchio di veicoli elettrici premium della Zhejiang Geely Holding Group Co., hanno già espresso l’intenzione di localizzare la produzione. Con Chery pronta a sbarcare in Italia con un centro di progettazione, che potrebbe sorgere a Torino.