Protezione o ritorsione? La Cina adotta misure contro l’Europa

Ippolito V
La Cina è pronta a prendere contromisure in favore dei suoi marchi nel caso in cui l’Europa comminasse delle sanzioni
BYD

La Cina ha rapidamente acquisito un ruolo di primo piano nel panorama automobilistico globale, al punto da allarmare le realtà tradizionali. Mediante una campagna costituita da forti investimenti e un mercato locale di dimensioni sconfinate, la Repubblica del Dragone ha un futuro radioso davanti. Il Vecchio Continente rappresenta il prossimo obiettivo per l’espansione delle aziende, che però si scontrano con le resistenze e le possibili misure di contenimento dell’Europa.

Tensione tra Europa e Cina: Pechino blinda i suoi marchi dalle barriere commerciali.

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A metà del 2023, il Parlamento dell’UE ha avviato un’indagine circa eventuali pratiche di dumping attuate da Pechino, accusata di voler danneggiare i brand europei attraverso prezzi particolarmente bassi. L’impressione di molti è che intenda replicare la stessa pratica adottata nel settore dei pannelli fotovoltaici. Foraggiando le proprie imprese, il gap di prezzo ha spinto le start-up europee a chiudere i battenti. A questo punto, su pressione della Francia, le istituzioni comunitarie hanno pensato di intervenire. Nel frattempo, la Cina ha respinto le accuse e annunciato il sostegno alle sue compagnie per contrastare le eventuali misure della controparte.

Secondo la tesi perorata da fonti esperte in materia, il Paese asiatico risponderà forse alle sanzioni attraverso un piano composto da vari punti, tra cui l’introduzione di tasse speciali sugli esemplari importati o il sostegno a chi delocalizza la fabbricazione nel suo territorio. Certi marchi, come Audi e Cupra, hanno già reso nota la delocalizzazione di alcuni modelli. In precedenza, hanno indicato la via Volvo, parte integrante del gruppo Geely, e Tesla, pronta a costruire la Gigafactory di Shanghai.

Nei piani della Cina vi sono anche altri mercati, tra cui gli Stati Uniti. Le istituzioni governative sono in procinto di adottare delle risposte alle manovre protezionistiche con il sostegno finanziario alle sue imprese e la creazione di catene di approvvigionamento più efficienti. La sfida è un tema complesso, con implicazioni significative per ciascuna parte coinvolta. Tra le possibili conseguenze figurano la riduzione della competitività dei costruttori tradizionali, l’aumento dei prezzi di listino e la perdita dei posti di lavoro. Inoltre, una fuga di massa è uno scenario ipotizzabile, specie se lo Stato orientale attuerà i provvedimenti mormorati. Occhio, infine, alle relazioni commerciali.

Auto Cina

Per farsi trovare pronta, l’Europa ha il compito di agire su vari fronti. Innanzitutto, è cruciale investire in ricerca e sviluppo, al fine di incrementare l’appetibilità nel panorama internazionale. Stringere delle partnership aiuterebbe a velocizzare i tempi di messa in pratica di determinati programmi. In aggiunta, aiuterebbe il rafforzamento delle politiche di difesa del mercato italiano e la ricerca di un dialogo con la Cina, al fine di individuare delle soluzioni equilibrate.

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