Renault crolla alla Borsa di Parigi: vediamo cosa sta accadendo

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Renault

È costato molto caro a Renault il downgrade degli analisti di mercato, in particolare quello di UBS. Il prezzo del suo titolo si è infatti attestato a quota 35,40 euro alla Borsa di Parigi, con un calo superiore ai cinque punti percentuali. Una performance che ha fatto della casa francese il peggior attore all’interno del CAC 40.

A motivare il giudizio in questione è stata in particolare la grande preoccupazione per la concorrenza portata sul suolo europeo non solo da Tesla, ma anche dai produttori cinesi. Una concorrenza sempre più aggressiva sul piano commerciale e che rischia di riflettersi in particolare sulla casa transalpina. Renault, infatti, vanta circa il 70% delle sue vendite in Europa, detenendo una quota di mercato nel continente intorno al 10%. Dati che fanno dell’azienda uno degli obiettivi più vulnerabili in assoluto in questa situazione.

Renault Arkana Restyling

La concorrenza è il tallone d’Achille di Renault

Occorre sottolineare come per Renault non si tratti del primo scivolone, nel corso dell’anno. Già alla fine di aprile il suo titolo era smottato, facendo registrare perdite prossime all’8%. Un calo che pure era sembrato poco giustificato all’epoca, seguendo di poche ore la pubblicazione della prima trimestrale dell’anno. Una relazione che aveva evidenziato vendite migliori del previsto grazie alla forte domanda di nuovi modelli, a partire dal SUV Arkana e al miglioramento dell’offerta di componenti chiave come i semiconduttori.

Anche allora, però, ad orientare il giudizio e le mosse degli investitori erano state le preoccupazioni per la pressione sui prezzi. In particolare era bastato che Tesla dichiarasse di preferire riduzione di prezzi e incremento dei volumi anche a scapito dei margini, per far crollare il titolo.

Le politiche commerciali estremamente aggressive del produttore californiano e di quelli cinesi, infatti, hanno una conseguenza ben precisa. Costringono cioè tutti gli altri ad adeguarsi, per non perdere quote di mercato. Una mossa destinata a colpire i profitti, come sottolineato del resto in una nota pubblicata dagli analisti di Bank of America.

Sull’azienda, inoltre, pesa anche il problema delle scorte. Al passato 31 marzo, infatti, la casa transalpina ha dichiarato che ammontano a 580mila i veicoli da ascrivere all’inventario. Un aumento notevole rispetto al dato del 31 dicembre precedente, dovuto ai continui problemi logistici. Per capire meglio il contesto, occorre sottolineare come si tratti del livello più elevato da prima che si verificasse la pandemia di Covid-19.

Proprio le considerazioni in proposito hanno spinto UBS a rivedere il suo giudizio su Renault, portando la raccomandazione sul titolo da sell a neutral e il target price a quota 31 euro, dai precedenti 42. Del tutto evidenti, quindi, le preoccupazioni sull’evoluzione del settore automotive sotto la pressione dei prezzi.

Nuova Renault 5

Mal comune, mezzo gaudio? Non proprio

Se Renault piange, però, Volkswagen non ride. Il marchio tedesco, infatti, ha visto affondare il suo titolo nelle stesse ore presso la Borsa di Francoforte. Anche in questo caso è stata UBS a bocciare il titolo, rivedendo la raccomandazione sul titolo da sell a neutral e portando il target price a 100 euro, dai precedenti 135.

La motivazione espressa nel documento pubblicato è la seguente: “Riteniamo che metà degli utili sia a rischio entro il 2025, poiché cresce l’impatto della concorrenza cinese e dei fattori ciclici contrari.” In particolare, gli analisti di UBS ritengono molto sottovalutata la capacità di penetrazione sul mercato continentale dei produttori asiatici.

Per effetto di quanto detto il titolo del marchio tedesco ha iniziato rapidamente a perdere terreno, lasciando sul campo il 3,22% del proprio valore. Con una quotazione di 127,7 euro è risultato il peggior titolo del DAX nel corso della seduta odierna. Naturalmente c’è lo spazio per una rapida ripresa, ma anche in questo caso restano i tanti dubbi per una situazione molto problematica dell’automotive. Resa tale dal saldarsi tra concorrenza aspra e situazione economica in avanzata fase di degrado..

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