Mentre la nuova Commissione Europea guidata ancora da Ursula Von der Leyen, muove i primi passi, prosegue il viaggio del ministro del Commercio cinese Wang Wentao lungo il vecchio continente. Dopo aver toccato il nostro Paese, è stata la volta della Germania ricevere il rappresentante del governo di Pechino.
Un incontro estremamente interessante, proprio per la particolare situazione in cui è venuta a trovarsi Berlino, stretta tra i furori dell’UE contro la temuta invasione delle auto elettriche del gigante asiatico e la necessità di non subire ritorsioni che metterebbero ulteriormente in difficoltà il proprio settore automobilistico, già alle prese con la crisi in cui si dibatte Volkswagen.
Difficoltà che sono state naturalmente evidenziate da Wang Wentao, il quale non ha esitato a ricordare che dalla guerra sui dazi, a uscirne con le ossa rotte potrebbe essere proprio la Germania.
Guerra dei dazi: la Germania potrebbe pagare un conto salato secondo il governo cinese
Sarà la Germania ad accollarsi i maggiori costi di una guerra commerciale tra Cina e Unione Europea. Ad affermarlo senza girare troppo intorno alla questione è stato Wang Wentao, il responsabile per le politiche commerciali del governo di Pechino.
Lo ha fatto durante i colloqui avvenuti il passato 17 settembre con il vice cancelliere e Ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. L’imposizione di dazi sui veicoli elettrici prodotti in Oriente, stando alle sue parole, è destinata a influire in maniera seria sulla cooperazione commerciale e gli investimenti tra le due parti. Se sarà danneggiata la Cina, non di meno lo sarà la Germania, con un chiaro riferimento all’importanza del mercato automobilistico del Dragone per le case costruttrici teutoniche.
In questa ottica va letta la seguente dichiarazione rilasciata per l’occasione: “Si spera che la Germania, in quanto membro chiave dell’UE, assuma un ruolo guida e attivo e solleciti la Commissione europea a dimostrare volontà politica e a collaborare con la Cina per risolvere adeguatamente il caso”,
Al tempo stesso, Wang Wentao ha espresso l’auspicio che possa essere conseguita una soluzione di compromesso sui dazi, tale da salvare capra e cavoli. Una soluzione in linea con le norme indicate dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) che potrebbe dissolvere le incomprensioni degli ultimi mesi e, soprattutto, il rischio di una escalation delle tensioni economiche e commerciali tra Cina e Unione Europea. Tutto siglato nero su bianco e contenuto all’interno della dichiarazione rilasciata per l’occasione dal Ministero del Commercio cinese.
In un’altra dichiarazione rilasciata mercoledì dal Ministero del Commercio cinese, Wang ha incontrato anche Wolfgang Schmidt, capo della cancelleria nel governo Scholz e Ministro per gli Affari Speciali. Nell’incontro, ha ribadito l’augurio che il contenzioso in atto possa essere risolto facendo leva sul dialogo e la consultazione.
La Cina spera che sia la Germania a muoversi per frenare la Commissione Europea
La ratio delle dichiarazioni di Wang Wentao sembra abbastanza chiara: spingere la Germania, il dominus della politica continentale, a fare pressioni sulla Commissione Europea per evitare che la stessa porti i dazi sulle auto elettriche cinesi fino 35,3%, che andrebbero ad aggiungersi alla tassa standard del 10% già gravante sui veicoli importati all’interno dell’eurozona. Un livello ritenuto tale da poter frenare la crescita delle stesse, ma che potrebbe aprire la strada alle ritorsioni di Pechino.
La risposta di Habeck sembra ispirata proprio dalla necessità di accogliere, per quanto possibile, le preoccupazioni del gigante asiatico. Il numero due di Berlino, infatti, ha affermato che la Germania sostiene il libero scambio, accogliendo di conseguenza con favore le aziende cinesi di automobili e componenti che intendono investire in Europa. E, ancora più importante, intende sollecitare l’Unione Europea a individuare una soluzione adeguata con la Cina, in modo da poter togliere spazio all’ipotesi di conflitti commerciali.
Anche la Germania, in effetti, è interessata all’appianamento dei contrasti con la Cina sulla questione dei dazi sulle auto elettriche. Per capirlo basta vedere come la notizia relativa alla contrazione del mercato automobilistico cinese e della quota di esso spettante a BMW si sia andato ad aggiungere a quella concernente il richiamo di 1,5 milioni di veicoli a causa dei difetti dei sistemi frenanti consegnati da Continental, facendo flettere il titolo azionario della casa tedesca.