SEAT non è un marchio che brilla particolarmente per il suo dinamismo. Secondo molti osservatori, l’azienda sarebbe in pratica ferma, da diversi anni. A testimoniarlo un’offerta di prodotti limitata a quelli che sono già noti, senza alcun piano per l’introduzione di un modello elettrico sul mercato, se non tra qualche anno. Al momento, quindi, la sua gamma si concentra su veicoli con motori a benzina o su alcune alternative ibride plug-in, come la SEAT León eHybrid. In pratica, auto convenienti, ma distinte da una meccanica antiquata. Si distingue però, al suo interno, CUPRA, la società affiliata che sta lanciando un buon catalogo di veicoli aggiornati e di componenti elettrici. A partire dal Tavascan, l’ultimo SUV a zero emissioni, che sta fornendo buoni riscontri a livello di vendite. Su cui, però incombe il pericolo rappresentato dalle scellerate politiche UE.
I dazi aggiuntivi UE sugli EV cinesi mettono a rischio posti di lavoro in SEAT
La CUPRA Tavascan, infatti, è un modello prodotto in Cina. La sua produzione è stata trasferita nel paese orientale con un preciso intento: riuscire ad abbassare i costi di produzione, in modo da poterlo offrire nel Vecchio Continente a un prezzo più accessibile. Una decisione che, però, rischia di essere vanificata dai dazi aggiuntivi imposti dall’Unione Europea sulle importazioni di auto elettriche prodotte in Cina. Che stanno mettendo seriamente a repentaglio la stabilità di SEAT e CUPRA.

Se l’intenzione dell’Unione Europea era di combattere i marchi cinesi, secondo i burocrati di Bruxelles sovvenzionati dal governo di Pechino, e impedire loro di creare una concorrenza sleale con le case automobilistiche europee, all’atto pratico la decisione si è rivelata un boomerang. Non solo i cinesi ora stanno esportando in Europa ibridi, non soggetti ai dazi, ma le aziende europee che producono EV in Cina li devono a loro volta pagare. Con il rischio di finire fuori mercato.
E a prenderne atto è stato anche Wayne Griffiths , CEO di SEAT e CUPRA, il qual ha deciso di chiarire il suo punto di vista con l’agenzia di stampa Autocar. Queste le parole da lui pronunciate, nell’occasione: ” Non proteggono l’Europa o la Spagna e, di fatto, ci faranno del male”. E per dimostrarlo, il manager non ha avuto eccessiva difficoltà nel ricordarne l’impatto sui due marchi da lui gestiti.
SEAT potrebbe presto iniziare a licenziare
La CUPRA Tavascan è al momento soggetta ai dazi dell’Unione Europea per un totale del 30,7%. E proprio Griffiths ha quindi deciso di rendere chiare le conseguenze nefaste delle decisioni UE su SEAT: “Questo potrebbe metterci in una situazione in cui dovremmo iniziare a licenziare personale. Attualmente stiamo pagando la tariffa invece del cliente e non possiamo continuare a farlo. Se le tariffe non vengono eliminate, dovremo interrompere la produzione della SEAT Ibiza e della Arona e ridurre la produzione di veicoli a combustione per bilanciare il mix di vendite dell’azienda”.
Per poi proseguire affermando: “I legislatori europei comprendono questo impatto. Ci sono diversi meccanismi che possiamo usare per cercare di trovare una soluzione migliore. Stiamo esplorando le opzioni con la Commissione europea. E la cosa positiva è che abbiamo il supporto del governo spagnolo nel trovare una soluzione”.

Il CEO del gruppo spagnolo ha quindi concluso: “Ciò che i decisori politici devono capire è che quando prendono decisioni, hanno a che fare con decisioni a lungo termine su tecnologia, modelli, piattaforme e impianti di produzione. Non si può semplicemente improvvisare da un giorno all’altro, quindi è necessaria una certa dose di affidabilità a lungo termine. La soluzione è ‘zero’. Sebbene zero non sia zero, è il 10% della tariffa di importazione originale. È sempre stata la base per prendere tutte le decisioni”.
Alla luce delle parole di Griffiths resta ora da capire cosa avverrà nel futuro per Ibiza e Arona, veicoli che SEAT si è impegnata ad aggiornare entro la fine del 2025. Il preventivato restyling porterà, oltre a un’estetica rinnovata, l’aggiunta di nuovi motori ibridi, che porteranno a un minore consumo di carburante e all’adozione dell’etichetta DGT ECO in Spagna. Ma sull’operazione grava l’incognita delle decisioni UE.