Stop auto endotermiche, alla fine l’Italia potrebbe restare col cerino acceso in mano

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La battaglia del governo Meloni contro il bando alle endotermiche del 2035 non sembra suscitare grandi entusiasmi in Europa
Stop motori endotermici 2035

Non era difficile prevedere la conclusione della vicenda che ha visto il governo italiano agitare il vessillo della revisione dello stop alle auto endotermiche. Germania, Francia e Spagna hanno infatti detto no, gettando una bella secchiata di acqua gelida su Adolfo Urso, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy che nei giorni passati aveva annunciato trionfante grandi consensi per la posizione di Roma. Grandi consensi che, a quanto pare, erano stati soltanto immaginati. Nella partita di poker giocata dalle varie cancellerie, insomma, l’Italia rischia ora di fare la classica parte del pollo da spennare. Una parte che, a quanto sembra, la classe politica italiana riesce a svolgere con grande disinvoltura, a Bruxelles, per la gioia dei convenuti.

Stop auto endotermiche: alla fine l’Italia resta isolata?

L’Italia sta cercando di giocare la partita sulla clausola di revisione del Green Deal in veste di protagonista. Un tentativo il quale, però, sembra destinato a naufragare. Il tentativo di anticiparla dal 2026 al 2025, infatti, non sembra che stia riscuotendo il consenso che Urso aveva vaticinato nei giorni passati.

Adolfo Urso

Se, infatti, le ricostruzioni iniziali davano Spagna, Austria, Paesi Bassi, Romania, Malta, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Lettonia pronti ad appoggiare la soluzione tricolore, con il passare delle ore le cose si sono andate aggrovigliando sempre di più. Nell’ambito di questo gruppo, infatti, la Spagna ha pensato bene di defilarsi, preferendo magari accomodarsi ad attori dotati di maggior peso a livello europeo come Germania e Spagna.

Tra una trattativa e l’altra, già sul finire della passata settimana si era iniziato a parlare di un piccolo giallo, proprio sulle adesioni al piano di Urso. Che aveva chiarito come in assenza di un piano formato con l’ausilio di strumenti precisi, a livello europeo, per consentire di arrivare in maniera efficace al traguardo del 2035, sarebbe sicuramente preferibile posticipare la data dello stop alla vendita di auto endotermiche lungo il territorio europeo.

In questa ottica, si andava poi a inserire la revisione relativa all’introduzione dei nuovi limiti sulle emissioni di CO2 a carico delle case automobilistiche. Limiti che per molte di esse sono praticamente impossibili da conseguire. Una battaglia che, a ben vedere non va neanche in direzione del perseguimento di interessi realmente italiani, considerato come l’unica casa riconducibile ancora al nostro Paese, Stellantis, abbia già fatto conoscere la sua assoluta contrarietà a qualsiasi ipotesi di revisione.

Il largo consenso sembra che non sia proprio tale, anzi…

Già quanto stava accadendo sul finire della settimana aveva fatto capire gli osservatori più avveduti che Urso avrebbe fatto meglio ad abbandonare i toni trionfalistici. La supposta maggioranza sufficiente di Paesi pronti a chiedere, attraverso un rapporto in fase di preparazione, che la clausola di revisione venga esercitata prima, non sembra solida come pensato dal ministro.

Se il governo italiano confida sulla delicata situazione del settore automotive europeo nell’intento di trovare appoggio dagli altri Paesi membri e poter in tal modo spingere la Commissione Europea ad anticipare al 2025 la data di revisione delle regole, la sua sembra destinata a restare una speranza.

Stop motori endotermici 2035

A mettersi di traverso, infatti, sono soprattutto la Germania, la Francia e la Spagna. Per quanto concerne Berlino, dopo la prima adesione di Robert Habeck, vicepremier e Ministro dell’Economia, è iniziata una vera e propria commedia degli equivoci. Al termine della quale l’esecutivo teutonico ha affermato senza mezzi termini che non intende mettere in discussione il termine del 2035. Cosa ancora peggiore per l’Italia, però, è stato il secco diniego sull’ipotesi dei bio-carburanti da parte dei tedeschi, che del resto hanno ottenuto il consenso della Commissione Europea sugli e-fuel a loro cari. Magari, invece di pensare alle battaglie ideologiche, Urso avrebbe impiegato meglio il suo tempo contrattando con Berlino per un reciproco appoggio, su bio-carburanti ed e-fuel.

Al diniego della Germania sullo stop del 2035, si è poi aggiunto quello di Francia, Spagna, Danimarca, Svezia e Polonia. Tanto che, al momento, l’Italia sembra trovarsi in una posizione abbastanza scomoda. Resta comunque una carta da giocare, quella della trattativa ad oltranza, confidando sulla spaccatura ormai evidente in seno all’UE sul tema della transizione verso la mobilità sostenibile.

Per poterla cavalcare al meglio, servirebbe però una capacità notevole di comprensione delle reali dinamiche istituzionali. Il governo italiano, in particolare con Urso, Salvini e Pichetto Fratin, sembra invece preferire i vessilli ideologici da agitare agli occhi dell’opinione pubblica. Su questa strada rischia però di restare col semplice vessillo in mano.

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