Stop auto termiche nel 2035, ecco la decisione dell’UE

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Ancora un fallimento per il governo italiano, che puntava ad anticiparla al 2025
Motori termici

Era sin troppo facile da prevedere l’ennesima collisione del governo italiano contro lo scoglio rappresentato da un’Unione Europea che sembra considerare il nostro Paese alla stregua di un partner minore. Bruxelles, infatti, ha deciso di tirare dritto sul percorso che dovrà infine sfociare nel divieto di vendita di nuovi veicoli endotermici nel 2035. Una direzione mantenuta nonostante la sempre più forte opposizione espressa da alcuni Stati membri, a partire proprio dal nostro. Ennesima figura non proprio gloriosa per un governo il quale prova a fare la voce grossa in un consesso non favorevole, e non da oggi. Una cosa la quale era del resto largamente risaputa, ma che a quanto sembra il governo italiano voleva farsi ripetere ancora una volta.

Stop auto termica: la revisione si farà nel 2026, come previsto in precedenza

Non sono bastate le ripetute richieste da parte di diversi Stati membri, Italia in testa, per spingere l’esecutivo europeo a modificare le decisioni assunte in precedenza per quanto riguarda la roadmap verso l’elettrificazione della flotta di auto del vecchio continente. Il riesame al proposito si farà nel corso del 2026, come era era del resto stato deciso in precedenza, senza alcun genere di anticipo. Una decisione assolutamente non sorprendente, che pone di nuovo il governo italiano di fronte a un muro invalicabile.

Motori termici

A ribadire le posizioni della Commissione Europea è stata la sua vicepresidente esecutiva, Roxana Minzatu, nel corso di un’interrogazione parlamentare sul tema. Queste le parole usate per l’occasione: “Il regolamento richiede alla Commissione di preparare una relazione sui progressi compiuti entro il 2025. Sulla base di tale relazione, la Commissione riesaminerà il regolamento nel 2026”.

Quale la motivazione a addetta a sostegno di questa posizione? In pratica, secondo l’esecutivo europeo, sarebbe proprio il rispetto dei tempi a creare certezza per produttori, fornitori e investitori. Andando inoltre a garantire “un lasso di tempo sufficiente per assicurare una transizione equa”.

Una tesi che è però stata contestata dalle stesse case

Tesi che, però, è notoriamente contestata proprio dalle case automobilistiche. Il piano predisposto all’uopo, rende praticamente proibitivo il mercato di settore, costringendole a fare salti mortali per non incappare in multe stratosferiche già a partire dal 2025.

In particolare, è stata ACEA, la lobby dei costruttori europei, a ricordare che per effetto del piano impostato a Bruxelles, il nuovo anno si potrebbe aprire con una sventagliata di multe pari a circa 16 miliardi di euro. Sacrificati sull’altare di un fondamentalismo green che sta rivelandosi un vero disastro anche a livello occupazionale.

Stando ai rapporti elaborati nelle ultime settimane, sarebbero infatti decine di migliaia i posti di lavoro messi a rischio dall’ostracismo nei confronti delle auto termiche. Un panorama tale da spingere alcuni osservatori a mettere in preventivo un processo di deindustrializzazione lungo il vecchio continente.

E come al solito, a godere è la Germania

Mentre non ha problemi a respingere le proposte di anticipare la revisione dell’Italia, però, l’esecutivo UE si mostra assolutamente ben disposto verso le esigenze della Germania. A conferma dell’assunto le parole pronunciate dalla Mintazu durante il suo intervento, quando ha affrontato il tema relativo agli e-fuel tanto cari all’industria teutonica.

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Queste le parole da lei usate, per spiegare l’apertura verso questo genere di carburanti sintetici: “La Commissione lavorerà per garantire che gli e-fuel svolgano un ruolo nella riduzione delle emissioni di CO2”. Un’apertura che potrebbe concretizzarsi proprio nel 2026, all’atto della prevista revisione.

Naturalmente, neanche un cenno ai biocarburanti biologici sponsorizzati dall’Italia. Se pure potrebbero avere un ruolo di rilievo in funzione di alternativa sostenibile durante la transizione alla mobilità ecosostenibile, in ambito UE non se ne parla assolutamente. A conferma del fatto che il nostro Paese, a livello decisionale, continua a contare poco e nulla in una UE a trazione franco-tedesca.

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