Svolt, la crisi dell’auto elettrica spinge l’azienda di batterie a rinunciare agli stabilimenti europei

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L’azienda ha cancellato tutti i piani relativi alla costruzione di siti produttivi in Germania
Padiglione Svolt

La crisi dell’auto elettrica non si limita a colpire le case che le producono, ma si sta allargando anche alle aziende dedite alla produzione delle batterie destinate a alimentarle. Se in Europa è ormai noto lo stato di difficoltà in cui si dibatte Northvolt, azienda svedese che aveva suscitato speranze di una autonomia dalla Cina in questo delicato settore, anche la cinese Svolt, divisione indirizzata alle batterie di Great Wall, sta riconsiderando il suo piano produttivo. E, in particolare, sta pensando di cancellare quello relativo alla costruzione di fabbriche lungo il territorio europeo. Se in precedenza era stato l’impianto di Lauchhammer, nel Brandeburgo (in Germania), a finire nel cestino, ora tocca anche al sito produttivo che doveva essere impiantato nel Saarland. In pratica, Svolt sta abbandonando l’ipotesi di sbarcare in Europa e assumere una posizione di forza nell’eurozona. Colpa, come riferiscono i mezzi di stampa, di un mercato in evidente frenata sul fronte delle auto elettriche.

Svolt, anche l’impianto previsto nel Saarland è stato cancellato

Svolt aveva annunciato la produzione di batterie nel Saarland nel corso del 2020. Lo stabilimento per la produzione di celle per le batterie delle auto elettriche doveva essere realizzato nel Comune di Überherrn , mentre quello riservato a moduli e accumulatori sarebbe spettato alla cittadina di Heusweiler. L’investimento previsto ammontava a circa due miliardi di euro e sarebbe sfociato in una capacità annua totale pari a 24 GWh.

Svolt Batterie

Nel corso del 2021, Svolt aveva poi provveduto a stilare un contratto con Stellantis, che aveva per oggetto la fornitura di batterie agli ioni di litio a partire dal 2025. Una serie di ritardi aveva però allontanato nel tempo questa prospettiva. Mentre risale al 2022 l’annuncio relativo all’intenzione di varare un sito produttivo dedicato alla produzione di celle a Lauchhammer, nel Brandeburgo, con volumi annui che dovevano attestarsi a 16 GWh.

I piani in questione sono stati cancellati a maggio e ora arriva l’analoga decisione per quelli previsti a Überherrn e Heusweiler. In pratica, nessuno dei tre impianti entrerà mai in funzione. A quanto sembra, in questo momento non c’è spazio per un ulteriore produttore di batterie sul suolo europeo.

Cosa sta accadendo, in Europa?

Alla luce della decisione presa da Svolt, il più grande stabilimento di celle in Germania rimane quindi quello di CATL, il maggior produttore mondiale di batterie, naturalmente cinese, posizionato a Erfurt, che vanta una capacità pari a 8 GWh. Ad esso si aggiunge il sito produttivo della società svizzera Leclanché, ubicato a sua volta a Willstätt, nei pressi di Kehl, la cui produzione riguarda celle con chimica LTO e NMCA (titanato di litio e nichel-manganese-cobalto-alluminio). Dovrebbe arrivare a una capacità di 2,5 GWh, ma gli alimentatori prodotti al suo interno sono destinati non ad auto elettriche, bensì ai veicoli commerciali, ai traghetti, ai treni e ai sistemi di accumulo stazionari.

Anche Volkswagen ha in previsione uno stabilimento per questo genere di produzione, che entrerà in funzione a Salzgitter il prossimo anno, con una capacità di 40 GWh, sperando che i problemi della casa tedesca non comportino ritardi in tal senso. Mentre è previsto per il 2026 l’avvio della produzione di “Northvolt Three” a Heide, in questo caso con una capacità di 60 GWh. Le difficoltà in cui versa la società scandinava rendono però lecito dubitare per quanto concerne almeno la data di inizio dei lavori.

Svolt Batterie

Alla lista si aggiunge poi la joint venture ACC fra Stellantis e Mercedes, che prevede il varo di un impianto a Kaiserslautern, anch’esso attualmente sospeso. E, ancora, la collaborazione tra Porsche e Customcells, in previsione di una fabbrica nei pressi di Tubinga, da 20 GWh, e la futura fabbrica di celle Tesla a Grünheide. Occorre però capire se tale calendario è destinato ad ulteriori modifiche.

ProLogium rappresenta un caso a parte

In questo quadro abbastanza desolante, va però segnalato il caso in controtendenza di ProLogium. La società di Taiwan ha appena annunciato la costruzione di un suo stabilimento, che sarà posizionato nella parte settentrionale della Francia, a Dunkirk.

Il progetto costerà 5,2 miliardi di euro e ha già ricevuto il lasciapassare del governo di Parigi, oltre ad un cospicuo finanziamento pari a un miliardo e mezzo di euro. Ospiterà circa 3mila addetti, i quali dovrebbero consentire al sito produttivo di conseguire una capacità pari a 48 GWh.

A consentire a ProLogium un cammino tranquillo, a meno di veri e propri terremoti nel settore, è in particolare la presenza, tra gli investitori dell’azienda, di realtà importanti come la Mercedes e la banca d’investimenti francese Bpifrance. Conquistati dalla possibilità di produrre celle che si preannunciano rivoluzionarie, o quasi.

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