Tesla delude? A crollare sono anche i titoli dei produttori concorrenti

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Un crollo che rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme
Tesla Model X

La relazione relativa al terzo trimestre di Tesla ha deluso non poco gli azionisti e i mercati. Il fatto di aver mancato le stime, per la prima volta dopo un periodo di crescita continua e inarrestabile, ha visto un immediato contraccolpo sui mercati, dove le azioni della casa californiana hanno registrato una flessione prossima al 5%.

I dati rilasciati da Tesla, però, hanno provocato un effetto collaterale forse non previsto: a crollare in borsa sono stati anche i titoli dei produttori concorrenti di auto elettriche. A partire da quelli cinesi, che forse si attendevano ben altro esito sulle piazze azionarie.

I dati provenienti dalla Borsa di Hong Kong sono abbastanza chiari: BYD e Li Auto hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 2,18 e il 3,14%, mentre Geely ha avuto una flessione pari al 3,97%. Molto peggio è comunque andata a Xpeng, che ha perso l’8,76%, e a NIO, scivolata dell’8,36%.

Anche Rivian e Lucid, però, hanno vissuto una giornata estremamente complicata. Tanto da spingere qualcuno ad affermare che, in fondo, per l’intero comparto può essere rispolverato il vecchio detto “mal comune, mezzo gaudio”. Resta da capire se può rappresentare una reale consolazione.

Tesla Model S

Tesla: i dati hanno deluso il mercato

La relazione di Tesla ha dato molti motivi di riflessione agli interessati. Il primo dato di preoccupazione è quello relativo al Cybertruck, il modello di camioncino elettrico a grandezza naturale a batteria. Secondo Elon Musk non sarebbe in grado di fornire un flusso di cassa positivo significativo per almeno 12-18 mesi dopo l’inizio della produzione.

Il numero uno di Tesla ha poi aggiunto che la società sta lavorando a pieno ritmo nel preciso intento di riuscire ad operare un significativo taglio per quanto riguarda i prezzi delle sue auto. Una situazione che deve peraltro tenere conto degli alti tassi di interesse attuali, una sfida che secondo l’uomo più ricco del mondo equivale a quella per conseguire il Trono di Spade. E che, soprattutto, potrebbe peggiorare ulteriormente nel caso in cui i tassi stessi dovessero aumentare di nuovo.

La realtà che si va prospettando è quindi estremamente complicata per il settore della mobilità sostenibile. Le auto elettriche, infatti, si stanno scontrando con una serie di difficoltà di non poco conto. A partire da una congiuntura economica la quale sta risentendo in maniera evidente dei contraccolpi derivanti dalle crisi in Ucraina e Medio Oriente.

Le criticità si stanno accumulando, per le auto elettriche

Basta in effetti dare uno sguardo agli ultimi dati e notizie provenienti dall’Europa, per capire come gli entusiasmi per le auto green stiano lasciando il posto a preoccupazioni evidenti. Se l’inizio del mese era stato salutato dalla decisione di Volkswagen di sospendere temporaneamente la produzione, a causa di un mercato poco ricettivo, subito dopo sono arrivati i dati relativi al mercato automobilistico della Gran Bretagna a rinfocolare i timori.

Oltremanica, infatti, le vendite di auto elettriche sono letteralmente crollate nel mese di settembre. Il -14% fatto registrare dai modelli ecologici è stato considerato un dato terrificante dalle stesse case. A giustificare questo giudizio è il fatto che entro la fine dell’anno dovranno essere stati conseguiti obiettivi al momento irraggiungibili in termini di vendite.

Stabilimento Tesla

L’obiettivo in questione è il 22% di modelli green sul totale di vetture vendute dal singolo marchio. In caso di mancato conseguimento del dato, le aziende saranno costrette a pagare 15mila euro per ogni auto venduta. Si prospettano quindi sanzioni durissime, tali da spingere le case a chiedere una revisione completa della materia.
La stessa richiesta sulle regole di origine previste per le batterie elettriche all’interno dell’accordo tra Regno Unito e Unione Europea post Brexit.

Anche in questo caso si prospetta una situazione complicata, con l’introduzione a gennaio di dazi pari al 10% per quei modelli che non sono in grado di rispettare le nuove regole. Tali da tradursi in rincari dei prezzi tra i 3400 e i 3600 euro per le case europee. Rincari che agevolerebbero enormemente il compito dei produttori cinesi, ormai all’arrembaggio sul vecchio continente.

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