Qualche scricchiolio di troppo in Asia per le idee e gli investimenti (alcuni solo potenziali) di Tesla? Il primo ministro malese, Datuk Seri Anwar Ibrahim, al momento, sarebbe in attesa di novità riguardo le promesse del colosso americano delle auto elettriche. Il ministro dell’economia Tengku Zafrul, l’esponente del governo che si occupa degli investimenti, del commercio e dell’industria sarebbe “in costante contatto” con Tesla per ricevere aggiornamenti sul loro investimento in Malesia, come riportato dal New Straits Times.
Le dichiarazioni dal governo malese arrivano “necessariamente” in risposta a notizie precedenti che suggerivano che il produttore americano di veicoli elettrici avrebbe rinunciato ai suoi piani di costruire fabbriche in Malesia, Thailandia e Indonesia. Secondo alcune indiscrezioni, Tesla sarebbe stata pronta a mollare l’osso.
“Tengku Zafrul sta monitorando attentamente i rapporti che indicano che Tesla sta affrontando difficoltà finanziarie e fatica a competere con i produttori cinesi di veicoli elettrici. Le loro operazioni sono su larga scala, mentre noi siamo ancora agli inizi. Le informazioni che abbiamo ricevuto sull’investimento di Tesla provengono direttamente dall’azienda, non dai media”, ha dichiarato il primo ministro. Dunque i dubbi sono tutti nell’aria e non tra i diretti interessati.
Nonostante questa situazione, la Malesia risulta meno influenzata dalla decisione di Tesla rispetto alla Thailandia. Qui l’azienda americana aveva pianificato di assemblare i propri veicoli, secondo quanto riportato da Astro Awani. Recentemente, la rivista thailandese The Nation ha pubblicato che Tesla ha abbandonato i progetti per la costruzione di una fabbrica di veicoli elettrici in Thailandia, Malesia o Indonesia, preferendo invece concentrarsi sull’espansione della sua rete di stazioni di ricarica.
Il Ministero degli investimenti, del commercio e dell’industria (MITI) però ha successivamente dichiarato che Tesla non ha confermato ufficialmente la presunta cancellazione dei piani e ha suggerito che la decisione di non proseguire con la produzione nel sud-est asiatico potrebbe essere legata a considerazioni di carattere commerciale. Ma è tutto da verificare. Mille dubbi e poche certezze, come quella che la concorrenza cinese sarà sempre durissima.