Vola Tesla a Wall Street. Le azioni dell’azienda fondata da Elon Musk hanno infatti messo a segno un +10% nella seduta di lunedì, dopo che Morgan Stanley ha pubblicato un aggiornamento sull’azienda improntato all’ottimismo.
Il documento in questione, in particolare, ha fondato il suo upgrade sulla previsione che Tesla venda la sua tecnologia fondata sull’intelligenza artificiale ad altre case. Previsione che va a mixarsi alla notizia relativa al fatto che il brand californiano potrebbe risparmiare cifre ingenti utilizzando il più possibile le proprie GPU. Un maggiore utilizzo tale da preludere ad un netto taglio dell’attuale fornitura di chip da parte di Nvidia.
Da sottolineare come, sempre a detta degli analisti di Morgan Stanley, Tesla dovrebbe a questo punto essere considerata non solo un marchio che produce auto elettriche, ma anche alla stregua di un’azienda tecnologica. In conseguenza di quanto affermato nella nota di aggiornamento il nuovo target price della società guidata da Musk è stato portato a 400 dollari per azione. In precedenza era posizionato a quota 250 dollari e già questo lascia capire le grandi aspettative su Tesla.
Alla luce di quanto affermato da Morgan Stanley e del conseguente upgrade, non stupisce il rally di cui si è reso protagonista il titolo nel corso della prima seduta settimanale. Una crescita la quale promette del resto di proseguire nel corso dei prossimi giorni.
I motivi che spingono a puntare su Tesla
A giustificare gli accenti improntati all’ottimismo sono in particolare il progetto del supercomputer Dojo e il silicio personalizzato. Per quanto riguarda Dojo, il nuovo sistema potrebbe, almeno sulla carta, apportare sino 500 miliardi di dollari al valore di Tesla, sul lungo periodo. Elon Musk, nel luglio appena passato, ha affermato che Tesla prevede di spendere più di un miliardo di dollari sul progetto entro la fine del 2024.
Il motivo di questo ingente investimento è da ricercare nel fatto che grazie alla nuova tecnologia sarebbe possibile mettere insieme al più alto livello l’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale, il necessario addestramento alla visione artificiale per le sue auto e il nascente sforzo nel campo della robotica. Uno sforzo di cui, naturalmente, proprio Tesla sarebbe il maggiore beneficiario. La casa, infatti, già utilizza videoclip e dati dei veicoli dei suoi clienti nel preciso intento di migliorare il software esistente e sviluppare nuove funzionalità.
L’importanza di Dojo
Proprio in relazione a Dojo, Adam Jonas ha scritto nella sua nota relativa all’azienda automobilistica che sebbene si trovi ancora all”inizio della sua fase di sviluppo, le applicazioni a lungo termine potrebbero andare ben oltre l’ambito automotive.
Ha quindi precisato che il nuovo sistema è stato progettato “…per elaborare dati visivi che possono gettare le basi per modelli di intelligenza artificiale basati sulla visione come robotica, sanità e sicurezza.” Secondo gli analisti di Morgan Stanley, una volta che Tesla avrà compiuto progressi decisivi in termini di autonomia e software, i suoi servizi di terze parti potranno rappresentare una nuova garanzia di crescita nella storia aziendale.
Una garanzia che sarebbe fondata su dati ben precisi. Secondo gli estensori del documento, infatti, Tesla sarà in grado di generare 2.160 dollari di entrate ricorrenti ogni mese dai proprietari dei veicoli nel 2030. Entrate collegate proprio ai servizi abilitati da Dojo e dai software in abbonamento per auto. Nella categoria rientrerebbero i sistemi di guida autonoma, quelli di ricarica dei veicoli, la manutenzione e gli aggiornamenti dei software. Sistemi che al momento l’azienda non offre, ma che saranno sviluppati in futuro e come tali già messi in preventivo.
Al tempo stesso, occorre però ricordare che Elon Musk aveva promesso che entro il 2017 una vettura Tesla sarebbe stata in grado di completare una dimostrazione di guida autonoma attraverso il paese senza alcun intervento umano. Una promessa ampiamente disattesa, considerato che le vetture del marchio californiano sono in grado al momento di offrire soltanto sistemi avanzati di assistenza alla guida. Ovvero quelli che richiedono comunque la presenza di un essere umano alla guida, pronto per intervenire in qualsiasi momento ove se ne presenti la necessità.
Deutsche Bank dissente parzialmente su Tesla
In direzione leggermente diversa va però il giudizio di un’altra azienda comunque ottimista su Tesla. Stiamo parlando di Deutsche Bank, che dal canto suo ha sottolineato alcuni rischi per il produttore di veicoli elettrici nel terzo trimestre. In questo ambito ci sarebbe in particolare il pericolo derivante da un arresto programmato della produzione estiva tale da spingere verso il basso su base trimestrale sia la produzione che le consegne. Senza contare gli sconti sulle scorte e le limitate compensazioni positive dei costi nel trimestre preso in esame.
Per effetto di questi potenziali pericoli, nella sua nota pubblicata il passato 6 settembre la banca tedesca aveva posizionato a quota 300 dollari il target price. Quindi su livelli che si discostano notevolmente da quelli di Morgan Stanley. Una previsione che dovrebbe perlomeno provocare qualche dubbio tra gli investitori, che hanno invece risposto con grande entusiasmo verso il titolo di Tesla.
Il giudizio di Deutsche Bank, peraltro, dovrebbe essere preso sul serio dai mercati. Proprio all’inizio di questo trimestre, infatti, la casa di Elon Musk si è vista costretta a tagliare i prezzi dei suoi veicoli elettrici. Una decisione presa sull’onda dell’impressione generata dal documento di previsione sugli utili societari. Al suo interno, infatti, è possibile leggere che i volumi di produzione e consegna sarebbero probabilmente diminuiti nel periodo in questione rispetto al secondo trimestre, a causa della prevista chiusura delle fabbriche. Dati che avevano fatto scivolare il titolo nell’ordine del 5%.
Dopo l’upgrade di Morgan Stanley, Tesla ha iniziato a correre a Wall Street
Tesla ha inoltre deciso di tagliare il prezzo per l’acquisto del suo sistema di assistenza alla guida premium, noto come Full Self-Driving (FSD). Messo in commercio negli Stati Uniti, ha visto una notevole sforbiciata sul suo costo al pubblico, passato da 15mila a 12mila dollari. Proprio questo taglio aveva inciso in maniera sensibile sull’andamento delle azioni del brand, nel corso delle ultime settimane.
Un andamento il quale è stato però completamente ribaltato dall’upgrade di Morgan Stanley. Subito dopo la pubblicazione della nota di aggiornamento, infatti, le azioni del marchio hanno raggiunto i 272 dollari, già a metà giornata. Nel momento in cui stiamo scrivendo viaggiano a 274,88 dollari.