In un recente incontro, Elon Musk ha promesso che, qualora i tassi d’interesse dovessero aumentare, allora disporrà un nuovo taglio sulle vetture della Tesla. Non era mai capitato di sentire qualcosa del genere. Da sempre esiste un rapporto direttamente proporzionale tra le due voci e, invece, in tale occasione il prospetto cambia. Ma il tycoon sudafricano è apparso piuttosto convinto, dopo aver parlato in passato di ridurre i prezzi fino al costo di produzione. Se manterrà la parola data lo scopriremo soltanto in futuro, tuttavia le premesse appaiono incoraggianti. Nel frattempo, chi rischia di doversi leccare le ferite delle manovre attuate dalla Casa texana sono gli altri produttori americani delle auto elettriche. La “rivale” Ford ha registrato una perdita di 32 mila dollari, al contrario di General Motors, capace di aumentare le immatricolazioni di bev nel corso della prima metà dell’anno.
Tesla: come le sue politiche si stanno ripercuotendo sulle start-up elettriche
A pagare dazio sono e saranno le start-up. Dato il minor nome sul mercato e le ridotte disponibilità economiche (in confronto ai competitor dalla lunga e conclamata storia) si prospettano tempi duri per loro. E già i risultati della campagna messa in atto dalla Tesla la si nota. Difatti, Lucid ha riportato un pesante contraccolpo della catena di approvvigionamento, reo di rallentarne le operazioni. Dal canto suo, Nikola rischia di andare incontro a una flessione delle vendite del 15 per cento. Malgrado quest’ultima abbia messo in atto una serie di provvedimenti, tra cui un deciso sfoltimento del personale e la cessione di un’attività di batterie, potrebbe comunque faticare parecchio nei prossimi mesi. Difatti, soddisfare il continuo fabbisogno di fondi per portare avanti i lavori costituisce un rilevante motivo di preoccupazione. Sullo stesso andazzo sarà forse costretta a prendere delle decisioni sofferte.
Va un po’ meglio nel caso della Fisker, la quale ha avuto un buon incremento delle targhe, mediante il lancio del suv Ocean avvenuto lo scorso giugno. Il modello funziona, il problema è, però, qui rappresentato dalla penuria di componenti. Che ha impedito il raggiungimento dei target produttivi prefissati in partenza.
L’immancabile eccezione alla regola esiste ed è Rivian. Stando alle stime effettuate dagli analisti, nel secondo semestre le entrate triplicheranno, pari a 983,1 milioni di dollari. Sulle politiche attuate dalla Tesla diverse compagnie hanno espresso delle riserve e il recente andamento sembra avvalorare la tesi dei detrattori. Con le emergenti realtà cinesi in arrivo, forti dei prezzi iper-competitivi, complici i minori oneri da fronteggiare, tenere testa sarà quantomai ostico.