Toyota ha ripreso la produzione di auto in Giappone

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Toyota ha ripreso la produzione di vetture in tutti i suoi stabilimenti giapponesi dopo una sosta di due giorni. La decisione era stata resa necessaria da un malfunzionamento del sistema produttivo, a seguito del quale l’azienda si è ritrovata nella pratica impossibilità di elaborare gli ordini relativi alle varie componenti.

Se originariamente si era pensato ad un possibile attacco informatico, con il trascorrere delle ore questa ipotesi ha perso terreno, tanto da spingere un portavoce della casa nipponica a dichiarare all’agenzia di stampa Reuters che con ogni probabilità le cause di quanto sta accadendo sono da ricercare altrove.

Cosa sta accadendo in casa Toyota

Lo stop deciso dalla Toyota ha riguardato tutti i siti produttivi detenuti dall’azienda sul suolo giapponese, ovvero 14. Dopo un primo ordine arrivato nella mattinata di martedì, relativo a 12 di essi, anche gli ultimi 2 si sono dovuti fermare nel pomeriggio dello stesso giorno.

L’azienda non è stata sinora in grado di quantificare le conseguenze della decisioni in termini di produzione. Si tratta comunque di un colpo di non poco conto, considerato come gli stabilimenti nipponici rappresentino all’atto pratico un terzo della produzione globale del brand asiatico.

A rendere ancora più pesanti le ricadute dell’accaduto è il fatto che i livelli produttivi di Toyota erano in forte ripresa, dopo le difficoltà attraversate nel corso dell’anno passato e conseguenti alla carenza di semiconduttori. In particolare, nel primo semestre di quest’anno, la casa giapponese aveva conseguito un incremento pari al 29% in termini di produzione, invertendo un trend che durava ormai da un biennio.

Toyota

Per capire meglio i termini di quanto sta accadendo, occorre comunque sottolineare come la produzione degli stabilimenti giapponesi si sia attestata, stando almeno ai dati rilasciati da Reuters, su una media di circa 13.500 veicoli al giorno nella prima metà dell’anno.

Per Toyota non è una novità assoluta

Quanto è accaduto non rappresenta comunque una novità assoluta per Toyota. Già il primo giorno di marzo del 2022, infatti, l’azienda si era vista costretta a fermare la produzione. In quel caso lo stop, conseguente ad un attacco informatico, era durato per un solo giorno e a consentire di limitare al minimo i danni era stata l’utilizzazione di una rete di backup.

Nel successivo mese di giugno, inoltre, si era reso necessario un altro fermo, stavolta causato dall’impossibilità di programmare le necessarie forniture cinesi ai principali produttori di automobili. Impossibilità derivante dalla ripresa del Covid sul territorio di Shangai, il quale aveva costretto le autorità a nuove chiusure che si erano riverberate pesantemente sull’indotto.

Lo stop di dieci giorni aveva interessato per l’occasione quattro linee produttive negli impianti di Motomachi e Takaoka, posizionati all’interno della prefettura di Aichi, la stessa in cui è dislocata la sede legale di Toyota, con una perdita produttiva stimata intorno ai 50mila veicoli.

Cosa farà ora l’azienda?

Occorre anche ricordare come proprio Toyota rappresenti uno dei marchi che ha sofferto maggiormente la crisi di approvvigionamento che ha fatto seguito all’aumento della domanda di personal computer, tablet e smartphone al culmine della pandemia di Covid-19, con i danni causati al settore dalla necessità di riservare i semiconduttori allo smartworking. Un ricorso poi ridimensionatosi con il declino della pandemia, senza però evitare pericolosi colpi di coda sotto forma di rallentamenti nelle spedizioni tali da sfociare infine in una pericolosa limitazione delle scorte.

Le conseguenze di tutto ciò si sono avvertite soprattutto in casa Toyota, con una serie di interruzioni che hanno riguardato in particolare la produzione del SUV Land Cruiser e di una serie di modelli Lexus, comportando una mancata produzione stimata in circa 14mila modelli. Stavolta il danno dovrebbe essere stato circoscritto, ma già ferve la discussione intorno a quello che potrebbe decidere ora il produttore nipponico per ovviare all’accaduto.

Secondo alcuni analisti consultati per l’occasione, infatti, l’azienda potrebbe ora ricorrere all’effettuazione di turni aggiuntivi per compensare la perdita produttiva. Una tesi che non è però condivisa da Seiji Sugiura, analista del Tokai Tokyo Research Institute, secondo il quale la produzione stava funzionando a pieno regime, lasciando quindi poco spazio per eventuali aggiunte. Non resta che attendere per capire chi abbia ragione.

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