Trump senza freni: vuole escludere i modelli europei e cinesi dalle agevolazioni federali

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Il messaggio è rivolto soprattutto ai lavoratori del settore automobilistico
Donald Trump

La battaglia per la Casa Bianca infuria e nel clima surriscaldato degli ultimi giorni proprio Donald Trump potrebbe trovarsi a suo agio. Abituato a spararle grosse, il miliardario in corsa per il partito repubblicano ha individuato tra i segmenti di elettorato più ricettivi verso messaggi in linea con l’America First i lavoratori del settore automobilistico. Ovvero quelli impauriti dallo spettro di una invasione cinese, che non c’è per il momento, in quanto temono di perdere il proprio posto in caso di risultati non in linea con le previsioni delle case locali. E per cercare di conquistarli, Trump sta alzando il livello delle proprie promesse.

Le ultime sparate di Donald Trump potrebbero agevolarne l’affermazione?

Garantire agevolazioni fiscali per l’acquisto di automobili, ma solo per chi produce negli Stati Uniti. Questa l’ultima sparata di Donald Trump in vista di un voto che si preannuncia estremamente incerto, a meno che i sondaggi non stiano toppando di nuovo.

Donald Trump

Ecco le parole espresse al riguardo in un comizio tenuto a Greensboro, in North Carolina: “Non voglio che vada a vantaggio di altri paesi. Voglio che vada a vantaggio nostro. La deducibilità degli interessi è ottima, ma solo se l’auto è prodotta negli Stati Uniti”.

Parole che rientrano in una offensiva a largo raggio promossa da Trump nelle ultime settimane, a favore delle case automobilistiche statunitensi. Evidente l’intento alla sua base, quello di placare le preoccupazioni degli elettori sui posti di lavoro che potrebbero essere persi nel settore manifatturiero nazionale in caso di invasione di modelli esteri, in particolare quelli cinesi.

Un’offensiva che punta anche al ripristino di quegli stabilimenti che sono stati chiusi in quanto le catene di approvvigionamento si sono spostate all’estero. Omettendo, però, che la delocalizzazione è una precisa esigenza degli imprenditori, i quali preferiscono produrre all’estero per beneficiare di manodopera ad un costo minore.

Il Michigan è un vero campo di battaglia

Nella sua offensiva verso i lavoratori del settore automobilistico, Donald Trump ha riservato particolare attenzione ad uno Stato tradizionalmente dedito ad esso, ovvero il Michigan. Proprio al polo manifatturiero locale ha riservato una tirata che potrebbe fare breccia in questo genere di elettorato: “Perché diavolo dovremmo pagare loro le tasse se producono l’auto in Cina, Giappone o in molti altri posti che ci hanno rubato il business nel corso degli anni? Penso che sarà fantastico per Detroit”.

Il candidato repubblicano non ha per ora specificato se le agevolazioni fiscali saranno disponibili per molte case automobilistiche straniere che producono milioni di veicoli negli Stati Uniti. Un novero che vede la presenza di Toyota, Hyundai e Volkswagen, in particolare.

Il tycoon ha preferito invece dare un taglio nostalgico al suo messaggio, ricordando quelli che ha definito i giorni di gloria dell’industria automobilistica statunitense. In particolare, affermando che suo padre, nato nel 1905, per dare una definizione di lusso indicava l’acquisto di una nuova Cadillac ogni due anni. Un messaggio che non deve essere stato proprio il massimo per una classe operaia che non ha certo le risorse necessarie per poter cambiare la propria macchina ad ogni biennio.

Le accelerate di Trump rischiano di condurre gli Stati Uniti in un fosso?

Come si sa, le competizioni elettorali sono una sorta di fiera dei sogni. E, tra un’accelerata e l’altra i politici rischiano di entrare in un territorio minato. Che per il tycoon potrebbe essere rappresentato dall’imposizione di dazi elevati a danno di auto e altri prodotti realizzati in Messico, Cina e altri Paesi. Gli economisti, infatti, hanno già avvertito che ciò potrebbe causare un aumento dei prezzi per le famiglie e fungere da freno alla crescita economica.

Donald Trump

A spingere Trump verso questo genere di promesse è la particolare situazione che si sta vivendo nel settore automobilistico. Il sindacato United Auto Workers (UAW), sta infatti appoggiando Kamala Harris. Il suo leader Shawn Fain non esita a indicare il candidato repubblicano come un pericolo per i posti di lavoro. Stando ai sondaggi, però, il messaggio di Trump avrebbe fatto breccia nel sindacato di base.

Il tutto avviene mentre la competizione elettorale si fa sempre più serrata. L’ex presidente è stato in vantaggio di circa un punto percentuale nella media dei sondaggi condotta da RealClearPolitics. Tradotto in numeri, vuol dir che ad oggi non c’è nulla di certo. Di conseguenza, gli Stati del “Blue Wall”, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania potrebbero risultare decisivi.

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