Una joint venture tra Volkswagen e case cinesi

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Le indiscrezioni sono state pubblicate da Manager Magazine, dopo quelle di Reuters relative alla vendita dei siti produttivi

Qualche giorno fa, si erano iniziate a diffondere le indiscrezioni relative alle mire delle case automobilistiche cinesi sugli stabilimenti Volkswagen di Dresda e Osnabrück. In particolare, secondo Reuters il gruppo tedesco stava discutendo di una operazione destinata a sfociare nell’acquisizione di propri impianti industriali che sono al momento sottoutilizzati. Operazione la quale, però, presenta non pochi ostacoli, soprattutto dal punto di vista politico. A disseminarli il fatto che una parte della politica anche tedesca vede nelle case del Dragone un pericolo esistenziale per la propria industria automobilistica.

Ora, però, iniziano a filtrare nuove voci che cambiano in maniera notevole la situazione. In particolare, secondo la ricostruzione fatta da Manager Magazin, a condurre le parti verso la vera e propria quadratura del cerchio sarebbe l’ideazione di una joint venture europea. Una soluzione molto simile al modello che è già stato utilizzato da Stellantis e Leapmotor. Andiamo quindi a vedere meglio di cosa si tratti.

Volkswagen e case cinesi si starebbero avviando verso la costituzione di una joint venture

Per mantenere il pieno controllo delle proprie fabbriche e superare gli ostacoli politici, il Gruppo Volkswagen starebbe pensando alla costituzione di una joint venture con aziende cinesi. Ad affermarlo in maniera molto risoluta sono le indiscrezioni circolanti in queste ultime ore e rilanciate da Manager Magazin.

Stabilimento Volkswagen Dresda

In particolare, il management di Wolfsburg starebbe lavorando ad una ipotesi la quale gli permetterebbe di mantenere il pieno controllo dei siti produttivi interessati, ma potendo al contempo sfruttarli al meglio. Per farlo, verrebbe riservata a modelli delle case cinesi interessate una parte della loro capacità produttiva, oppure aggiunti turni lavorativi a quelli già esistenti.

Una soluzione di questo genere avrebbe due risultati, uno a tutto vantaggio del gruppo tedesco, e l’altro di cui andrebbero invece a beneficiare le aziende asiatiche interessate. Per quanto riguarda VW, sarebbe possibile incrementare un utilizzo degli impianti al momento molto limitato, cui si aggiungerebbe quella di beneficiare delle ormai risapute competenze dei marchi del Dragone nel settore EV.

Aziende cinesi che, a loro volta, potrebbero invece bypassare i dazi doganali aggiuntivi che sono stati imposti con l’arrivo del nuovo anno ai modelli prodotti all’ombra della Grande Muraglia.

I colloqui tra le parti starebbero procedendo sinora senza aver prodotto risultati realmente concreti. In particolare, sarebbe stata ventilata l’ipotesi di dare vita ad una produzione congiunta all’interno dello stabilimento di Emden. Ovvero quello in cui la Volkswagen assembla al momento la ID.4 e la ID.7, una ipotesi che si è però rivelata impraticabile, in quanto le controparti cinesi si sarebbero rivelate molto critiche a proposito del costo che caratterizza l’impianto posizionato in Bassa Sassonia.

Cosa potrebbe accadere, ora

Al momento, non è dato sapere quale delle due ipotesi sul tavolo, cessione o sfruttamento congiunto degli impianti interessati, sia quella che ha la maggiore possibilità di tagliare il traguardo. Mentre sembra assodata l’intenzione da parte della dirigenza tedesca di condurre la trattativa con le case cinesi.

Stabilimento Volkswagen Emden

Il motivo è appunto da ricercare nel fatto che il gruppo di Wolfsburg deve continuare nella sua opera di ottimizzazione dei costi, nonostante il recente accordo coi sindacati locali. Un accordo il quale ha segnato un miglioramento che però dovrà reggere alla prova dei fatti.

A spingere in tal senso è anche la questione relativa alle multe che la casa teutonica potrebbe essere costretta a versare all’Unione Europea per lo sforamento dei nuovi limiti delle emissioni di CO2 da parte della sua flotta auto. Nelle ultime ore si è parlato di un importo pari ad almeno un miliardo e mezzo di euro. Tale da costituire il classico coltello rivoltato nella piaga e da obbligare VW a cercare nuovi modi di dimezzare i costi gestionali. Un accordo con le case del Dragone potrebbe aiutare non poco ad intraprendere la giusta direzione.

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