Una spia nordcoreana ha lavorato in Fisker e (forse) in altre aziende

Ippolito V
Il CEO Henrik Fisker ha preferito non commentare la truffa internazionale, sostenendo che la questione è ora nelle mani dell’FBI.
fisker ocean presentazione

Andiamo indietro nel tempo e torniamo a quando Fisker era ancora un’azienda automobilistica attiva. C’è un episodio di cui si è venuti a conoscenza solo recentemente. Pare che l’azienda, al momento dichiarata fallita, abbia involontariamente assunto una spia nordcoreana all’interno del proprio team tecnologico. Non sarebbe un’indiscrezione ma pura e semplice verità.

La spia non lavorava nell’azienda per “rubare” segreti industriali. Per fortuna, potremmo dire. Secondo quanto riportato dalla rivista danese Engineer, i nordcoreani miravano piuttosto a utilizzare Fisker come ingranaggio per arrivare a un complesso sistema di riciclaggio di denaro. Il denaro coinvolto sarebbe collegabile niente di meno che al programma missilistico della Corea del Nord.

fisker ocean, produzione

Tutto inizia quando Fisker ha assunto un collaboratore IT da remoto, un certo Kou Thao, che forniva un indirizzo in Arizona. Per una compagnia globale, non è insolito assumere personale tecnologico a distanza. Tuttavia, dietro quella facciata, si celava una truffa ben orchestrata. Infatti, Thao non viveva realmente a quell’indirizzo: lì risiedeva una donna, una certa Christina Chapman, una complice.

Una volta assunto, l’azienda ha spedito un laptop all’indirizzo di Chapman, destinato a Thao. La Chapman, però, avrebbe poi fatto installare nel dispositivo un sistema che permettesse ad hacker nordcoreani, operanti da Russia e Cina, di accedere ai computer da remoto. I compensi per il falso dipendente venivano inviati a Chapman, che provvedeva a incanalarli in Corea del Nord, eludendo così le sanzioni internazionali. Chapman avrebbe anche fornito documenti falsi e firmato vari atti per facilitare il tutto.

hacker

L’FBI e altre autorità statunitensi hanno scoperto il complesso sistema, avvertendo Fisker dell’accaduto. A quel punto, l’azienda ha iniziato a investigare, licenziando Thao nel settembre 2023. Non arriva però la parola “fine” per i truffatori nordcoreani. Spesso, una volta allontanati, sfruttano l’accesso ai sistemi interni per rubare dati sensibili e ricattare le aziende.

Fisker, la casa automobilistica non è stata l’unica vittima di questo elaborato schema. Secondo InsideEVs, anche una “prestigiosa casa automobilistica americana con sede a Detroit” ha subito lo stesso trattamento. Un agente nordcoreano, assunto tramite un’agenzia interinale, guadagnava oltre 200.000 dollari l’anno. Complessivamente, tra il 2021 e il 2023, sono stati individuati oltre 6,3 milioni di dollari in salari illeciti, distribuiti tra vari settori, tra cui quello automobilistico, tecnologico, aerospaziale e della sicurezza informatica.

Più di 300 aziende statunitensi sono state colpite da questa operazione, che ha coinvolto oltre 60 identità false. Interpellato sulla vicenda, il CEO Henrik Fisker ha preferito non commentare, sostenendo che la questione è ora nelle mani dell’FBI. Come sappiamo, questo episodio non ha avuto un impatto diretto sul futuro dell’azienda, che aveva già altre sfide più grandi da affrontare.

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