Anche l’Arabia Saudita ha deciso di reclamare a gran voce una gigafactory di Tesla. Non c’è stato neanche il tempo di assorbire l’impatto mediatico sul colloquio tra Erdogan e Elon Musk, relativo alla costruzione di un sito produttivo del brand californiano che già arriva il momento di nuova indiscrezioni al proposito, stavolta relative al Paese mediorientale.
A fornire una anticipazione in tal senso è stato il Wall Street Journal. Il giornale finanziario, infatti, afferma che una trattativa in tal senso sarebbe già in piedi. Affermazione la quale, però, è stata immediatamente smentita dall’uomo più ricco del mondo.
Una smentita che, però, non sembra aver prodotto gli effetti sperati, anzi. Da più parti, infatti, ci si è iniziato a chiedere quali siano i reali rapporti tra Musk e Arabia Saudita. Soprattutto alla luce del desiderio ormai conclamato del Paese di emanciparsi per quanto possibile dal petrolio. In questa ottica richiamare investimenti dall’esterno sarebbe molto importante. Soprattutto se le possibili interlocuzioni potessero avvenire con le aziende di un settore per il quale si preconizza un futuro luminoso, ovvero quello delle auto elettriche.
La smentita di Elon Musk arriva a stretto giro di posta
La smentita di Elon Musk è stata affidata, come è usanza per l’imprenditore di origini sudafricane, a X (ex Twitter). Una smentita la quale, però, sembra per ora da interpretare alla stregua di un atto dovuto. Come riportato dal Wall Street Journal, citando fonti anonime, il Paese mediorientale sta effettivamente facendo pressioni su di lui per poter avere un impianto targato Tesla sul suo territorio.
In tal modo avrebbe l’opportunità di inserirsi nella lista di fornitori cui si appoggia l’azienda, alla costante ricerca di minerali e materiali su cui fondare la propria catena di approvvigionamenti. Una necessità sempre più avvertita dalle case automobilistiche che si propongono di primeggiare nel settore delle auto elettriche.
In particolare, la strategia di Tesla sembra orientata alla costruzione di siti produttivi posti in vicinanza dei luoghi in cui avviene l’estrazione dei minerali necessari per le batterie. Una necessità la quale è stata di recente intercettata dall’Indonesia. Il Paese asiatico, infatti, rappresenta uno dei maggiori produttori mondiali di nichel e ha siglato un accordo con Tesla, per un importo pari a 5 miliardi di dollari. Nell’ambito dei rapporti instaurati è stata messa in cantiere la costruzione di una fabbrica destinata a produrre batterie e di una rivolta invece a quella di auto.
Un esempio che ora l’Arabia Saudita vorrebbe sfruttare a suo vantaggio. Per farlo occorre convincere Elon Musk e l’argomento da sfruttare potrebbe essere individuato nei problemi che Tesla sta incontrando in Congo. Il Paese africano, infatti, al momento si trova in notevoli difficoltà e non riesce a soddisfare le necessità della casa automobilistica. In questa situazione sperano di inserirsi gli emiri e iniziare ad affrancarsi dal petrolio.
Arabia Saudita, non solo Tesla
Come abbiamo già evidenziato, l’Arabia Saudita sembra intenzionata a diversificare la propria economia, sinora basata esclusivamente sul petrolio. Il governo saudita necessita quindi di trovare nuovi settori in grado di facilitarlo in tal senso. Il mercato dell’auto elettrica è stato individuato come una delle possibili direttrici lungo cui dipanare questa strategia.
L’attenzione nei confronti di Tesla non dovrebbe quindi stupire in tal senso. Soprattutto alla luce dell’interesse per un settore che promette una grande avanzata nell’immediato futuro. Nell’ambito della transizione energetica proprio i veicoli green rappresentano uno strumento fondamentale e sono destinati a sostituire gran parte dell’attuale parco macchine alimentato da motori termici.
Un trend che è stato compreso anche dall’Arabia Saudita, che non a caso ha deciso di investire in Lucid Group, rilevandone la maggioranza delle quote azionarie. Un investimento attuato tramite PIF (Public Investment Fund), il fondo sovrano saudita delegato a questo genere di operazioni. Nell’ambito di questa operazione, l’Arabia Saudita si è impegnata ad acquistare non meno di 100mila veicoli nel prossimo decennio.
Il brand statunitense si pone però in aperta concorrenza con Tesla, in particolare con Air, il suo modello che si propone in veste di contraltare a Model S soprattutto in Cina. Proprio il fatto di rappresentare il maggior azionista di una casa che si propone come competitore, però, potrebbe rendere del tutto aleatorio il discorso intrapreso con Musk. Che, del resto, sembra al momento molto più interessato ad altre ipotesi.
Altro marchio su cui il governo di Riyad ha investito con forza è Human Horizons, una startup cinese sorta nel 2017, molto attiva nel campo delle zero emissioni con il suo brand HiPhi. Un investimento superiore ai cinque miliardi di dollari, tale da far comprendere l’intenzione degli sceicchi di scommettere con grande forza sulla mobilità sostenibile.
I piani di Tesla per i siti produttivi
I piani di Tesla sono al momento estremamente diversificati, ma al tempo stesso chiari. La casa californiana, infatti, si propone la costruzione di non meno di 10 nuovi impianti, da aggiungere a quelli già esistenti. Una necessità che risponde agli obiettivi estremamente ambiziosi dell’azienda, che punta a passare dagli attuali 1,3 milioni a 20, entro il 2030.
Per riuscirci è quindi necessario aprire nuovi siti produttivi, magari cercando di sfruttare gli incentivi forniti da molti Paesi, desiderosi di avere aziende in grado di offrire molti posti di lavoro. Un esempio in tal senso è rappresentato dal Messico, ove Tesla sta per aprire un nuovo stabilimento nello stato del Nuevo Lèon. Un sito concordato con il presidente Lòpez Obrador e che sarebbe destinatario di ben 15 miliardi di investimenti.
Nel frattempo sembra ormai in dirittura d’arrivo un accordo con il governo indiano. Secondo il ministro del commercio indiano Piyush Goyal, a dimostrare che sarebbe già andato in porto è l’acquisto da parte dell’azienda di terze parti in loco. Un pacchetto di acquisti pari a non meno di un miliardo di dollari, cui se ne dovrebbero aggiungere altri nel futuro. L’obiettivo su cui lavora Tesla è la costruzione in loco della Model 2, il modello low cost che dovrebbe facilitare il suo ingresso nel terzo mercato automobilistico mondiale, dopo Cina e Stati Uniti.
Tesla, però, non guarda solo all’estero per i suoi piani produttivi. Proprio di recente, infatti, ha deciso di puntare con grande forza sui sussidi previsti all’interno dell’Inflaction Reduction Act (IRA). Il provvedimento voluto dall’amministrazione Biden, infatti, promette una vera e propria montagna di soldi per i marchi green. Una torta che non può certo essere ignorata da Musk, che ha quindi deciso di dirottare sugli Stati Uniti la costruzione di un impianto inizialmente previsto in Germania.