Il governo Meloni intende rilanciare la propria battaglia sull’anticipo al 2025 della revisione relativa allo stop ai motori termici previsti per il 2035. Ad affermarlo è stato il Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, in un video messaggio inviato a #FORUMAutoMotive, evento organizzato dal movimento di opinione che si batte per una mobilità libera da pregiudizi e ideologie fondato dal giornalista Pierluigi Bonora. La speranza è che anche stavolta l’Italia non resti isolata a livello europeo sventolando una semplice bandierina, ma riesca a condurre il lavoro diplomatico in grado di evitare l’ennesima umiliazione ad un’opinione pubblica sempre meno benevola nei confronti di un’UE a trazione nordica.
Le parole di Urso preannunciano una nuova offensiva in ambito UE contro lo stop ai motori termici del 2035
Il video messaggio di Urso è partito da una affermazione sicuramente condivisibile: “Questa edizione del #FORUMAutoMotive è propizia per fare il punto sulla sostenibilità ecologica del comparto, per superare i pregiudizi ideologici, togliere i paraocchi e guardare la realtà sotto gli occhi di tutti. Le scelte fatte finora hanno privilegiato gli obiettivi ambientali disaccoppiandoli, però, dallo sviluppo industriale e dalla tenuta sociale, altrettanto fondamentali.”
Scelte le quali, però, si sono rivelate inadeguate e irrealizzabili, secondo Urso. Il quale ha quindi proseguito: “I dati lo testimoniano. La crisi del settore automotive è deflagrata negli ultimi mesi. Noi abbiamo chiesto un cambio di rotta immediato verso un modello che ci espone alla concorrenza sempre più agguerrita dei marchi cinesi. C’è il rischio che, con le multe a carico delle Case europee, fino a oltre 15 miliardi di euro per chi non rientra negli obiettivi di riduzione della CO2, si renderà ancora più complicato recuperare il terreno perso nella competizione con i player asiatici.”
Italia ad un bivio, ma al momento lo stop ai motori termici non è in discussione
L’Italia, quindi, si trova ora ad un bivio. Tanto da spingere Urso ad affermare: “L’Europa deve decidere ora se confermare gli obiettivi di azzeramento della CO2 al 2035 o metterlo in discussione per attenuare le ricadute in termini di tenuta sociale ed economica, consentendo alle nostre imprese di prepararsi meglio. Occorre prendere scelte sulla base di approfondite analisi.”
Per evitare di sbattere contro il divieto del 2035, l’Italia si è quindi fatta promotrice, con la Repubblica Ceca di un “Non Paper”, che sarà presto discusso in Commissione Europea. Un testo pubblicato con il fine di chiedere un riesame delle modalità che porteranno allo stop dei motori endotermici entro il 2035. L’obiettivo, quindi, al di là del non titolo del documento, è l’anticipo da fine 2026 ai primi mesi del 2025 della revisione del rapporto di regolamento sulle emissioni della CO2 dei veicoli leggeri. Tale da concedere alla nostra industria le risorse necessarie e le modalità regolatorie per accelerare sull’attuale traiettoria, recuperando così lo svantaggio accumulato.
A spiegare tale strategia è ancora Urso: “Vogliamo anticipare questa decisione perché farlo a fine 2026 vuol dire farlo quando sarà troppo tardi. L’obiettivo della decarbonizzazione è sfidante, ma necessario e occorre riaprire subito il dibattito sulle modalità per raggiungerlo: ci vuole una visione di neutralità tecnologica accompagnata da risorse significative, sia sul fronte della domanda, sia sul fronte dell’offerta.”
Intanto, però, il Fondo Automotive viene alleggerito per 4,6 miliardi di euro
In conclusione, Urso ha poi affermato che eventi come #FORUMAutoMotive sono preziosi per guardare avanti e affrontare efficacemente le sfide della transizione ecologica e della competitività globale. Questa la chiusura del suo video messaggio: “È fondamentale proteggere settori chiave come l’automotive su cui si regge il sistema europeo, l’economia e la società anche nel nostro Paese”.
Queste ultime parole di Urso arrivano però all’indomani della diffusione della bozza per la Legge di Bilancio che taglia 4,6 miliardi di euro dal Fondo Automotive, scatenando la protesta di ANFIA. Se questo è il modo di difendere il settore automobilistico, una delle eccellenze industriali del Paese, è difficile prevedere un futuro sereno per l’Italia.